Un misterioso avvocato di Roma ha avuto un ruolo nell’affare delle mascherine vendute alla regione Lazio dall’azienda sospettata dall’antimafia. Il professionista ha incassato 250mila euro. Il suo nome emerge anche nell’ultima inchiesta della procura antimafia di Roma: «in contatto alcuni uomini dei servizi segreti»
- Nella fornitura dei dispositivi di protezione alla regione Lazio spunta un avvocato che ha assistito l’azienda di Taranto nei rapporti con l’ente. Ditta sospettata dall’antimafia per via dei soci legati ad ambienti criminali.
- Il professionista ha incassato dall’impresa 250mila euro e ha confermato che è stato lui a tenere i contatti con un dirigente della protezione civile.
- L’avvocato è secondo la procura antimafia di Roma il punto di contatto tra l’imprenditore di Latina arrestato qualche giorno fa e alcuni uomini dei servizi di sicurezza. E ha un trascorso giudiziario di truffe e fallimenti
FOTO
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 01-09-2020 Roma , Italia Cronaca Inaugurazione pronto soccorso campus bio medico Nella foto: Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti Photo Mauro Scrobogna /LaPresse September 01, 2020 Rome, Italy News Inauguration of the bio-medical campus emergency room In the photo: The President of the Lazio Region Nicola Zingaretti
Un avvocato di Roma, che secondo la procura antimafia di Roma è «legato ai servizi segreti italiani», ha fatto da tramite tra gli uffici della protezione civile e l’azienda Internazionale Biolife di Taranto. La ditta, cioè, che ha fornito alla regione Lazio 6 milioni di mascherine e tra i cui soci troviamo personaggi sospettati di rapporti con ambienti criminali. L’avvocato Rosati ha incassato 250mila euro dalla ditta fornitrice dell’ente e della protezione civile come consulenza. Super parcella, svelano i documenti bancari, confluita su «piattaforme digitali dalle quali si possono acquistare anche monete virtuali». Un bonifico arrivato sui conti di Rosati l’8 aprile 2020, dopo quindi la firma del contratto da 27 milioni di euro per la commessa delle mascherine, dei camici e delle tute destinate ai magazzini della regione. Rosati, oltre ad avere un trascorso di «inchieste per truffa e reati fallimentari», lo ritroviamo in una recentissima operazione della procura di Roma: l’avvocato non è indagato, ma chi gli investigatori lo considerano il punto di intersezione tra l’ambiente criminale dell’imprenditore Luciano Iannotta, il principale protagonista dell’indagine, e il mondo dei servizi segreti. In questa stessa vicenda è stato arrestato, ai domiciliari, il colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa, l’ufficiale accusato di depistaggio, poi prosciolto, nel caso Consip, l’inchiesta che ha scosso il mondo di Matteo Renzi.
Rosati, contattato dal Domani, ha risposto, che ha conosciuto Iannotta perché ha seguito per lui delle cause su Roma e che smentisce categoricamente la sua vicinanza ai servizi. Nelle carte dell’antimafia, però, c’è scritto il contrario e con dovizia di particolari(luoghi, giorni, ore) i detective ricostruiscono un suo incontro con uomini degli apparati di sicurezza.
Rosati è stato avvocato dalla Internazionale Biolife. L’azienda, cioè, con 3 dipendenti, un fatturato di appena 330 mila euro e un utile nel 2017 di mille euro, che è riuscita a firmare con l’ente un contratto notevole, da 27 milioni di euro, forse mai visto prima da questa piccola srl pugliese. Per ora la regione amministrata da Nicola Zingaretti ha pagato alla Biolife soltanto le mascherine a metà del loro valore, 4,9 milioni. Sulla ditta tarantina, però, pesano i sospetti dell’antimafia: in particolare su Antonio Formaro, socio della Biolife fino ad agosto, e su Francesco Oliverio, ancora azionista tramite una seconda impresa di costruzioni.
Su Formaro «i dati investigativi e giudiziari raccolti a suo carico mostrano un significativo spessore criminale, abituali frequentazioni con pregiudicati per gravi reati anche associativi di traffico internazionale di droga ed economico finanziari». Il suo nome, infatti, compare in atti giudiziari a partire dagli anni Novanta, in alcuni di questi emerge in stretta connessione con altri personaggi «contigui ad associazioni criminali di stampo mafioso». L’amministratore di Biolife, Giorgetti, ha ribadito che «Formaro non fa più parte dell’azienda». Ma le preoccupazioni di altri inquirenti che lavorano in segreto sul dossier non si placano, perché al suo posto nella Biolife è subentrata la Ruggiero Costruzioni, tra i soci c’è Francesco Oliverio: amico di Formaro, anche lui inserito in ambienti «collegati alla criminalità organizzata», rivelano alcuni documenti giudiziari. Gli investigatori citano le «connessioni» di Oliverio con affiliati alla camorra casertana e a cosa nostra. Anche su questa presenza nell’assetto societario, Giorgetti si difende: «Non è più tra i soci». Tuttavia i documenti societari ottenuti due giorni fa confermano la presenza di Oliverio.
In questo intreccio spunta il nome dell’avvocato dei misteri: Pietro Rosati, che secondo la squadra mobile di Latina è il contatto dei servizi di sicurezza e l’imprenditore Iannotta arrestato nella retata antimafia. L’8 aprile, successivamente alla firma del contratto tra Biolife e la regione Lazio, sul conto di Rosati arrivano 250mila euro. Perché? «Mica lo racconto a lei, semmai lo spiegherò al fisco», dice. Insistiamo: «Senta, sono avvocato dell’azienda, mi è stata chiesta una consulenza perché si stavano inserendo nel discorso Covid-19, e mi hanno chiesto di procacciare, scusi… di mettere in piedi una rete commerciale». Quindi? «Ho tenuto i rapporti con la regione, con il dott. Tulumello, direttore dell’agenzia regionale della protezione civile del Lazio, per la fornitura delle mascherine». Rosati poi conclude: «Le mascherine sono arrivate e vantiamo ancora un credito di 8 milioni di». Gli fa eco l’amministratore di Biolife, Giorgetti: «Rosati non è più avvocato di Biolife, lo è stato quando c’era Formaro». Il giallo continua.
© Riproduzione riservata