Il primo appuntamento riminese del dopo Berlusconi vede ministri e sottosegretari accorrere all’incontro con il popolo ciellino: Mantovano e Roccella lanciano l’allarme denatalità, Salvini annuncia entro l’anno i cantieri del ponte sullo stretto. Meno entusiasmo tra la folla per il tema migranti
Il governo si presenta compatto al meeting di Rimini con un battaglione di undici ministri e diversi sottosegretari, in presenza o in videocollegamento; il tradizionale appuntamento politico, culturale e religioso promosso da Comunione e liberazione ad agosto, durante il quale spesso si anticipano molti dei temi destinati ad alimentare il dibattito pubblico dei mesi successivi, anche quest’anno è diventato un buon banco di prova per capire in che direzione sta andando l’esecutivo.
D’altro canto, il legame fra Cl e il centrodestra è un fatto costitutivo della vicenda politica degli ultimi 40 anni e in particolare della seconda repubblica; tuttavia questo è il primo meeting senza Silvio Berlusconi, il ‘lìder maximo’ del centrodestra grande alleato delle truppe cielline ai tempi dell’ascesa di Roberto Formigoni; quasi la fine di un’epoca, passata un po’ sottotraccia se si guarda al programma dell’evento.
È pur vero tuttavia che un anno fa, a ridosso delle elezioni politiche, Giorgia Meloni, candidata della destra alla guida del paese alla sua prima apparizione in presenza al meeting, fu accolta da scroscianti applausi e da vari “forza Giorgia”, segno che l’orientamento di fondo della platea restava lo stesso del recente passato.
Incombe la battaglia d’autunno
In questa edizione però la presidente del Consiglio non ci sarà, segno che Meloni da una parte sceglie con cura le uscite pubbliche in base alle proprie strategie comunicative, dall’altra che le difficoltà del momento impongono una certa prudenza: le strettoie della legge di bilancio, i probabili tagli al welfare, i problemi con il Pnrr, le roventi polemiche che hanno investito la maggioranza e FdI dovute alle uscite del generale Roberto Vannacci, il cambio di rotta sulle politiche migratorie rispetto alla propaganda degli anni scorsi, sono tutti temi che scottano e che, per il momento, è meglio siano affrontati dai vari ministri responsabili.
A recitare però al meeting riminese la parte di autorevole rappresentante del governo c’è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, cattolico tradizionalista, amico di vecchia data di Comunione e liberazione, che ha parlato del futuro dell’Italia e del governo. Secondo quanto ha spiegato Mantovano «il crollo demografico è l’elemento di maggiore crisi dell’Italia di oggi», per tale ragione «per il governo, per tutto il governo, la sfida più importante è quella della natalità».
Clima antinatalista
Sulla questione, cara alle gerarchie cattoliche, al meeting sono intervenuti altri due big del governo: il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e quello della Famiglia, Eugenia Roccella. Secondo Giorgetti «il tema della denatalità è fondamentale: non c’è nessuna riforma o misura previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo con i numeri della natalità che vediamo oggi in questo paese».
Per Roccella «in Italia siamo quasi all’anno zero per le politiche per la natalità, la famiglia e le pari opportunità. Dobbiamo sapere che la questione del calo demografico non investe solo l’Ue ma ormai tutto il mondo. C’è un clima generale antinatalista».
In questo quadro il governo ha annunciato – attraverso il viceministro per l’economia Maurizio Leo, anch’egli presente a Rimini – interventi a favore delle famiglie con almeno tre figli. Il perché è semplice: considerato che i nuclei con tre figli non sono «molto rilevanti», ha osservato Leo, «penso si possano trovare risorse adeguate». Si stanno inoltre valutando il quoziente familiare e sgravi alle aziende che assumono mamme.
Poco Vaticano al meeting
Nel frattempo il meeting ciellino ha visto anche la partecipazione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha parlato della necessità di politiche lungimiranti in fatto di accoglienza degli immigrati e in materia di cooperazione con i paesi africani; anche il suo collega vicepremier Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, è intervenuto all’appuntamento.
Il leader leghista ha annunciato l’avvio dei cantieri per il ponte sullo stretto da qui a un anno e una pioggia di interventi per riqualificare le periferie delle città italiane, oltre che il prossimo arrivo dei fondi per l’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna. Di certo Salvini è stato, tra gli esponenti del governo, uno di quelli che ha riscosso maggior successo tra gli stand del meeting.
Modesta invece, in questa edizione, la presenza di alti rappresentanti vaticani, limitata al capo dicastero per la Cultura, il cardinale portoghese José Tolentino de Mendonça, segno che la frattura fra la Santa Sede e la comunità ciellina non si è ancora ricomposta. Per la Cei sono invece intervenuti il presidente dei vescovi, il cardinale Matteo Zuppi, e il segretario generale della Conferenza episcopale, monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari.
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