- Mentre la leader di Fratelli d’Italia vuole conquistare Ancona e rafforzare il laboratorio meloniano di Francesco Acquaroli, la Lega tiene gli occhi sulle partite di Pisa e Siena, mentre a Massa il centrodestra si è spaccato.
- La segretaria del Pd conta sul fatto che Ancona resista all’assalto delle destre e spera in Giacomo Possamai, che però a Vicenza non l’ha mai voluta.
- Giuseppe Conte ha fatto di Brindisi la sua sfida, dove c’è il 20 per cento dei consensi in libera uscita.
Una campagna all’attacco che si scontra con una buona difesa. Se si dovesse scattare una fotografia della tornata di ballottaggi (e delle elezioni al primo turno in Sicilia e Sardegna) in programma per questo weekend, sarebbe questa. L’attacco è quello del centrodestra, che al primo turno è riuscito a conquistare o mantenere quattro capoluoghi di provincia (Imperia, Latina, Sondrio e Treviso) e la difesa quella del Pd, che con alleanze diversificate si è aggiudicato Brescia e Teramo.
Le due leader hanno letto il risultato ciascuna come incoraggiamento a proseguire ciò che hanno iniziato: Giorgia Meloni le iniziative di governo ed Elly Schlein il suo nuovo corso per il Pd. In questo secondo turno, le partite decisive sono quelle dei sette capoluoghi dove il sindaco è ancora da scegliere: Ancona, Vicenza, Pisa, Siena, Massa, Brindisi e Terni.
Giorgia Meloni
La presidente del Consiglio aveva chiuso la campagna elettorale per il primo turno nel capoluogo marchigiano, mentre per il venerdì prima dei ballottaggi il centrodestra ha scelto di mostrarsi di nuovo unito a Catania.
Ma l’obiettivo di Meloni resta Ancona: al primo turno il suo candidato, Daniele Silvietti, era sembrato il favorito per prendersi il governo della città, una delle ultimi roccaforti rosse d’Italia. Conquistarla significherebbe arricchire l’elenco dei territori meloniani nelle Marche, da tempo ormai laboratorio del suo amico di lungo corso Francesco Acquaroli. Il presidente si sta occupando di tutte le priorità della destra: per esempio, ha messo in campo diversi interventi che hanno reso più complicata l’interruzione di gravidanza per chi lo desidera.
Silvietti al primo turno era 4 punti avanti rispetto alla concorrente Ida Simonella, che pure Elly Schlein aveva visitato più volte, l’ultima pochi giorni fa, per tentare di porre un freno alle ambizioni della destra.
Elly Schlein
La segretaria dem ha investito molte energie su Ancona, dove il distacco rispetto al candidato concorrente c’è, ma sembra recuperabile, mentre si è tenuta ben lontana da realtà come Vicenza e Pisa.
A Vicenza, in realtà, il Pd di Giacomo Possamai ha ottime possibilità, dopo aver portato a casa al primo turno il 46,6 per cento delle preferenze. Ma l’allievo politico di Enrico Letta sa bene che la sfida con il rivale Francesco Rucco è da vincere al centro. Dopo il primo turno, inoltre, le liste dei due assessori del sindaco uscente che hanno raccolto ciascuno qualche punto percentuale, Lucio Zappello e Claudio Cicero, confluiranno sul candidato di centrodestra. Un motivo in più per puntare sul riformismo per battere il candidato sponsorizzato da Matteo Salvini.
Schlein può sperare anche in una buona performance a Brindisi, dove il Pd è alleato dei Cinque stelle: sarebbe stata l’unica piazza dove la segretaria avrebbe potuto mostrarsi pubblicamente con Giuseppe Conte, ma l’incontro alla fine non c’è stato.
Ambigua la situazione in Toscana. Schlein segue da vicino le situazioni di Massa e Siena. Nella prima, il suo candidato Enzo Romolo Ricci veleggia verso il suo turno sicuro del 30 per cento del primo turno. Il centrodestra è perso in una faida interna e si è diviso tra il sindaco uscente Francesco Persiani, sostenuto da Lega e Forza Italia, e Marco Guidi, candidato di Fratelli d’Italia. Persiani è in vantaggio con il 35 per cento dei consensi, ma Guidi ne ha raccolti il 20 per cento: se l’apparentamento è escluso, resta la possibilità che qualche voto di protesta dei meloniani confluisca paradossalmente sul nome di Ricci. Per Lega e Forza Italia il messaggio è chiaro: l’elettorato di destra vuole una coalizione unita, gli esperimenti di chi va in solitaria (contro il partito centrale o con il suo avallo) non pagano mai.
Più complicata la situazione di Siena, dove l’ago della bilancia saranno le liste escluse dal ballottaggio tra Nicoletta Fabio del centrodestra e Anna Ferretti del Pd. Qui la segretaria non si è fatta vedere prima del secondo turno, nonostante la sua candidata abbia buone possibilità: Fabio ha preso il 30,5 per cento contro il 28,7 di Ferretti. Un distacco minimo, che rende enormemente interessanti i voti in uscita dalle altre liste. Il più attenzionato in questo momento è il candidato Fabio Pacciani, che pure ha conquistato un 22 per cento al primo turno. Le liste che lo sostenevano si sono già divise, alcune andranno a sostenere Fabio, altre Ferretti. La candidata di Schlein dovrebbe però poter contare sul 6,8 per cento raccolto dal candidato civico Emanuele Montomoli e su una parte del 7,2 per cento di Massimo Castagnini, candidato del centro.
Matteo Salvini
Siena è una partita molto importante anche per la Lega, che negli anni ha provato a lungo a capitalizzare sullo scandalo di Mps. Effettivamente, cinque anni fa Luigi De Mossi aveva trionfato e oggi dal partito fanno notare che al primo turno il suo risultato era stato addirittura peggiore di quello di Fabio. Resta da vedere cosa faranno Elena Boldrini, del Movimento 5 stelle e Roberto Bozzi di Azione.
I salviniani sono invece molto fiduciosi per quanto riguarda Pisa, dove Schlein sperava in una riconquista. Al primo turno nella città di Letta la destra non aveva raggiunto l’elezione diretta per appena 12 voti. Il sindaco uscente Michele Conti gode di un ottimo gradimento personale e ha potuto attrarre a sé anche il voto dei centristi, la cui lista autonoma si è fermata intorno all’uno per cento.
La sinistra spera ancora di stravolgere il risultato con un candidato, Paolo Martinelli, che è sostenuto anche dal Movimento 5 stelle. La scommessa però per ora non ha pagato, con i grillini che rispetto al voto nazionale hanno visto la loro performance sgonfiarsi e hanno raccolto appena il 3 per cento.
Il Carroccio guarda anche con attenzione alla partita di Vicenza: Matteo Salvini è stato in città ben cinque volte a sostenere il suo candidato, ma i leghisti sanno bene che i centri urbani del Veneto sono tutt’altro che espugnabili. Ne hanno dato prova negli anni Padova e più di recente Verona, strappata al centrodestra da Damiano Tommasi. E il primo turno ha dimostrato come l’elettorato di destra, se non ha gradito l’amministrazione uscente, non si fa troppi problemi a rimanere a casa.
Giuseppe Conte
Anche il leader del Movimento 5 stelle ha la sua partita personale, quella di Brindisi, dove il suo candidato Roberto Fusco ha raccolto il sostegno del Pd, che ha scaricato il sindaco uscente Riccardo Rossi. Conte ha voluto giocare la sua partita in solitaria e il palco è stato solo suo, Schlein non si è vista.
Al ballottaggio il centrodestra parte con un vantaggio di 9 punti, ma Fusco potrebbe contare sul voto in uscita dalle liste che hanno sostenuto Rossi e Pasquale Luperti, che hanno comunque totalizzato un dieci per cento a testa.
Le altre sfide
Tutto da vedere in Sicilia, dove si vota tra l’altro a Catania, Ragusa, Siracusa e Trapani. Al ballottaggio va invece Terni, dove sinistra e Cinque stelle sono stati esclusi dal secondo turno, che disputeranno Orlando Masselli e Stefano Bandecchi. Destra contro populismo, insomma, dopo che il sindaco uscente Leonardo Latini della Lega era stato defenestrato per permettere di brillare a un esponente di Fratelli d’Italia.
Masselli parte in vantaggio, e sicuramente nessuno dei due candidati può sperare nell’appoggio di chi al primo turno ha votato centrosinistra, ma l’elettorato astensionista potrebbe premiare un candidato pirotecnico come Bandecchi. Chi conosce bene la situazione del centrodestra sa che è già successo, per esempio a Como, dove il civico Alessandro Rapinese aveva strappato la città a Barbara Minghetti.
© Riproduzione riservata