Infine, anche un partito quadrato come Fratelli d’Italia ha visto arrivare la prima defezione. Il nome per certi versi è atteso, per altri è il sintomo di un malessere profondo nei gruppi parlamentari.

A lasciare è il deputato trentino Andrea de Bertoldi, al secondo mandato e vicino al ministro del Made in Italy Adolfo Urso. La notizia è trapelata sui giornali che hanno parlato di un suo deferimento ai probiviri e di una possibile sospensione. Poi è seguito un suo comunicato stampa tranciante in cui annunciava le sue dimissioni dal gruppo «con effetto immediato».

Dietro le dimissioni ci sono liti e scontri continui con il vertice romano del partito, a partire dal responsabile dell’organizzazione Giovanni Donzelli – che fonti interne descrivono come abituato a «usare i probiviri come suo braccio armato» – e dalla sua “cordata” di riferimento, che fa capo al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.

Del resto de Bertoldi è stato l’unico parlamentare di FdI a chiedere in modo esplicito di prendere le distanze dal fascismo e a sollevare un caso politico dopo i video di Fanpage sulle “nostalgie” dei giovani meloniani. Proprio queste prese di posizione, in contrasto con la linea ufficiale che ha puntato il dito contro la stampa, avrebbero fatto irritare i vertici romani. Se ne sente l’eco nel suo comunicato, in cui parla di «processo di dissenso politico» sia rispetto alla linea «accentratrice» di FdI sia al silenzio dei vertici alle sue «richieste di chiarezza». Anzi, la risposta è stata l’apertura di un procedimento davanti ai probiviri.

Fonti vicine al deputato dicono che questa sia solo la punta dell’iceberg. «Il partito è guidato da tre persone: Meloni, sua sorella e il cognato. Qualsiasi opinione dissenziente non ha spazio» è il commento, e ci sarebbero altri parlamentari che, in evidente imbarazzo per la posizione troppo morbida verso alcune derive fasciste, starebbero valutando l’addio.

De Bertoldi andrà prima al gruppo Misto, poi cercherà casa in un altro partito nazionale. Se quello più in linea con «moderazione e cattolicesimo liberale» che de Bertoldi cita sarebbe Forza Italia, è complicato che il vicepremier Antonio Tajani faccia uno sgarbo alla premier accogliendo il suo deputato ribelle. Più probabile, quindi, un approdo nella Lega, che in Trentino guida la provincia autonoma con Maurizio Fugatti, con cui de Bertoldi ha rapporti stretti. E le altre fuoriuscite da FdI potrebbero arrivare proprio a livello di consiglio provinciale.

Intanto il comunicato di de Bertoldi si chiude con un avvertimento al suo ormai ex partito. «Su questa vicenda sono pronto ad agire in ogni sede opportuna a tutela della mia reputazione e della mia integrità personale e professionale», ha scritto, dopo che in un retroscena giornalistico si era parlato di «commistione tra interessi privati e ruolo da parlamentare». Del resto, tra de Bertoldi e il partito – in particolare il coordinatore trentino e deputato Alessandro Urzì – pende ancora una controversia giudiziaria su un audio «rubato», e fatto girare nelle chat di FdI, in cui si sentiva la voce del deputato. Su questo, all’epoca, sarebbe stata depositata una querela.

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