L’annuncio del ministero della Salute segue il parere di oggi dell’Agenzia europea del farmaco dopo alcuni casi di trombosi nei pazienti che hanno ricevuto il vaccino anglo-svedese: «Non ci sono elementi per sconsigliare il richiamo a chi ha già ricevuto la prima dose», ha detto il presidente del Css, Locatelli. Le scelte degli altri stati membri
L’Italia raccomanda un uso preferenziale del vaccino AstraZeneca nei soggetti oltre i 60 anni di età: la decisione è stata comunicata in una conferenza stampa del ministero della Salute al termine di un pomeriggio di riunioni. Prima quella tra i ministri della Salute dell’Unione europea, poi il vertice tra governo e regioni italiane per concordare una linea comune. «Il vaccino rimane approvato per le fasce superiori ai 18 anni – ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico – e non è ovviamente vietato somministrarlo ai pazienti maggiorenni». Tuttavia, la raccomandazione è di usarlo per gli over 60.
«Entro domattina è attesa una circolare del ministero della Salute che metterà nero su bianco le indicazioni alle regioni su come comportarsi e sulle modalità d’uso del vaccino», ha detto Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute. «Voglio sottolineare: AstraZeneca è approvato per i maggiori di 18 anni: se un 40enne chiede questo vaccino, lo può ricevere».
Locatelli ha anche chiarito perché in un primo momento il farmaco era stato sconsigliato per gli over 65, mentre oggi viene raccomandato per chi ha più di 60 anni. «L’incidenza di trombosi, molto rara ma più frequente dell’atteso sotto i 60 anni, è stata rilevata solo dopo che la popolazione ha iniziato a essere vaccinata. L’incidenza di queste trombosi è invece meno frequente dell’atteso sopra quell’età. Voglio sottolineare infine che i benefici superano di gran lunga i potenziali rischi, che rimangono molto rari, in base ai quali è stata formulata questa raccomandazione».
La raccomandazione sull’utilizzo di AstraZeneca è arrivata dopo che oggi pomeriggio l’Ema ha emesso un nuovo parere sul vaccino anglo-svedese contro il Covid-19. L’Italia, come gli altri stati membri, ha preso atto della pronuncia dell’Agenzia europea del farmaco, secondo cui esiste un possibile collegamento tra il vaccino prodotto da AstraZeneca e una rara forma di trombosi che colpisce soprattutto persone con meno di 60 anni e di cui si contano circa due casi ogni centomila abitanti. Tuttavia, l’Ema non ha promosso restrizioni per alcuna categoria di persone.
Poco prima della conferenza, ad anticipare la decisione del governo italiano era stato Locatelli: «Considerando i dati sulla letalità che confermano che le vittime perlopiù sono anziani, l'idea anche per Italia è di raccomandare l'uso preferenziale oltre i 60 anni. Non abbiamo elementi per scoraggiare la somministrazione della seconda dose», ha detto. Nel frattempo il generale Francesco Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, ha detto che già da giovedì 8 aprile il vaccino AstraZeneca potrà essere utilizzato per la fascia d’età 60-79.
I dubbi sulla seconda dose
Le novità di oggi aprono numerosi interrogativi su tutti i pazienti che hanno già ricevuto la prima dose di AstraZeneca e ora sono in attesa del richiamo. Locatelli ha sottolineato che, per l’Ema, il numero di seconde dosi del vaccino anglo-svedese già somministrate sono troppo poche per poter sconsigliare di continuare a inoculare il richiamo del vaccino anglo-svedese in coloro che hanno ricevuto la prima dose. «Al momento non ci sono gli elementi per non considerare la somministrazione di AstraZeneca in coloro che hanno ricevuto la prima dose di questo vaccino», ha confermato il presidente del Css.
In Regno Unito è stato deciso che chi ha ricevuto la prima dose del farmaco anglo-svedese riceverà anche la seconda dose. In Germania, invece, l’orientamento – non ancora ufficiale – è quello di somministrare come seconda dose il vaccino Pfizer.
Cosa ha detto l’Ema su AstraZeneca
Secondo Sabine Straus, direttrice del comitato di sicurezza dell’Ema: «C'è una forte correlazione tra il vaccino AstraZeneca e gli effetti collaterali registrati. “Fortemente associati” è l’espressione che userei». La frequenza di questa patologia tra i vaccinati, ha detto Ema, è dieci volte inferiore a quella che si riscontra tra le donne quando assumono un’anticoncezionale orale che può causare simili effetti collaterali.
Nonostante questo effetto collaterale, il vaccino continua offrire benefici superiori ai rischi. «Il vaccino è molto efficacie nel prevenire severe conseguenze del virus e nel ridurre i decessi», ha detto la direttrice dell’Ema Emer Cook: «Il rischio di morire per il Covid è molto più alto di quello di morire per un raro effetto collaterale al vaccino». Ma i pazienti e gli operatori sanitari, ha aggiunto, devono essere informati di questo possibile effetto collaterale. Per questo motivo, il bugiardino di AstraZeneca sarà aggiornato per includere i rari effetti collaterali del farmaco, con avvisi a prestare attenzione alla comparsa di sintomi iniziali come mal di testa persistente, vista appannata, ematoma nel luogo dell'iniezione.
Secondo Ema, i dati raccolti fino a questo momento non sono sufficienti a sconsigliarne l’utilizzo in specifiche fasce d’età. Nuove ricerche saranno condotte da AstraZeneca, l'azienda che produce il vaccino, mentre l’Ema continuerà a raccogliere dati sugli effetti collaterali del vaccino.
Le decisioni degli altri paesi
Nel pomeriggio, mentre la riunione dei ministri europei era ancora in corso, alcuni paesi hanno annunciato le loro decisioni riguardo alle prossime limitazioni alla somministrazione di AstraZeneca. Se il Regno Unito – addirittura prima del parere dell’Ema di oggi pomeriggio – ha deciso di sconsigliare la somministrazione di AstraZeneca agli under 30, per il timore che questo possa aumentare il rischio di trombosi, il Belgio ha invece sconsigliato l’utilizzo del farmaco anglo-svedese alle persone con età uguale o superiore a 56 anni. Anche la Spagna consiglia la somministrazione agli over 60, mentre la Francia agli over 55. Nella riunione dei ministri della Salute europei è stata ribadita la necessità per gli stati membri di agire insieme, ma sembra difficile che tutti decidano di adottare la stessa raccomandazione.
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