L’Italia ribadisce il diritto «all’autototutela e alla difesa» dell’Ucraina, l’attacco russo «è una minaccia per l’Europa». E ha dato il quadro del campo: «È possibile che il conflitto si intensifichi in vista del 9 maggio». Nel prossimo summit Nato di Madrid Guerini porrà la questione africana per la «sicurezza delle rotte energetiche»
Il ministero della Difesa rivendica tutte le misure messe in campo per l’Ucraina. L’attacco della Russia, ha detto il ministro Lorenzo Guerini intervenendo al Senato presso le commissioni Difesa di Camera e Senato «è una minaccia per l’Europa» e l’Italia ribadisce il diritto «all’autototutela e alla difesa» dell’Ucraina, e sosterrà il governo di Kiev «anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile».
Il ministro ha poi fatto sapere che «Ungheria e Bulgaria saranno nel prossimo decreto missioni», il documento del governo che stabilisce dove mandare le risorse militari e gli aiuti della Difesa.
Per ciò che concerne le missioni Nato, ha infatti spiegato, «abbiamo deciso di rafforzare la postura di deterrenza e rassicurazione, con particolare attenzione sui paesi del fianco Est».
L’Italia «già contribuisce a queste misure in maniera significativa, con una componente terrestre in Lettonia, una componente aerea in Romania e Islanda e una componente navale nel Mediterraneo Orientale». Questo, ha aggiunto, non significa che ci sarà una riduzione «sul versante Sud», dunque quello africano.
I due versanti, ha spiegato, devono essere seguiti in ottica di sicurezza energetica. Il fianco Sud è «al centro del nostro interesse» anche a fronte «del dovere di rimodulare una situazione di dipendenza dalle forniture russe non può prescindere dal consolidamento delle condizioni di stabilità di quelle regioni che rappresentano una valida alternativa per l’approvvigionamento delle risorse energetiche e delle materie prime a tutela della sicurezza energetica nazionale ed europea». Il tema sarà affrontato anche nel summit Nato di Madrid che si terrà nel prossimo giugno «per garantire la sicurezza delle rotte». Il ministro ha poi auspicato disposizioni finanziarie «confacenti» alle nuove necessità sul fronte cibernetico.
La situazione sul campo
La situazione bellica in Ucraina in vista del 9 maggio, data che la Russia festeggia per l’anniversario della resa della Germania nazista, potrebbe peggiorare: «È possibile, e in parte sta già avvenendo, che il conflitto si intensifichi ulteriormente nei prossimi giorni, stante il presumibile obiettivo di conseguire da parte russa risultati tangibili entro la data simbolica del 9 maggio».
Attualmente «dopo il fallimento delle forze armate russe di conquistare la capitale Kiev con un attacco contemporaneo da tre direttrici principali, Nord, Nord-Est e Sud-Est, si è assistito alla loro riorganizzazione, al riposizionamento delle unità e a una concentrazione dello sforzo sul fianco Est, dove sono presenti circa 80 battlegroups, che corrispondono a circa 130mila uomini».
Guerini ha detto che la Russia deve rispettare il diritto internazionale e l’Europa agirà perché ciò accada: «Contrariamente alle aspettative del presidente Putin» l'effetto dell'invasione «è stato quello di cementare la coesione della Nato e di rafforzare l'unità dell'Unione europea».
Per quanto riguarda le armi che saranno inviate a Kiev, il ministro resta in linea con la decisione di mantenere la segretezza e ha offerto una carrellata sui sistemi che l’Italia metterà a disposizione: «Sistemi controcarro, sistemi di difesa aerea a cortissimo raggio, mortai, munizionamento di artiglieria, sistemi di comunicazione, dispositivi di protezione individuale e kit di sopravvivenza». Da una parte ha detto di non vedere «con fastidio» l’interesse della stampa, ma non ritiene che sia necessario che gli stati comunichino sulle armi «e gli invii» in ottica di tutela dalla parte russa.
La dottrina militare russa, ha concluso, prevede l’utilizzo di armi nucleari, e la Nato monitora. Si assiste all’intensificazione delle esercitazioni di prontezza nucleare, nell’enclave di Kaliningrad, ma il ministro ritiene che sia più una strategia di comunicazione che non una reale minaccia: «Credo che sia prevedibile che non vengano utilizzate».
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