Dopo l’ultimatum presentato a Renzi, oggi Calenda riunisce il comitato politico della federazione tra Azione e Italia Viva per votare sul congresso e sullo scioglimento dei due partit. Prima, riunione ristretta con i suoi per decidere la linea
Questa sera i dirigenti del terzo polo tenteranno di salvare la federazione tra Azione e Italia viva dopo i durissimi scontri che ieri hanno contrapposto i dirigenti delle due formazioni. La giornata di ieri si era conclusa con l’ultimatum di Carlo Calenda a Matteo Renzi: promettere lo scioglimento di Italia viva dopo il congresso congiunto tra i due partiti che inizierà il 10 giugno, oppure dire addio all’alleanza.
Oggi, alle 18.30, si riunirà il cosiddetto comitato politico del terzo polo, l’organo di coordinamento della federazione formata da Iv e Azione. L’ordine del giorno, annunciato dal leader da Calenda su Facebook, prevede «votazione della proposta di costituzione del partito unico». «Altro tempo da perdere non ne abbiamo», conclude l’ex ministro.
Mezz’ora prima, Calenda dovrebbe riunirsi con i suoi più stretti consiglieri in un incontro riservato per decidere la linea da tenere al comitato politico. Fonti di Azione descrivono il leader incline a spingere verso la rottura con gli alleati. Anche se la data del congresso che porterà al partito unico e le modalità generali sono già state concordate, diversi dettagli, come la scrittura del manifesto dei valori, restano da decidere.
I dirigenti di Italia viva continuano a esprimere sorpresa e stupore per l’improvviso aumento delle tensioni con l’alleato. «Tanto rumore, per nulla. Italia viva conferma il proprio via libera al progetto partito unico», hanno scritto questa mattina in una nota ufficiale del partito. «Polemica veramente surreale: come Italia viva ci siamo riuniti ieri e siamo convinti che si debba andare avanti spediti», ha detto questa mattina il deputato di Iv Davide Faraone.
Cosa c’è dietro lo scontro
Dietro lo scontro di queste ore si nasconde un rapporto ormai logorato anche a livello personale. Calenda accusa Renzi di remare contro la fusione tra i due partiti per tenersi le mani libere ed essere pronto a imbarcarsi in un nuovo progetto politico. Allo stesso tempo, lo accusa anche di coltivare i suoi interessi personali, dalle conferenze per il regime saudita alla direzione del quotidiano Il Riformista, senza però cedere veramente la guida di Italia Via. Anzi, Calenda critica Renzi per aver deciso, lo scorso dicembre, di assumere la carica di presidente di Italia Viva, che gli garantisce un potere quasi assoluto di controllo sulle decisioni ufficiali del partito.
La lista di doglianze da parte dei renziani è quasi altrettanto lunga. Calenda è accusato di cesarismo, di voler accentrare tutte le decisioni e, cosa ancora peggiore, di non essere politicamente efficace. Le ultime elezioni, politiche, regionali e amministrative, sono state quasi tutte disastrose per la coalizione. Maliziosamente, i renziani ricordano che in quasi ogni competizione i candidati di Iv hanno surclassato quelli di Azione (le ultime regionali in Lazio e Lombardia sono finite a quattro eletti ad uno per Iv).
Il declino della salute di Berlusconi e la possibilità che si apra un nuovo spazio politico a destra, che sarebbe Renzi maggiormente in grado di intercettare rispetto a Calenda, percepito da molti elettori come “più di sinistra”, avrebbe reso ancora più tesi i rapporti.
Anche se nella coalizione non sembra esserci più fiducia reciproca, la rottura resta complicata. Per il momento nessuno sembra intenzionato a prendersi la responsabilità di annunciare la fine del progetto comune che per di più sembra già avviato. La riunione di questa sera potrebbe trasformarsi in una dichiarazione di cessate il fuoco tra i contendenti. In attesa del prossimo incidente.
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