Dopo il passaggio di Mario Antonio Scino in Ferrovie, battaglia tra partiti di maggioranza per piazzare una figura fidata. La viceministra leghista Gava e il meloniano Barbato puntavano su Fabrizio Penna
Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica è diventato l’ennesimo teatro di uno scontro sotterraneo tra i partiti della maggioranza, con Lega e Fratelli d’Italia che hanno provato ad aumentare il proprio potere nella gestione del Mase. A danno di Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia).
Il ministro deve indicare il nuovo capo di gabinetto dopo che Mario Antonio Scino è passato in Ferrovie dello stato, come capo del legale. Barbara Luisi è pronta a compiere il passo dal Mef, dove è attuale direttrice dell’ufficio di gabinetto, al ruolo di capo gabinetto al ministero dell’Ambiente.
La corsa alla poltrona ha, però, scatenato una battaglia tra partiti di maggioranza con lo scopo di piazzare una figura fidata. Pichetto Fratin ha compiuto le proprie valutazioni, ascoltando i suoi più stretti collaboratori (tra cui Roberto Spada di cui si fida molto), subodorando l’operazione ostile, avviata dagli altri partiti: la sua scelta, secondo quanto apprende Domani, è appunto ricaduta su Luisi, ora al Mef. La ratifica, al di là delle resistente interne, è attesa nei prossimi giorni, già prima di Natale.
Il nome di Luisi è spuntato solo nelle ultime ore, dopo che il principale favorito alla poltrona è stato Fabrizio Penna, il preferito della Lega con il beneplacito di Fratelli d’Italia. Lo spin dei retroscena ministeriali era molto generoso con l’attuale capo dell’unità di missione del Pnrr al Mase. Una postazione considerata ideale per arrivare al ruolo di capo di gabinetto. La questione è politica. La grande sponsor di Penna è la viceministra leghista, Vannia Gava, che lo ha avuto come capo della segreteria tecnica al ministero della Transizione ecologica nel governo Draghi e in precedenza con il primo governo presieduto da Conte.
Tra Gava e Penna il rapporto è solido: sarebbe stata la soluzione perfetta per commissariare di fatto Pichetto Fratin, sempre più assediato dagli altri partiti della maggioranza al Mase. L’altra sponda per la candidatura di Penna era il sottosegretario Claudio Barbaro, di Fratelli d’Italia. Il dirigente del Mase è stato a lungo un uomo vicino alla fiamma, quando ardeva nel simbolo di Alleanza nazionale. Tra i suoi trascorsi c’è l’incarico, all’inizio degli anni Duemila con Mario Landolfi, ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi e all’epoca uomo forte di An in Campania. Successivamente è stato braccio destro di Roberto Menia, ex missino collocato nell’area della destra più intransigente.
Un pedigree – secondo qualcuno – troppo politicamente marcato per affiancare un ministro con i galloni del moderato, che è infatti espressione di Forza Italia. Un partito che si sente sempre più bistrattato dagli alleati del governo Meloni. Così, l’altra opzione era quella di Ernesto Somma, già al ministero dello Sviluppo economico con Carlo Calenda. Candidatura che ha tuttavia perso quota molto velocemente.
Da Calenda a Giorgetti
L’ha spuntata, invece, un altro nome, che pure ha lavorato a stretto contatto con l’attuale leader di Azione, come Barbara Luisi. Nel suo curriculum c’è l’esperienza da direttrice generale al ministero dello Sviluppo economico nei governi di Matteo Renzi, mentre con quello guidato da Paolo Gentiloni è stata promossa al ruolo di vice capo di gabinetto. In ogni caso al Mise c’era Calenda (con l’intermezzo di Federica Guidi). Con Giorgetti al Mise, durante il governo Draghi, Luisi è stata vicesegretaria al dicastero di via Veneto. L’arrivo di Adolfo Urso e il conseguente spostamento del leghista al ministero dell’Economia, c’è stato lo spostamento al Mef alla tolda di comando dell’ufficio di gabinetto.
«In questa fase al ministero serve un profilo operativo e capace di gestire una macchina complessa che include le deleghe per l’ambiente e quelle per l’energia», è il ragionamento fatto nell’inner circle di Pichetto Fratin. Da qui la decisione di optare per Luisi. Provocando una certa delusione, se non irritazione, da Gava a Barbaro.
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