«Sento il dovere di mettermi al servizio della città: con la passione di sempre e la testa rivolta in avanti», ha annunciato l’ex primo cittadino. I dirigenti dem napoletani convocano una riunione d’urgenza. Centrosinistra spaccato: da un lato i fedelissimi di Bassolino, dall’altro le truppe di de Magistris che da mesi ha schierato la sua giovane assessora Alessandra Clemente
«Mi candido a sindaco di Napoli. Fare il sindaco è stata l’esperienza più importante della mia vita e sento il dovere di mettermi al servizio della città: con la passione di sempre e con la testa rivolta in avanti. Napoli prima di tutto, prima di ogni interesse di parte. Siamo dentro una crisi senza precedenti. Si apre una fase nuova per il paese e a Napoli serve una svolta, in primo luogo sul piano economico-sociale e civile. È difficile ma è possibile, con l’impegno di tutti: quando vogliamo e si crea il giusto clima di collaborazione sappiamo fare come e meglio di altri. È dunque fondamentale chiamare a raccolta le forze migliori e valorizzare le energie giovani: è nelle loro mani il nostro futuro».
Con un post su Facebook, Antonio Bassolino terremota la politica napoletana. Si candida a sindaco. Nonostante il Pd, partito che pure ha contribuito a fondare. Una accelerazione non prevista, arrivata oggi pomeriggio, che ha costretto i dirigenti del Pd napoletano a convocare con urgenza una riunione della segreteria cittadina.
L’ex sindaco, forte delle 19 assoluzioni piene nei suoi processi sullo scandalo dei rifiuti, è in campo da un anno. Con iniziative politiche, attraverso la sua Fondazione Sudd, uso sfrenato dei social e soprattutto giri quotidiani in città. A modo suo, a modo, cioè, dell’uomo che fin da ragazzo ha fatto la sua lunga gavetta politica dentro il Pci napoletano, girando per le strade, parlando con la gente, prendendo i mezzi pubblici.
Fino a pochi giorni fa l’ex sindaco (Bassolino venne eletto nel 1993, e rieletto nel ‘97 fino al 2000), aveva lasciato una porta aperta al Pd. «Ci sono, sono in campo, voglio dare una mano. Parliamone». Ma dal partito sono arrivati segnali tutt’altro che positivi. In una recente intervista il segretario del Pd napoletano, Marco Sarracino, ha contribuito a gettare benzina sul fuoco. Fatte le solite giaculatorie «Antonio è una risorsa», il giovane dirigente di stretta osservanza “orlandiana” (nel senso del nuovo ministro del Lavoro, Andrea Orlando) ha parlato di un Bassolino «mal consigliato», spinto da qualcuno a fare questa battaglia. La cosa, ovviamente non è piaciuta all’ex sindaco del “Rinascimento napoletano”. Siete degli «scostumati», è stata la sua risposta. Tradotto: non conoscete il galateo minimo della politica.
«Il problema del Pd – dicono vecchi compagni di partito di Bassolino – è che non sanno come fare. Dire un sì ad Antonio è difficile, motivare un no, ancora di più». A spingere Bassolino ad accorciare i tempi della sua scelta è stata la composizione del governo, con i due ministri napoletani, Enzo Amendola e Gaetano Manfredi, rimasti fuori dall’esecutivo. Entrambi sono nomi che da tempo circolano nelle stanze dei partiti del centrosinistra partenopeo come possibili candidati. Nell’ambito di una alleanza con il Movimento cinque stelle, c’era anche l’ipotesi della candidatura di Roberto Fico. «Ma – osservano al Nazareno – di questi tempi tutto si può fare tranne che mettere in discussione la casella di presidente della Camera».
Bassolino c’è e a nulla sono serviti i tentativi di avvicinamento di un suo “nemico” storico, il presidente della Regione Vincenzo De Luca. Centrosinistra spaccato a Napoli, da una parte le truppe di de Magistris che da mesi ha schierato la sua giovane assessora Alessandra Clemente, dall’altra Bassolino. Con un centrodestra deciso a prendersi la terza città italiana, che da mesi discute di liste e candidature con Catello Maresca, pm alla Procura generale, che sta costruendo una sua coalizione civica. Quanto vale in termini elettorali Bassolino? «Tra il 10 e il 15 per cento - giurano i suoi fedelissimi – una percentuale che ci farà arrivare al ballottaggio. Poi ognuno, anche il Pd, giocherà le sue carte».
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