Dopo l’alterco con alcune manifestanti della piazza femminista di Non una di meno a favore dell’aborto libero e sicuro, Laura Boldrini torna sulla questione e cerca il confronto con le contestatrici
Laura Boldrini, ex presidente della Camera rieletta deputata del Pd, vuole tornare a confrontarsi con le ragazze che mercoledì sera l’hanno contestata al corteo organizzato da Non una di meno a favore dell’aborto libero e sicuro.
Le ragazze hanno chiesto alla deputata di lasciare la piazza perché ritengono che il Pd non abbia fatto abbastanza in questi anni per difendere il diritto ad abortire. Boldrini ha argomentato per qualche tempo e poi ha ironicamente consigliato loro di rivolgersi a Fratelli d’Italia per la difesa dei diritti delle donne.
Perché ha lasciato la conversazione con le sue contestatrici?
L’ho lasciata perché non era utile, non portava a niente. Io vorrei rincontrarle e riuscire a parlare con loro in modo serio per riuscire a mettere al centro il fatto che è importante stare dalla stessa parte perché è importante che tra chi lavora in parlamento e chi sta fuori ci sia una sinergia. Tanto più perché difendiamo gli stessi diritti, quindi essere sul lato opposto della barricata non ha senso.
Quindi vuole riprendere la conversazione.
Io ho sempre creduto nell’importanza della collaborazione tra associazioni e istituzioni: questo è anche il senso della democrazia. Da parte mia c’è tutto l’interesse ad aprire una discussione seria con loro, cosa che ieri non era facile avere. Si sono affastellati tanti temi, non c’erano le condizioni per poterlo fare.
Le ragazze le rimproveravano che il Pd, dal loro punto di vista, non avesse fatto abbastanza per assicurare il diritto all’aborto libero e sicuro in questi anni. Può farci degli esempi di iniziative concrete del Pd su questi temi?
Il Pd intanto ha sempre sostenuto politicamente la 194 dagli attacchi di chi voleva rimetterla in discussione. L’implementazione piena della 194 è anche nel programma che abbiamo presentato in queste ultime elezioni, quindi il Pd sostiene – e lo fa a livello locale con le mozioni, con le interrogazioni, così come noi lo facciamo in parlamento – la piena attuazione.
Quali sono i problemi?
Il problema grosso che esiste un po’ ovunque in Italia è l’alta percentuale di medici obiettori di coscienza. Ma ad esempio nel Lazio il presidente della Regione Nicola Zingaretti ha fatto un concorso per medici non obiettori, per ovviare a questo problema. Nelle regioni governate dalla destra non vengono messe in atto le linee guida del ministero della Salute che chiedono la distribuzione della pillola Ru-486 nei consultori. Il Pd ha fatto una battaglia politica su questo nelle regioni stesse perché riteniamo che in questo modo venga rimessa in discussione l’autodeterminazione delle donne.
Un altro punto che le contestatrici hanno sollevato è la distanza del Pd dal paese reale. Il risultato elettorale non è una conferma di questa critica?
Questo è un punto da attenzionare. È vero che c’è stato un distaccamento del Pd da una parte dell’elettorato e quindi che non c’è più una consistenza del partito nelle periferie, nei luoghi dove c’è il disagio sociale. È uno dei temi che sono alla base della riconsiderazione del Pd, proprio perché questo problema esiste. Non sto negando alcuni punti che sollevavano, è che fatto in quel modo diventa difficile ragionare. Ma io sarei felice di rivederle.
Come si può ricucire questo strappo?
Vorrei aprire con loro un dialogo costruttivo perché noi siamo dalla stessa loro parte e bisogna capire che le leggi si fanno e si disfano in parlamento. In un momento in cui c’è una maggioranza oscurantista, la battaglia va fatta sia in parlamento che fuori, ma insieme. Cercherò di rintracciarle e di fare un incontro con loro, purché sia costruttivo.
C’è stata una bellissima manifestazione, ero con Monica Cirinnà, Cecilia D’Elia, Marta Bonafoni e Debora Serracchiani, abbiamo parlato con tante donne, il clima era ottimo. Quell’episodio è accaduto mentre me ne stavo andando. È parte di un pomeriggio, ma questa parte va recuperata secondo me.
Continuerà a frequentare le piazze femministe?
Certo! Lo trovo un mio diritto, perché io sono femminista. È un dovere, non esserci più sarebbe assurdo. I rimproveri normalmente mi arrivano dall’altra parte, perché sono troppo esigente e oltranzista sui diritti, non avrebbe senso non andare più.
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