Gli sposi devono avere meno di 35 anni, non devono avere un reddito dichiarato superiore a 23mila euro (complessivo) e devono avere la cittadinanza italiana da almeno dieci anni. Niente bonus per chi si sposa con il rito civile. Ma dopo le critiche c’è il dietrofront della Lega
Cinque deputati leghisti hanno depositato una proposta di legge per elargire bonus fino a 20mila euro per i giovani che decidono di sposarsi in chiesa. Dopo le critiche da parte delle opposizioni la Lega assicura che durante il dibattito parlamentare la proposta «sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni».
Al momento, così come scritto il testo, il sussidio è previsto «per le spese documentate connesse alla celebrazione del matrimonio religioso, quali la passatoia e i libretti, l’addobbo floreale, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, il servizio di acconciatura e il servizio fotografico a decorrere dal primo gennaio 2023, è riconosciuta una detrazione dall’imposta lorda nella misura del 20 per cento delle spese fino a un ammontare complessivo di 20.000 euro».
La motivazione della proposta? Per i cinque deputati (Simone Billi, Ingrid Bisa, Alberto Gusmeroli, Umberto Pretto e Domenico Furgiuele) «le ragioni che allontanano le giovani coppie dall’altare e che le portano a prendere in considerazione solo ed esclusivamente il matrimonio civile sono molteplici e di natura differente. Innanzitutto il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso».
Le condizioni
Tuttavia, ci sono delle condizioni di rispettare. Gli sposi devono avere meno di 35 anni, non devono avere un reddito dichiarato superiore a 23mila euro (complessivo) e devono avere la cittadinanza italiana da almeno dieci anni. La spesa per lo stato è quantificata in 120 milioni per il 2023, 90 milioni per il 2024 e 85 milioni per il 2025.
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