- L’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha deciso di cancellare i telegiornali regionali dopo le 24 considerando che costano troppo rispetto a quel che rendono in termini di ascolti
- Per confezionare i tg notturni la Rai spende circa 5 milioni di euro l’anno di cui la metà servono per pagare stipendi e straordinari ai giornalisti. Gli spettatori sono in media 570 mila con uno share del 5 per cento
- Il sindacato interno Usigrai ritiene che sia un attacco all’informazione televisiva e ha proclamato uno sciopero ottenendo la solidarietà dei partiti, di molte associazioni e dei governatori regionali
Imprescindibile baluardo dell’informazione o spreco da tagliare? Per i tre minuti dei tg regionali in onda dopo mezzanotte è scoppiata la prima guerra Rai dell’era Carlo Fuortes, il manager che da meno di sei mesi è il nuovo amministratore delegato dell’azienda.
Fuortes vuole cancellare i telegiornali notturni partendo dal presupposto che costano molto e rendono poco in termini di ascolti e la loro eliminazione comporterebbe un risparmio di circa 4 milioni di euro l’anno. Che non sarebbero la svolta da un punto di vista economico per un’azienda che ha accumulato un debito di circa 300 milioni di euro, ma nemmeno un’inezia.
Anche perché, così come lascia intendere Fuortes, il taglio dei tg notturni dovrebbe essere l’antipasto di una riorganizzazione più ampia e ambiziosa del sistema informativo con la messa in pratica di quella vagheggiata newsroom di cui si parla fin dai tempi della direzione di Luigi Gubitosi, quasi un decennio fa, e poi di Antonio Campo Dall’Orto che ora è il presidente della società che edita questo giornale.
L’Unione sindacale giornalisti Rai (Usigrai), l’influente sindacato interno, la pensa in modo diametralmente opposto e considera la scelta dell’amministratore delegato contro i tg della notte un attacco all’informazione televisiva pubblica.
Contro Fuortes Usigrai ha scelto di usare subito armi pesanti: sciopero dei giornalisti in voce e in video il 29 dicembre, cioè telegiornali ridotti all’osso, senza servizi firmati e tutte le notizie lette da uno speaker autorizzato dal sindacato.
Usigrai scrive in una nota che quello di Fuortes è un «pericoloso taglio lineare che spegne l’informazione regionale dalle venti all’indomani mattina, un black out informativo con gravi implicazioni per la stessa funzione di servizio pubblico» che la Rai è tenuta a rispettare per contratto con lo stato.
La scelta dell’amministratore viene pure bollata con il marchio considerato il peggiore dal sindacato, l’unilateralità che sconfina nell’arbitrio: «E’ una decisione assunta senza alcun confronto», accusa Usigrai.
Partiti solidali
Quello che il sindacato Rai non dice, ma si legge tra le righe, è che esso teme che la guerra dei tg della notte sia il prodromo di un conflitto più vasto che sta covando intorno all’informazione televisiva.
La posta in gioco è la trasformazione o all’opposto la conservazione di un modello che risale a un’altra era geologica, frutto della riforma del 1976, quasi mezzo secolo fa, quando Dc, Pci e Psi erano partiti forti e rispettati e la Rai doveva esistere modellata a loro immagine e somiglianza.
L’organizzazione per testate con la messa in onda della bellezza di 15 edizioni di telegiornali al giorno senza contare l’informazione all news di Rai24 è figlia di quell’impostazione che non ha uguali in altri paesi europei, dove il numero dei tg giornalieri è di gran lunga inferiore.
La Bbc inglese, sempre portata come esempio e punto di riferimento, di telegiornali ne fa due al giorno e nessuno si è mai sognato di sospettare che in Gran Bretagna l’informazione televisiva pubblica è conculcata.
Anche se superata dal tempo e dall’evoluzione tecnologica e sociale, legata a una stagione in cui, tanto per dirne una, internet era di là da venire, l’organizzazione dell’informazione Rai non dispiace né al sindacato né ai partiti e neanche a molti giornalisti.
Per un motivo semplice: accontenta tutti perché gonfia le redazioni e moltiplica i posti di comando, dalle direzioni alle vice direzioni fino alle cariche di capi redattori e poi via via a scendere. Consentendo a tutti i partiti, dai più grandi ai più piccoli, di continuare a fare ciò che hanno sempre fatto per decenni: piazzare i propri candidati secondo le quote fissate dal manuale Cencelli della Prima Repubblica aggiornato alle esigenze dei tempi. Ecco perché la guerricciola dei tg notturni è più deflagrante di quel che potrebbe sembrare.
Come mossi da un riflesso condizionato i partiti si sono subito schierati, con qualche eccezione, per la difesa dell’informazione notturna, intuendo che con essa difendono in prospettiva un assetto più ampio: «L’intero arco politico, sindacati, istituzioni, associazioni ed espressioni della società civile si sono sollevati a tutela dell’informazione regionale per le sue insostituibili peculiarità», ha scritto Usigrai.
I presidente regionali, in particolare, hanno fatto sentire la loro voce a favore dell’intangibilità dei telegiornali regionali notturni, forse per rimarcare l’idea che i loro territori non si toccano, neanche quando di mezzo c’è l’informazione.
Le notti moltiplicate
In termini di risorse e personale l’impegno della Rai per confezionare quei tg è gravoso, circa 5 milioni di euro l’anno, la metà dei quali servono per pagare lo stipendio con annesso lo straordinario dei giornalisti, in gergo il notturno. Una voce retributiva quest’ultima che a seconda dei casi, della qualifica e della retribuzione dei singoli interessati può diventare davvero pesante.
Una volta cumulati 16 notturni in un mese, scatta un meccanismo per cui ai fini retributivi il livello del notturno deve essere moltiplicato per tutti i giorni lavorati nell’arco dello stesso mese. Se poi i mesi passati in questo regime superano la soglia di 10, con un meccanismo identico di moltiplicazione devono essere riconosciute ai giornalisti 12 mensilità in notturno.
Per assicurare il confezionamento dei tg della notte che si sommano alle altre edizioni nel corso delle 24 ore giornalisti, tecnici e tutti gli altri lavoratori devono essere organizzati per tre turni e anche questo comporta un aggravio di spesa.
La resa in termini di share (la percentuale di spettatori sintonizzati sulla trasmissione) è modesta, appena il 5 per cento in una fascia oraria che di per sé è poco frequentata. In termini assoluti si tratta di 570 mila spettatori.
Secondo l’amministratore Fuortes le risorse e i lavoratori impegnati per i tg della notte potrebbero essere utilizzati in maniera diversa. Prima di tutto dovrebbero essere organizzati presidi notturni dopo le 20 di giornalisti e tecnici per far fronte alle emergenze, cioè le grandi notizie che devono essere coperte il più in fretta possibile e in modo adeguato.
In una lettera inviata il 14 dicembre ad Alberto Barachini, presidente forzista della commissione parlamentare di Vigilanza, Fuortes propone di aumentare di un minuto la durata del tg regionale delle 14 che è seguito in media da 2 milioni e 700 mila spettatori (18 per cento di share). Inoltre di portare da 20 minuti a mezz’ora la durata di Buongiorno Regione che ora va in onda dalle 7 e 40 alle 8 con un seguito di 850 mila spettatori.
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