- Il ritorno al vecchio metodo di pagamento è ormai certo per il Mef. Ma comporterà 400 milioni in meno alla tv pubblica: un regalone a Berlusconi, offerto dalla ditta Salvini&Co.
- Il ministro delle Finanze avrebbe avvertito i vertici Rai prima dell’incontro con i sindacati, sei giorni fa. Ma quelli si sono ben guardati dal chiarirlo alle rappresentanze dei lavoratori.
- Il leader promette la diminuzione progressiva fino alla scomparsa, per fare la campagna delle europee sull’abbattimento del canone e sull’azzeramento del bollo auto, certo che il vecchio slogan berlusconiano “meno tasse per tutti” funzioni sempre.
Una Rai che diventa piccola piccola. Nella giornata nerissima del servizio pubblico, con le dimissioni della prestigiosa conduttrice Lucia Annunziata subito dopo le nomine alle direzioni, resta ancora sullo sfondo la questione delle questioni: che fine fa il canone?
La sua fuoriuscita dalle bollette è cosa certa. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo ha già detto pubblicamente: «Quest’anno mi sono preso la responsabilità enorme, e ho preso un sacco di critiche da tutti, perché siamo arrivati ed è rimasto in bolletta, se no saltava tutto. Ma è chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire. L’anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento». Ormai ne sono informati anche gli uffici della Ragioneria di Stato.
Il tema dunque è «l’altro strumento». E l’«altro strumento», quello che verrà utilizzato il prossimo anno, è il caro vecchio bollettino, quello che gli abbonati hanno usato – con parsimonia, in realtà – fino al 2016.
La tv che non c’è più
Ma quando il canone uscirà dalla bolletta della luce, il rimpicciolimento della Rai sarà un fatto aritmetico. Secondo tutte le stime, le entrate si dimezzeranno. Facciamo i conti a spanne, ma neanche troppo: al momento la voce principale del bilancio Rai, 2 miliardi e cento, è il canone, che pesa per i tre quarti del totale, un miliardo seicento milioni. Senza canone in bolletta, tra evasione e mancata riscossione, alla Rai arriveranno fra i 300 e i 400 milioni in meno. Un colpo mortale per l’azienda, già indebitata per quasi 600 milioni. Ma la Lega sarà accontentata: la tv pubblica non c’è più . O ne resta l’ombra, come già capita ai paesi europei che sono andati in questa stessa direzione, vedasi Spagna e Gran Bretagna.
Ci sarebbe anche un altro «strumento», ovvero trasferire il canone alla fiscalità generale. È l’idea che piace di più a Fratelli d’Italia, ed è anche un vecchio pallino dell’attuale direttore generale Giampaolo Rossi. Su questo le due principali forze della maggioranza di governo potrebbero trovare un accordo. Per il partito della premier, che in queste ore procede all’occupazione della Rai senza trovare inciampi nel cda, è la soluzione migliore: passare la voce di spesa alla legge di bilancio, e decidere di anno in anno lo stanziamento per la tv pubblica. Per metterla totalmente in balia del governo: se non fai la brava ti punisco.
Per il momento l’ha spuntata “il moderato” Giorgetti, poi si vedrà: Matteo Salvini promette la diminuzione progressiva fino alla scomparsa, per ora il canone trasloca dalla bolletta al bollettino. Il ministro delle Finanze avrebbe avvertito i vertici Rai prima dell’incontro con i sindacati, sei giorni fa. Ma quelli si sono ben guardati dal chiarirlo alle rappresentanze dei lavoratori.
E così la Lega, che è uscita con le ossa rotte dalla partita delle nomine, si prende la sua rivincita in prospettiva: Salvini vuole fare la campagna elettorale delle europee sull’abbattimento del canone Rai e sull’azzeramento del bollo auto, certo che il vecchio slogan berlusconiano “meno tasse per tutti” funzioni sempre.
Regalo a Mediaset
C’è di più. Dietro la vicenda si indovina il vecchio asse Lega-Forza Italia, quello dell’era Draghi, ai danni dell’alleato Fdi: già l’abbandono dei grandi giornalisti è uno smacco al servizio pubblico. Dimezzare gli introiti significherà indebolire l’azienda in maniera definitiva. A vantaggio dell’eterna concorrente Mediaset, che ne uscirà rafforzata sul mercato. Un bel regalo leghista all’ex Cavaliere, nel caso ne stesse trattando la vendita.
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