- Per Salvini il rincaro delle bollette si cura con il metano e l’energia nucleare. Il leader del Carroccio chiede anche di migliorare i rapporti con la Russia: «Il gas ci costerebbe meno, se riavviassimo studi sull’utilizzo del nucleare moderno, sicuro e pulito, come fanno tutti i Paesi del G8 e l’Europa (128 centrali operative) torneremmo un grande Paese».
- Per il senatore Arrigoni, responsabile Energia della Lega, il problema è addirittura la lotta al mutamento climatico e chiede di aumentare la produzione nazionale di metano.
- Conte e Letta si limitano a chiedere di tagliare i costi della bolletta. Il vice presidente Ue Timmermans lancia l’allarme: «Il problema è la dipendenza dai combustibili fossili».
Matteo Salvini, in piena campagna elettorale nel 2018, prometteva il taglio delle accise sulla benzina, «un’assurdità». Archiviata la promessa di rivedere le accise, adesso il leader della Lega affila le armi della propaganda cavalcando l’ultimo rincaro delle bollette.
La soluzione proposta dal leader della Lega è quella di dare il via libera all’energia nucleare e migliorare i rapporti con la Russia per avere gas a buon prezzo, mentre i suoi uomini hanno rilanciato le estrazioni di metano.
Le bollette e la CO2
Lunedì il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha preannunciato che per via dell’aumento dei prezzi delle materie prime, per gli italiani si profila l’ennesimo rincaro in bolletta. L’aggiornamento è previsto per il primo ottobre: «Lo scorso trimestre è aumentata del 20 per cento, il prossimo trimestre aumenterà del 40 per cento. Queste cose vanno dette. Abbiamo il dovere di affrontarle» ha detto nel corso di un convegno della Cgil Liguria. Il ministro ha spiegato che dietro al rincaro c'è l'aumento del «prezzo del gas a livello internazionale. E aumenta anche il prezzo della CO2 prodotta che vale circa un 20 per cento dell'aumento globale».
Quanto è bastato per dare il via alle dichiarazioni: «Lega e governo sono al lavoro per tagliare tasse e costi ed azzerare gli aumenti per famiglie e imprese. Se avessimo migliori rapporti con la Russia il gas ci costerebbe meno, se riavviassimo studi sull’utilizzo del nucleare moderno, sicuro e pulito, come fanno tutti i Paesi del G8 e l’Europa (128 centrali operative) torneremmo un grande paese», ha detto il leader della Lega.
Il senatore questore della Lega Paolo Arrigoni, responsabile energia del Carroccio, che più di tutti gli altri si relaziona con i portatori di interesse del settore energia, era già intervenuto nel primo pomeriggio. Per lui il problema è la lotta al mutamento climatico: «Le cause dell'aumento di luce e gas sono note: crescita inevitabile dei prezzi della CO2 nella corsa affannata alla decarbonizzazione per contrastare i cambiamenti climatici, pare che poco importi se l'Europa è responsabile del “solo” 9 per cento delle emissioni, e incremento di quello del gas naturale per la forte crescita della domanda legata alla ripresa economica mondiale».
La soluzione per la Lega è ripartire col metano: «A dispetto dei molti che lo vorrebbero levare di torno, il gas naturale conferma quindi sia il proprio ruolo strategico nel mondo, sia quello di accompagnamento alla transizione energetica».
E lancia l’allarme: «Sarà molto difficile dunque correre ai ripari nell'immediato, ed è probabile che il peso degli aumenti graverà soprattutto sulle imprese già in difficoltà per la crisi economica post-covid». In ultima battuta propone anche gli sconti in bolletta di luce e gas attraverso un potenziamento del bonus sociale.
Il pragmatismo per il leghista significa «bandire l'ideologia ambientalista, su come portare avanti la transizione ecologica» ragionando «senza dogmi, con una seria riflessione sul nucleare di nuova generazione, e non solo». Nonostante il ministro Cingolani sia stato criticato dagli ambientalisti sull’ipotesi di sviluppare l’energia nucleare, il Carroccio ha deciso sin da subito non solo di appoggiarlo ma di rilanciarlo.
Se il nucleare è una teoria, il metano è una realtà. La Lega oltre alle bollette infatti tiene d’occhio un altro documento, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), che dovrà riprogrammare le estrazioni in Italia ponendo dei limiti alle trivelle. Il documento dovrà essere approvato entro settembre, e mentre si discute di famiglie e imprese, il responsabile energia ricorda bene la scadenza: «Visto l'approssimarsi dell'approvazione del Pitesai – dice Arrigoni -, è giunto il momento di interrogarsi sulle georisorse nazionali: i nostri giacimenti di gas naturale li vogliamo sfruttare o no?». Per la Lega la risposta è sì.
Gli oneri di sistema
Mentre la Lega vuole salvare le trivelle, il governo sta cercando una soluzione sulle bollette: «Il governo è fortemente impegnato per la mitigazione dei costi delle bollette dovuti a queste congiunture internazionali e per fare in modo che la transizione verso le energie più sostenibili sia rapida e non penalizzi le famiglie», ha dichiarato Cingolani.
Il segretario del Pd Enrico Letta si è limitato a proporre con un tweet un taglio sugli oneri di sistema: «Ci vuole un intervento del governo per ridurre una tantum gli oneri di sistema e così limitare un impatto che è una gelata sui consumi delle #famiglie e sulla #ripresa» ha scritto sui social.
Il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, che oggi ha incontrato Cingolani con una delegazione del Movimento, ha parlato dell’ipotesi di calmierare le bollette. E ha attaccato Salvini: «Salvini è per il ritorno al nucleare? Può trasferirsi in Francia dove hanno fatto la scelta nucleare e probabilmente continueranno anche ad assecondare anche il nucleare delle nuove generazioni».
Il problema ambientale
L’Europa è consapevole che il problema economico potrebbe diventare presto un problema ambientale. Il vice presidente al Green Deal, Frans Timmermans, intervenuto nel corso della plenaria del Parlamento Ue proprio il giorno dopo la presa d’atto di Cingolani, ha avvertito: «Non dobbiamo sempre continuare a parlare dei costi della transizione evitando di parlare dei costi della non transizione». Ha ricordato inondazioni, incendi e «i costi in termini umani»: «I nostri figli si batteranno nelle guerre per l'acqua e per il cibo se noi non agiamo. La crisi a cui abbiamo assistito finora sarebbe poca cosa rispetto alla crisi migratoria che potremmo avere in futuro. Molti criticano il pacchetto sul clima, ma pensate anche all'effetto della non azione, pensateci seriamente».
Sui costi della CO2 la sua posizione è netta: «Circa un quinto dell'aumento del prezzo dell'energia può essere attribuito in effetti a un aumento dei prezzi dovuti alla riduzione di CO2 ma il resto è una conseguenza di una carenza sul mercato. Questa è l'ironia, se avessimo avuto il green deal cinque anni prima non avremmo avuto il problema, perché saremmo stati meno dipendenti dai combustibili fossili».
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