Dagli interventi a favore dei clienti fragili, al risparmio sugli incentivi alle fonti rinnovabili, e la battaglia di Cingolani: «Aumentare la produzione di gas metano nazionale»
Il decreto che dovrà intervenire nuovamente per limitare il costo delle bollette lievitato a dismisura è ancora in fase di elaborazione, ma il ministro della Transizione ecologica ha dato qualche anticipazione presso le commissioni Attività produttive e Industria del Senato degli interventi che ha proposto al presidente del consiglio Mario Draghi.
Si parla di un ulteriore intervento a favore dei clienti fragili, una riduzione degli incentivi alle fonti rinnovabili, uno spostamento dalle bollette di questi incentivi, e infine ha ripetuto ai parlamentari la sua recente battaglia, l’incremento della produzione di gas nazionale. Una misura che piacerebbe molto al leader della Lega Matteo Salvini, che chiede più metano italiano ormai con cadenza giornaliera.
I clienti vulnerabili
L’ipotesi per le famiglie svantaggiate è quella di inserirle automaticamente nel mercato tutelato, quello che ha la fornitura con il prezzo elaborato dall’Autorità dell’energia e che attualmente copre già quasi la metà dei clienti italiani. «Mi sento di poter anticipare che stiamo cercando di fare un'ulteriore facilitazione per i clienti vulnerabili che verrà, nel pacchetto di emendamenti in arrivo – ha detto Cingolani -, assolutamente supportato in modo che sia automatico il passaggio, anche quando ci sarà il libero mercato, dei clienti vulnerabili alle tariffe di maggior tutela».
La decisione però non è ancora presa: «I prossimi due mesi saranno fondamentali per capire la direzione da prendere - sottolinea Cingolani -. Stiamo analizzando tutti gli scenari possibili. Al momento le bollette costano 50 miliardi, se 10 sono Iva, 12 circa sono oneri, il resto è il prezzo dell'energia e noi dobbiamo capire come migliorare il costo per i cittadini».
Operazione gas
Le bollette di luce e gas stanno risentendo dell’aumento dei prezzi della materia prima, il metano. L’andamento è stato fortemente influenzato dalla Russia, che di recente ha ridotto gli afflussi in Europa. La situazione ha portato, insieme all’inverno e al consequenziale aumento della domanda, al rincaro del gas.
Per far fronte a questo aggravio di costi, il ministro propone di estrarre di più in Italia, anche se finora non ha chiarito in che termini dovrebbe accadere. Il ministro continua ad assicurare che non si procederà a nuove concessioni estrattive.
Per questo nuovo metano, il governo non esclude un prezzo calmierato. Se «si aumentasse o raddoppiasse la piccola aliquota di gas nazionale» rispetto a quello importato «salverebbe l'Iva che rimarrebbe in casa, trasporto e stoccaggio costerebbero meno e si potrebbe, con operazioni concordate, prendere una parte di questo gas, magari territorialmente estratto, e fare accordi a prezzi controllati per favorire le attività delle aziende».
La controparte sarebbe già stata interpellata. «Stiamo discutendo soprattutto con chi estrae e produce gas», una frase che mette in prima linea Eni. E conclude: «Non stiamo parlando di una cosa per sempre ma per periodo di due-tre anni per mitigare questa fase complessa potrebbe essere fattibile».
Risparmiare sulle rinnovabili
Il terzo elemento portato avanti dal ministro sono le rinnovabili. Gli ambientalisti continuino a chiedere un aumento della produzione per ridurre la dipendenza dal metano, il governo, pur cercando delle strade per semplificare l’istallazione di nuovi impianti, sta pensando di orientarsi su una riduzione degli incentivi.
Infatti le fonti energetiche rinnovabili non hanno il costo del metano per produrre elettricità, e lo stesso presidente del Consiglio ha più volte parlato di «extraprofitti» che deriverebbero alle società dalla vendita dell’energia.
Tre miliardi di euro dovrebbero arrivare dalla "cartolarizzazione” – così ha detto Cingolani – degli oneri di sistema sulle bollette. Un tema già sentito, ovvero quello di spostare gli oneri di sistema, la voce delle bollette che riguarda le spese di trasporto e distribuzione e gli incentivi alle rinnovabili, dalle bollette altrove. Attualmente pesano circa il 20 per cento della spesa finale nelle fatture. Negli anni passati si è parlato della fiscalità generale, ma il Mite non ha voluto dare ancora specifiche indicazioni.
Poi dovrebbero essere ricavati 1,5 miliardi dalle aste per i permessi di emissione di CO2; 1,5 miliardi dalla revisione degli incentivi sul fotovoltaico; da 1 a 2 miliardi dal taglio agli incentivi sull'idroelettrico infine 1,5 dalla negoziazione a lungo termine dei contratti per le rinnovabili. Le proposte «sono ora sono in fase di studio».
Il pacchetto, secondo le stime del Mite, arriverebbe a 8-10 miliardi, cui si aggiungerebbe la valorizzazione della produzione nazionale di gas da giacimenti esistenti. «Abbiamo fatto del nostro meglio per analizzare tutti gli scenari e suggerirli, ora sono all'analisi dal ministero delle Finanze per capire la fattibilità politica e la convenienza finanziaria, comunque si parla di cifre importanti».
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