L’Autorità garante delle comunicazioni si schiera contro le querele temerarie a danno dei giornalisti, pochi giorni dopo il caso Durigon che ha coinvolto Domani. Due carabinieri si sono presentarsi alla porta del giornale per sequestrare un articolo, nonostante fosse pubblicato e reperibile online. L’Autorità non fa riferimento esplicito al caso, ma il consigliere Antonello Giacomelli sembra avere comunque la politica in mente, visto che dice che la libertà di stampa non ha «colore politico» ed è «irrinunciabile».

Un attacco ai giornalisti

L’AgCom ha annunciato con un comunicato dell’8 marzo che, su proposta del commissario Giacomelli, ex sottosegretario, avvierà un ciclo di audizioni. Le liti temerarie, si legge, sono una delle forme più gravi di attacco alla stampa.

La professione giornalistica, prosegue, «rappresenta un tema particolarmente caro a questa consiliatura che, tra i primi atti, ha dedicato un Rapporto al sistema dell’informazione», più esattamente nel 2020. Da lì l’autorità aveva avviato una consultazione pubblica chiusa nel 2021, da cui è scaturito un documento che ha evidenziato, tra gli altri aspetti, come «le querele temerarie rappresentino un fenomeno di particolare gravità perché in grado di condizionare o compromettere la libertà di espressione, non solo per gli effetti che producono ma anche per una più generale intimidazione indirizzata all’intero settore dell’informazione».

Nelle conclusioni si chiedeva esplicitamente un intervento legislativo organico sulle minacce alla professione giornalistica, ma l’appello era rimasto inascoltato.

Alla luce di questo lavoro pregresso e delle misure che in questi mesi ha presentato la Commissione europea, il Consiglio Agcom ha dato mandato al presidente Giacomo Lasorella di organizzare in tempi ristretti sul tema specifico e sulle questioni attinenti alla condizione della libertà e dell’etica del giornalismo, incontri con i rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti, con la Federazione Nazionale della Stampa e con la Fieg, che rappresenta gli editori.

Mattarella

Il consiglio Agcom ha ricordato che in occasione dei 60 anni dell’Ordine dei Giornalisti, Mattarella ha definito l’informazione come «un veicolo di libertà» e un valore irrinunciabile che «non può essere soggetto ad autorizzazioni o censure», parole che hanno posto nuovamente l’attenzione sulla necessità di intervenire per contrastare pressioni e limitazioni alla libertà della stampa.

Una presa di posizione opposta nei modi a quella non solo del sottosegretario Durigon, ma anche della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Prima della sua nomina, aveva querelato il direttore di Domani, Stefano Feltri, e il vicedirettore, Emiliano Fittipaldi, per un altro articolo. Anche se ora è a capo del governo, Meloni non ha ritirato la querela e si andrà a processo.

Nelle scorse settimane sono già partiti altri tre iter giudiziari contro lo scrittore Roberto Saviano. Uno su accusa ancora una volta di Meloni, un altro promosso dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, e un terzo su querela del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

L’autorità non si esprime sui casi specifici, ma il commissario Giacomelli commenta: «Il richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è impegnativo per tutti. La libertà di stampa non ha colore e rappresenta un bene irrinunciabile in un paese civile e libero». Adesso «ci auguriamo che con questa nostra ulteriore iniziativa il parlamento finalmente approvi una legge assolutamente necessaria».

Il ddl

Si riaccendono così i riflettori su un problema accantonato e di recente tornato all’attenzione pubblica, non solo per le sempre più frequenti querele contro i giornalisti, ma anche per un disegno di legge presentato proprio da Fratelli d’Italia, e che si ripromette di intervenire sulla materia.

Secondo il sindacato dei giornalisti, tuttavia, se da una parte il testo modifica le pene, così come chiesto dall’Unione europea, non elimina i rischi per la libertà di stampa. Sul fronte delle querele bavaglio, aveva commentato il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani, «nei fatti ancora una volta non c’è un provvedimento efficace di contrasto a questo fenomeno».

Di Trapani prende invece positivamente la mossa dell’AgCom: «La decisione di avviare le consultazioni è un segnale molto importante, perché conferma che siamo di fronte a un’emergenza».

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