- «Alle preoccupazioni di Art.1 rispondo che non mi sembra che questo significhi rientrare nel medesimo partito. È più solido un processo più lungo rispetto a un voto frettoloso nel mezzo del dibattito fra mozioni».
- «Il lavoro avviato sulla Carta dei valori potrà essere assunto dall’Assemblea uscente come la bozza da cui partire in quella che sarà la nuova Assemblea fresca di nuova legittimazione».
- «Non ci sono tabù. In questa legislatura abbiamo cambiato l’articolo 9 della Costituzione. Figurarsi se non si può rivedere il Manifesto del Pd. Ma con i tempi e con il consenso dovuto».
Professore Stefano Ceccanti, all’indomani delle prime discussioni sul nuovo manifesto del Pd, lei ha scritto una lettera al segretario Letta segnalando le ragioni per cui il nuovo testo dovrebbe essere approvato dalla nuova assemblea. Letta ha recepito il suggerimento?
Rimango all’incontro che si è promosso al Nazareno a dicembre in cui tutti e tre i candidati, allora erano tre, insieme a Enrico Letta hanno convenuto che occorra una vera fase costituente. Ricordo che in sala c’era anche Gianni Cuperlo, non ancora candidato, ed era anche lui d’accordo. Ora, un percorso degno di questo nome, per definizione deve essere più lungo di quello congressuale.
Per rifare la Costituzione del Pd ci vuole più tempo rispetto a un congresso. Perché non conta solo il concreto testo che ne deve scaturire ma anche il “pre-testo”, cioè una vera convocazione che coinvolga tutti dal basso. E anche e un “con-testo” fatto di più passaggi ai vari livelli. Testo, pre-testo e con-testo fanno una fase costituente. Non può invece essere un potere costituito, l’Assemblea uscente eletta senza un mandato su questo punto, a autoproclamarsi tale.
Quindi il lavoro avviato potrà essere assunto dall’Assemblea uscente come la bozza da cui partire in quella che sarà la nuova Assemblea fresca di nuova legittimazione. Ovviamente puntando al consenso di tutte e quattro le mozioni congressuali. La fase costituente servirebbe così a darsi il tempo necessario per dimenticare le inevitabili fratture congressuali e a presentarsi uniti al Paese, per aggregare nuovo consenso.
In realtà l'area riformista, la sua, sembrava preoccupata, oltreché dalle questioni di legittimità statutaria, anche da quelle di contenuto: avete paura che il nuovo manifesto "si butti a sinistra"?
Ma no. Il problema è che nella fase iniziale di sovrapposizione tra riscrittura del Manifesto e inizio effettivo del percorso congressuale, le differenze sui contenuti politici si sono riverberate sulle prime riunioni, quasi che si dovesse scrivere una mozione e non una Costituzione.
Per questo, ripeto, a dicembre tutti i candidati si sono schierati per distinguere bene le fasi, trasformare l’Assemblea uscente in referente e quella nuova in deliberante. Fra l’altro dopo quel convegno il lavoro si è rasserenato. Il consenso ha retroagito sui cosiddetti "costituenti” perché non forzati dai tempi.
Art.1 chiede che il nuovo manifesto sia approvato invece da questa assemblea, come prova tangibile di un rinnovamento del Pd. Non intendono rientrare nello stesso Pd da cui sono usciti. Come ne uscirete?
Penso che se Articolo 1, come gli altri gruppi e associazioni coinvolti valuta positivamente questo lavoro, potrà comunque essere soddisfatta che il lavoro venga solennemente assunto come base per la nuova assemblea. Non viene cestinato e in quell’assemblea anche i componenti che provengono da Articolo 1 siederanno come neo-eletti a pieno titolo.
È più solido un processo più lungo rispetto a un voto frettoloso che si svolga a candidature in campo e nel mezzo del dibattito fra mozioni. Non mi sembra che questo significhi rientrare nel medesimo partito, una fase costituente più lunga è il ristabilimento di una nuova unità, come recita il documento del Concilio Vaticano II sull’ecumenismo.
Non è che la verità è un’altra, e cioè che l’area riformista vede con poco entusiasmo in generale la cosiddetta "fase costituente”?
No, il punto è che per parlare di vera fase costituente c’è bisogno di tempi. E di passaggi: perché se un congresso si fa in cinque mesi, una fase degna dell’aggettivo “costituente” richiede almeno il doppio.
Qui non c’entrano le aree perché il documento "Per una vera fase costituente” che ha dato vita al Convegno del Nazareno è composto di persone che sostengono tutti i candidati.
O forse temete che il rientro a casa della ex Ditta rinforzi le file dei sostenitori di Elly Schlein?
Questo accadrà comunque in libertà, a prescindere dal voto sul nuovo Manifesto dei valori. E più l’unità si reintegra con persone che hanno fatto scelte diverse meglio è, a prescindere da cosa voteranno.
Non abbiamo la gelosia del figlio fedele rispetto a quello prodigo. E poi il voto è libero e segreto: dubito che oggi si possano spostare le persone in blocchi. In ogni caso non è che quando c’è un dissenso di merito accade per forza perché uno ha paura. Evitiamo la cultura del sospetto. Lo diceva Fassbinder, la paura mangia l’anima, stiamone alla larga.
Ma se non si può rimaneggiare a fondo la Carta dei valori, in cosa consisterà concretamente il "nuovo Pd"?
Non ci sono tabù. In questa legislatura, con quattro passaggi condivisi, abbiamo cambiato l’articolo 9 della Costituzione sull’ambiente, che sta nella prima parte dei dodici principi fondamentali della Carta. Figurarsi se non si può rivedere il Manifesto del Pd. Ma con i tempi e con il consenso dovuto.
Da domani l'associazione Libertà Eguale si riunirà a Orvieto. Il titolo dell'assemblea è: alla ricerca del centrosinistra. Per voi il centrosinistra è, in sostanza, il Pd?
Il centrosinistra è l’ampio spazio di chi sta all’opposizione alla sinistra del destra-centro. Sono sempre venute da noi persone varie di tutto l’arco del centrosinistra, o quasi. C’è però un punto: esiste un partito diverso dal Pd che sia in grado di fare da perno per una coalizione, o senza del Pd ci sarebbe qualcuno in grado di farlo? Nel destra-centro questo perno è cambiato da Forza Italia a Fdi, ma non mi sembra che nel centrosinistra abbiamo alternative al Pd.
Nella storia del Pd la vocazione maggioritaria si è spesso concretamente tradotta nell'autosufficienza. Come farebbe il vostro 15 per cento attuale del Pd a lievitare fino al cinquanta?
Qui c’è un equivoco sin dall’inizio, nel 2008 si parlò di vocazione maggioritaria e fu necessario escludere quasi tutti dalla coalizione col Pd perché molti erano responsabili del disastro dell’Unione e avrebbero reso non credibile la proposta. Non proponiamo l’autosufficienza, ma che il Pd svolga il ruolo di perno che ha sin dall’inizi. Non per diritto divino ma perché palesemente nessun altro è in grado di farlo.
È finita la stagione dell’alleanza con M5s, e vi basta il cosiddetto Terzo Polo?
Non è finito niente. Confido nella capacità di chiarezza e di coalizione di chiunque sarà eletto. Il punto per il momento è un altro: è che sia il M5s sia il Terzo Polo ora stanno ragionando avendo come parametro le elezioni europee del 2024 dove ci si conta con la proporzionale.
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