- Parla la consigliera in corsa per diventare vicesindaca: «Abbiamo chiesto agli attivisti e alle attiviste di autorappresentarsi. Vogliamo il sindaco della notte e emissioni zero entro il 2030».
- «Usiamo metodi molto orizzontali, molto assembleari, talvolta è anche la nostra debolezza: quando devi prendere una decisione e incontrare tanti cittadini o cittadine. Però paga.
- «Siamo la sinistra che si dà l'obiettivo di portare i suoi temi al governo della città. Cinque anni fa ci candidammo dicendo che volevamo rendere Bologna la città meno diseguale d'Europa. Oggi il sindaco Lepore risponde con la più progressista d'Italia.
Per una lista civica non è consueto, neanche facile, non squagliarsi nel corso di una sindacatura. Figuriamoci diventare il secondo partito della coalizione, e pure passando dall’opposizione alla maggioranza. Coalizione civica di Bologna, al voto in tandem con la lista Coraggiosa di Elly Schlein, sfida le leggi di natura della sinistra. Il 7 per cento nel 2016, il 7,32 e 10mila voti nel 2021. 3.541 dei quali presi da Emily Marion Clancy. Trent’anni, mamma anglo-canadese, lei nata a Bologna, un fratello e una sorella, uno zio sindacalista in Canada, una passione politica nata al liceo Minghetti, due anni d’amore con la Sel di Nichi Vendola, poi Londra, «pensavo di rimanerci, ma quando sono tornata per la tesi stava nascendo Coalizione civica, era candidato Federico Martelloni, un amico, un compagno che stimavo molto, mi sono detta “mi fermo il tempo della campagna elettorale”». Invece viene eletta. Figli «non ancora», un compagno medico ma molto paziente, Federico, con il quale conduce GFluid su NeuRadio, e qualche dj set al CovoClub, «cerchiamo di portare una fluidità di genere in generi musicali diversi». Ora Clancy rischia di diventare la vice del sindaco neoeletto Matteo Lepore.
Siete una delle poche liste civiche di sinistra che è andata bene. Merito di Bologna o siete molto bravi
A Bologna c’è più sinistra in natura che da altre parti. Ma abbiamo confermato il risultato perché non siamo cartello elettorale ma un movimento municipalista. In questi anni ci siamo radicati: così nelle circoscrizioni i nostri dodici candidati sono diventati dodici eletti. È il riconoscimento di un lavoro fatto sul territorio giorno per giorno, per cinque anni.
Quando una vertenza si perde come si combatte la delusione?
Usiamo metodi molto orizzontali, molto assembleari, talvolta è anche la nostra debolezza: quando devi prendere una decisione e incontrare tanti cittadini o cittadine. Però paga. Sia quando raggiungi un successo, perché non metti il cappello su un movimento ma lo aiuti a guadagnare il risultato, sia quando non lo raggiungi ma hai condiviso quello che stavi facendo. Quindi comunque le persone sono informate di come è andata.
C’è un metodo Coalizione civica?
Siamo un movimento municipalista e intersezionale, al nostro interno abbiamo alcuni che vengono dai partiti, addirittura in questa tornata abbiamo avuto il sostegno esplicito di tutti i partiti della sinistra, Art.1 Sinistra italiana e Possibile oltre che Coraggiosa. E però ci sono anche molte persone che vengono dai movimenti per la scuola pubblica, o dagli ambientalisti, Black lives matter, di Extinction rebellion. Il collante è l’associazione. La presidenza è maschile e femminile, abbiamo una diarchia in tutto, la femminilizzazione merita un discorso a parte. Il coordinamento è una struttura larga, ci sono i referenti dei gruppi tematici e territoriali, e poi tutti gli iscritti partecipano ai gruppi.
“Femminilizzazione”, “intersezionale”. Che significa in concreto?
La femminilizzazione per noi è una pratica. Anche nelle piccole cose: se nelle assemblee notiamo che intervengono due uomini di fila, la donna anche iscritta dopo passa avanti perché sappiamo che quando interviene una donna è più facile che ne intervenga un’altra. L’intersezionalità è comporre tanti punti e tante vertenze in un mosaico che non sia la sommatoria delle singole discriminazioni ma un punto di vista complessivo. La costruzione della lista è stato il fantacalcio dei sogni: abbiamo chiesto alle persone di candidarsi ed è nata una lista che era il riflesso di come dovrebbe essere la società nelle istituzioni: più donne che uomini, persone non binarie, persone non nate in Italia, disabili. A loro abbiamo chiesto di autorappresentarsi.
È il famoso sociale?
Sì, con noi ci sono molti operatori sociali e dell’accoglienza, educatori, precari della cultura: una lista di attivisti e attiviste.
Siete anche social e smanettoni?
In realtà facendo campagna autofinanziata, siamo forse l’unica forza che non ha un responsabile social o uno staff stipendiato. Siamo un collettivo, ancora adesso la nostra gestione della comunicazione è un po’ macchinosa. Sopperiamo però con i tanti candidati giovani e qualche media-attivista.
Quali sono le città del movimento municipalista?
Facciamo parte della rete Fearless Cities che ha lanciato proprio Barcelona en comu anni fa. I nostri rapporti con loro sono strettissimi tant’è che il portavoce Enric Bárcena è venuto al lancio della nostra lista. Noi eravamo andati a far parte della Brigada International a sostegno della ricandidatura di Ada Colau. C’è un rapporto anche con altre città, per esempio una delle nostre proposte è l’istituzione di un sindaco o di una sindaca della notte, come ad Amsterdam.
Un sindaco della notte è una priorità?
È una risposta meravigliosa alla necessità di sicurezza. L’idea è avere una persona dedicata alla gestione della notte in città. Che sappia aiutare i club e la scena culturale ad avere fondi per l’insonorizzazione dei locali, aumenti il trasporto pubblico notturno perché così si aiutano le persone a raggiungere i luoghi della cultura e si alleggeriscono le piazze del centro troppo affollate.
Avete convinto Lepore?
Lepore è venuto al nostro evento di lancio, il punto ora è nel programma del centrosinistra.
Le esperienze come le vostre vengono bollate come «sinistra radicale». Vi sta bene?
Noi siamo la sinistra che si dà l’obiettivo di portare i suoi temi al governo della città. Per la verità lo facevamo anche prima dall’opposizione. Cinque anni fa ci candidammo dicendo che volevamo rendere Bologna la città meno diseguale d’Europa. Lepore risponde con la più progressista d’Italia. L’obiettivo è uscire a sinistra da una fase storica come questa.
Le prime cose che realizzerete?
La candidatura di Bologna a città che annulla le emissioni al 2030. Lo annunciammo un anno fa a un’iniziativa a cui venne Lepore, e adesso è nel suo programma. La Commissione europea selezionerà cento città a cui dare fondi per anticipare il saldo zero delle emissioni e Bologna è una delle più inquinate d’Europa. Si vive sei mesi in meno che in altre città per la cattiva qualità dell’aria. Ha bisogno di vincere quella candidatura, di iniziare subito: tram, efficientamento energetico, nuove abitazioni senza consumo di suolo. E il diritto all’abitare: Bologna è la quarta città d’Italia più cara per costo degli affitti.
C’è un filo nazionale di esperienze come la vostra?
A Caserta e a Trieste sono nostri compagni, e forse in una fase come la nostra cinque anni fa. Hanno creato un progetto municipalista, si sono candidati in alternativa sia al centrodestra che al centrosinistra e sono andati anche meglio di noi. Sì, c’è una rete che puoi trovare un po’ in Up Attiviamoci, una nuova generazione di amministratori e amministratrici, che sta ragionando sul municipalismo e su come portare politiche di sinistra in tutte le città.
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