«Le diversità di vedute in occasione della discussione di questo decreto sono di gran lunga inferiori ad altre discussioni, come quella sulla giustizia. Differenze naturali, l’importante è che si noti che nonostante le diversità di vedute c’è voglia di adottare decisioni condivise. Fino a quando c’è questa voglia il governo lavora bene e va avanti».

Mario Draghi si presenta ai cronisti per spiegare l’ultimo decreto sulle misure anti Covid, dopo una conferenza stampa evitata lo scorso 5 gennaio che aveva fatto molto almanaccare sulle intenzioni del presidente del Consiglio e sulla tenuta della maggioranza.

Scena inedita nella politica italiana, Draghi si scusa per peccato di omissione: «C’è stata una sottovalutazione delle attese del paese». Quello sulla «voglia di adottare decisioni condivise» è l’unico accenno al futuro del governo, insieme a un invito all’unità e alla fiducia. Perché la premessa che premier butta sul tavolo è che «non risponderò ad alcuna domanda che riguarderà gli immediati sviluppi».

Disuguaglianza

LaPresse

Insomma, nessuna risposta diretta sul Quirinale. Ma la comunicazione alla fine c’è, o almeno viene tentata: l’idea di un premier che lavora senza interruzioni o rallentamenti.

Draghi, alle prese con le prime crepe nell’opinione pubblica, fa muro a difesa delle scelte del governo. In primis sulla riapertura delle scuole, su cui, misurando le parole, prende le distanze dalle scelte dell’esecutivo precedente. «Il nostro è un approccio diverso rispetto al passato, siamo cauti ma vogliamo minimizzare gli effetti economici e sociali, soprattutto per i ragazzi e le ragazze».

C’è una questione che va sotto la voce uguaglianza: tenere la scuola aperta serve agli studenti, per molti di loro la scuola è il posto delle opportunità, la casa quello delle disuguaglianze.

Ma soprattutto squaderna un sillogismo stringente all’indirizzo dei presidenti di regione e dei presidi che invocano la didattica a distanza: «Non ha senso chiudere la scuola prima che chiudiamo tutto il resto. Ma se chiudiamo tutto il resto dovremmo fare come l’anno scorso. Ma non siamo nelle condizioni dell’anno scorso».

Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, fornisce numeri: i docenti assenti per quarantena o contagio sono «lo 0, 72 per cento», gli studenti una percentuale intorno al 6, i comuni che hanno chiuso le scuole per Covid intorno al 3. «Non siamo stati fermi», giura Bianchi.

La conferenza si chiude con un altro accenno al futuro («sul Pnrr son stati appena raggiunti i cinque obiettivi che ci daranno possibilità di avere la prima tranche. Bisogna essere impegnati ora per affrontare gli obiettivi che sono previsti per i primi sei mesi dell’anno», ma ammette «rischi» per la crescita), e un appuntamento della portavoce Paola Ansuini «alla prossima conferenza stampa». Deve arrivare la decisione su un nuovo scostamento di bilancio, che la Lega chiede a gran voce.

Ma il premier non risponde sulle voci che si rincorrono a proposito di un suo «ritiro» dalla corsa per il Quirinale, dilagate dai siti di gossip alle pagine di alcuni quotidiani. Sin dalla mattina il commento che circola fra i suoi collaboratori è che chi fa girare queste “notizie” sono «i professionisti dell’avvelenamento dei pozzi».

Strada in salita

FILE - Former and present Italian Premiers Silvio Berlusconi, left, and Mario Draghi, right, are seen during a press conference at Chigi Palace,in Rome, on Oct. 8, 2008. Italy’s lower chamber of parliament on Tuesday set Jan. 24 as the start date to begin voting for a new Italian president, officially kicking off a campaign that is expected to see Premier Mario Draghi and ex-Premier Silvio Berlusconi vie for the prestigious job. The victor, who is chosen by around 1,000 “big electors" among lawmakers and regional representatives, will replace President Sergio Mattarella, whose seven-year term ends Feb. 3. The voting is expected to last several rounds over several days. (AP Photo/Sandro Pace)

Eppure la candidatura del presidente del Consiglio è di fatto sempre più in salita. Ieri l’agenzia Adnkronos ha intercettato quello che Silvio Berlusconi va ripetendo al telefono a tutti i parlamentari: «Se Draghi viene eletto al Quirinale, si va subito al voto».

E aggiunge parole di fiducia sul voto che gli daranno gli alleati Salvini e Meloni. Ma potrebbe essere anche solo tattica. Intanto i 30 grandi elettori di Coraggio Italia si orientano su Draghi. Mercoledì ne discuteranno a Roma.

L’ex cavaliere, annunciato a Roma nelle prossime ore, convocherà i vertici del centrodestra solo dopo la riunione del Pd, giovedì 13 gennaio, quando Enrico Letta chiamerà la direzione del partito insieme ai gruppi parlamentari. Matteo Orfini, a nome dei giovani turchi, proporrà di lavorare a un nuovo mandato a Sergio Mattarella. Ieri il deputato ha sottolineato la richiesta di bis «per un intero mandato». E aggiunto: «Nessuno nel mio partito, credo, sarebbe contrario alla sua elezione». Che è vero. Ma è anche vero che fin qui Letta ha lavorato sull’ipotesi Draghi.

Ieri Letta ha incontrato Conte. E stamattina riunirà la segreteria. Poi riconvocherà il tavolo dei leader giallorossi: alla formazione di ieri si aggiungerà il ministro Roberto Speranza.

Intanto il presidente del M5s ieri ha spiccato un contrordine rispetto al suo stesso editto del 17 novembre, quello che impediva ai suoi parlamentari di andare nelle canali della Rai: ha dovuto rimangiarselo. Un altro gesto impacciato che dimostra la perdita di presa dell’ex premier sui suoi. Conte dovrebbe incontrare i suoi gruppi parlamentari mercoledì, ma non c’è ancora traccia di una convocazione ufficiale.

© Riproduzione riservata