- L’ex premier Giuseppe Conte a sorpresa presenta su Facebook lo statuto e tenta di rilanciare la sua autorevolezza ammaccata, dopo lo scontro con Grillo e nonostante la pace – o la tregua – siglata con Grillo.
- Conte avverte Draghi, che incontrerà lunedì mattina: «Non possiamo lasciare che le nostre riforme vengano cancellate».
- Ma il garante sullo statuto resta «il custode dei valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 stelle»; e «ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile» delle norme dello statuto. Insomma, è la Cassazione di ogni dubbio interpretativo.
L’ex premier Giuseppe Conte fa la faccia cattiva: a sorpresa nel tardo pomeriggio di ieri presenta su Facebook lo statuto e tenta di rilanciare la sua autorevolezza ammaccata, dopo lo scontro con Grillo e nonostante la pace – o la tregua – siglata con il garante del M5s. Vito Crimi, in qualità di presidente del Comitato di garanzia, è costretto all’ennesima piroetta procedurale: revoca («su indicazione del Garante», sottolinea) la precedente assemblea degli iscritti e ne convoca una nuova, per il 2 e 3 agosto (il 5 e 6 in seconda convocazione) per votare la modifica dello statuto.
L’incontro
Conte domani alle 11 incontrerà Draghi. Per questo ha deciso di farsi annunciare dai tamburi di guerra. Nel video prova a toccare le corde dell’orgoglio dei resistenti Cinque stelle e fa la voce grossa con il suo successore che sta smontando l’architettura dei governi gialloverdi e giallorossi: gli impegni presi nel 2018, dice, «in parte li abbiamo già mantenuti, realizzando gran parte delle riforme che avevamo promesso. E che oggi non possiamo lasciare che vengano cancellate». L’allusione è alla riforma della prescrizione, e anche al reddito di cittadinanza sul quale Matteo Renzi ha lanciato persino l’idea di un referendum abrogativo.
Conte deve dimostrare di essere tornato, e con forza. «Nello statuto troverete quelle che considero le basi per rilanciare la nostra azione comune: la piena agibilità politica del presidente del Movimento e una chiara separazione fra i ruoli di garanzia e quelli di indirizzo politico». Del resto in giornata Luigi Di Maio aveva già parlato di una soluzione «win-win» della sfida fra il fondatore Beppe Grillo e l’ex premier. In realtà le cose non stanno così, ed è chiaro che il presidente sarà un sorvegliato speciale. Nel nuovo statuto, all’art.12, il garante «è il custode dei valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 stelle»; ma soprattutto «ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile» delle norme dello statuto. Insomma, è la Cassazione di ogni dubbio interpretativo.
E infine «resta in carica a tempo indeterminato e può essere revocato, in ogni tempo, su proposta deliberata dal Comitato di garanzia all’unanimità e ratificata da una consultazione in rete degli Iscritti, purché prenda parte alla votazione la maggioranza assoluta degli Iscritti aventi diritto al voto». Ma se gli iscritti non confermano, il comitato se ne va a casa «con effetto immediato». Se invece resta vacante il posto da presidente, sarà il capo del comitato di garanzia a sostituirlo. Una carica che è sempre nella disponibilità del garante.
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