Il dibattito politico sulle vacanze a Cortina di Giuseppe Conte, che ha deciso di soggiornare in un albergo da 2.500 euro a notte insieme alla compagna Olivia Palladino, si è divisa in due partiti. I moraleggianti che, come Dagospia che ha segnalato il costoso viaggio, credono che colui che si innalza a paladino dei poveri debba comportarsi in privato in modo conseguente alla mission che sbandiera in pubblico.

E coloro che, pur criticando il populismo dell’avvocato che aizza i fragili contro la casta per puro ritorno elettorale, ritiene che Conte abbia comunque il diritto di spendere i suoi soldi come meglio reputi. I Giustificazionisti hanno anche paragonato le foto del presidente del Movimento inventato da Beppe Grillo a quelle dell’ex comunista Pier Luigi Bersani, immortalato dentro un negozio di Luis Vuitton e svergognato dai giornali di destra come un volgare mistificatore dell’etica.

In realtà, i due casi mediatici sono assai diversi. Perché se Bersani, piaccia o meno, è uomo da sempre coerente nel pensiero e nell’azione, le vacanze da nababbo di Conte fanno riaffiorare la grande impostura politica costruita dal leader di Volturara Appula.

Il barone

La passeggiata a Cortina è del tutto legittima sotto ogni profilo, ma fa rammentare come Conte, trasformato da Rocco Casalino in uno strenuo difensore degli ultimi, sia in realtà un semplice avvocato d’affari da sempre contiguo all’establishment, che come lui ama gli alberghi stellati. O un barone universitario cresciuto dai democristiani di Villa Nazareth, che un esperimento politico ha mutato prima in un populista di destra in mano a Matteo Salvini e Luigi Di Maio, poi in un Jean-Luc Mélenchon nemico giurato dei poteri forti che indica alla sinistra spaesata il Sol dell’Avvenire.

Un’operazione di costruzione di leadership che, a differenza di quella provata con Aboubakar Soumahoro, sembra funzionare ancora alla grande. Grazie a una comunicazione efficace e all’insipienza della classe dirigente del Partito democratico, che ha favorito l’ascesa di colui che appare oggi il suo carnefice. E ai fan accaniti e accecati del presidente, che perdonano al loro beniamino inciampi e scandali che per altri a sinistra sarebbero stati esiziali.

Che non sono i soldi spesi a Cortina, ma trasformismi pubblici e affari poco coerenti con l’immagine del capo di un movimento giustizialista e integerrimo. Conte ha abbellito («imbrogliato», dissero i critici) il suo curriculum professionale. Poi è si presentato anti renziano doc mentre – scopre ora Domani - nel 2013 aveva persino ottenuto un incontro personale con Matteo Renzi in persona mediato da Maria Elena Boschi: a luglio i tre si erano incontrati al ristorante di lusso San Lorenzo.

Il concorso

Non solo. Il futuro presidente era pure vicinissimo a berlusconiani doc come l’avvocato Donato Bruno e il deputato Maurizio D’Ettore. Organico al gruppo di professionisti del potentissimo Guido Alpa (anche lui presente al pranzo al San Lorenzo), ha tentato di ereditarne la cattedra alla Sapienza provando a partecipare al concorso mentre era già premier, in pieno conflitto di interessi. Solo la pubblicazione, da parte di chi scrive, della vicenda e la ripresa della notizia sui giornali stranieri lo convinse a fine 2018 a rinunciare al bando.

Il fustigatore dei costumi immortalato a Cortina ha poi incassato consulenze (legittime) per centinaia di migliaia di euro dall’Acqua Marcia, chiamato dal lobbista Fabrizio Centofanti e dal figlio di Francesco Bellavista Caltagirone e, dopo aver lavorato al concordato, ha preso un altro incarico dal gruppo pugliese di Leonardo Marseglia, per portare in dote ai nuovi clienti il Molino Stucky, un albergo di lusso veneziano. Che faceva parte proprio del concordato a cui aveva lavorato un anno e mezzo prima.

A parte il rischio evidente di un conflitto d’interessi, Conte ha lavorato per chiudere l’operazione finanziaria spalla a spalla con un architetto allora già condannato a 17 anni per bancarotta fraudolenta, tal Arcangelo Taddeo, poi scontati a sette anni in Cassazione, che però ha aggiunto il reato l’associazione a delinquere.

Un avvocato d’affari può fare quello che crede, ma non si è certo obbligati a lavorare insieme a bancarottieri. La storia del Molino colpisce soprattutto se qualche mese dopo il legale d’assalto si inventa campione della giustizia e dell’etica pubblica senza se e senza ma.

Che Conte ami i lussi e le atmosfere di Cortina non deve dunque sorprendere. L’ex premier è affezionato di Luca Di Donna, indagato di recente per traffico di influenze illecite nell’affaire mascherine, ed è consigliato dal suocero Cesare Palladino, ex proprietario dell’hotel a cinque stelle Plaza.

Tra i nuovi amici il presidente grillino annover, infine, Giovanni Caffarelli, figlio del duca omonimo e proprietario di mezza via Condotti. Con questi sodali può fare il presidente una battaglia giusta per il reddito di cittadinanza? Certo che sì. Ma nessuno può giurare che l’ambizione («ne ha troppa», disse il padre) e il camaleontismo potrebbe portare in futuro l’impostura in altre direzioni. A secondo dell’interesse politico e personale dell’avvocato di Cortina.

 

© Riproduzione riservata