- La nuova norma decisa dal governo prevede che anche sul trasporto pubblico locale e su treni regionali e interregionali venga controllato il green pass.
- Le aziende non sono ancora pronte per gestire l’adeguamento e aspettano indicazioni più precise in un futuro decreto ministeriale.
- Il ministero dei Trasporti prevede in realtà controlli a campione come quelli che i controllori già eseguono per verificare i biglietti: un sistema che in realtà non fa pensare a una stretta davvero efficace.
La stretta sul green pass lanciata mercoledì dal governo, che prevede l’estensione del controllo del certificato anche sul trasporto pubblico locale, sui treni regionali e interregionali, è praticamente impossibile da applicare.
L’annuncio del presidente del Consiglio Mario Draghi ha infatti già provocato un rimpallo di responsabilità incrociato, il cui unico risultato è il fatto che nessuno si assume il compito di gestire la questione in attesa di direttive più precise. Queste indicazioni, però, nel migliore dei casi, potranno garantire un controllo a campione, con un’affidabilità dunque molto diversa da quella che offrono le verifiche del pass che avvengono in altri contesti.
Chi verifica?
La nuova norma prevede che dal 6 dicembre per prendere autobus, tram e qualsiasi tipologia di treno ci sia bisogno del certificato verde in versione semplice, cioè anche quello ottenuto grazie a un tampone negativo, ma per il momento non tutti gli attori hanno certezza di chi nei fatti provvederà ai controlli del pass.
Le aziende dei trasporti locali spiegano che per il momento non c’è ancora piena chiarezza sul testo e di conseguenza non è possibile fare dei piani per l’applicazione della nuova norma. In pratica, sono in attesa di un decreto che determini i dettagli inviato dal ministero dei Trasporti.
Vogliono sapere come il loro personale di controllo, che rappresenta nella maggior parte dei casi solo una minima parte del numero totale di dipendenti, debba gestire questa nuova incombenza.
Giusto per avere un’idea, a Roma degli 11mila dipendenti Atac appena 250 sono controllori, a Napoli l’Anm impiega 2.000 persone in tutto, di cui 200 controllori, mentre dei 4.000 lavoratori Gtt a controllare la validità dei titoli di viaggio sono appena un centinaio. E i territori che coprono sono particolarmente ampi: «Ovviamente siamo favorevoli all’estensione della misura», dice Davide Cartacci della Filt-Cgil, «ma già adesso lavoriamo per controllare l’equivalente di 4-5 città medie messe assieme. Riusciamo a garantire un controllo dei biglietti a campione concentrato in alcune fasce orarie predeterminate». Per andare oltre, spiega, servirebbe denaro per nuove assunzioni ad hoc oppure finanziamento degli straordinari.
Controlli parziali
In realtà, per il momento dal ministero dei Trasporti spiegano che la nuova norma prevede solo una copertura a campione, sulla falsa riga di quello che avviene per i controlli dei biglietti.
Certo, in questo caso la stretta avrebbe una capillarità ben diversa da quella che riescono a garantire per esempio i controllori dei treni ad alta velocità, che durante il viaggio chiedono il documento a tutti i viaggiatori.
In ogni caso, anche il parlamento aspetta ancora di valutare il testo: in Commissione trasporti per adesso nessuno ha avuto modo di vederlo da vicino ed è improbabile che possa accadere prima dell’entrata in vigore della norma. Il termine ravvicinato, che trova le aziende impreparate, preoccupa anche i sindacati. «A meno di indicazioni in arrivo a stretto giro, consideriamo la data troppo vicina per poterci organizzare al meglio» dice Cartacci. Sembra poi sfumata ormai anche la possibilità che i controlli ricadano nelle competenze di vigili urbani e polizia locale, come inizialmente ipotizzato per garantire una copertura più ampia.
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