- Dal 13 ottobre La Russa ha convocato solo due consigli di presidenza, il 3 gennaio e il 15 febbraio.
- Al Senato il presidente non ha rinnovato gli organi giurisdizionali interni, prorogando quelli precedenti e creando dei cortocircuiti: il consulente di Tajani, Giacomoni, è ancora presidente della Vigilanza sulla Cdp.
- Il regolamento di amministrazione e contabilità prevede la scadenza del 28 febbraio per concludere l’iter di approvazione del bilancio interno. Ma La Russa ha fatto ricorso a un escamotage già usato in passato. Così il documento è top secret.
Il primo bilancio della presidenza del Senato di Ignazio La Russa è come il progetto di bilancio interno di palazzo Madama: c’è ma non si vede ancora. A cinque mesi dall’elezione, infatti, lo storico dirigente della destra italiana si è fatto notare per varie questioni. Su tutte spicca la presenza dei busti di Benito Mussolini nella sua casa. Successivamente i cimeli sono stati dati alla sorella, secondo quanto spiegato in un’intervista. Non è passata inosservata poi la partecipazione costante alla vita del suo partito, Fratelli d’Italia, nonostante il ruolo istituzionale chiamato a ricoprire. E altrettanto rumorose sono state certe dichiarazioni, tra le tante quella del «dispiacere» che gli avrebbe causato avere un figlio gay.
Insomma, La Russa non è sparito dai radar della politica, anzi a differenza del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, è costantemente al centro dell’attenzione mediatica. E non certo per quel che sta facendo al Senato. Dal 13 ottobre, giorno in cui è stato eletto seconda carica dello stato, ha convocato solo due consigli di presidenza, il 3 gennaio e il 15 febbraio per adempimenti di routine. Per il resto ha gestito l’ordinaria amministrazione, guardandosi bene anche dall'avvio della riforma sui contratti dei collaboratori parlamentari, i portaborse, che al Senato attendono un regolamento sulla falsariga di quanto avvenuto a Montecitorio, seppure con un successivo annacquamento delle norme.
Organismi vecchi
Peraltro a palazzo Madama si attende ben altro, come la nomina dei componenti degli organi giurisdizionali interni. Cosa significa? Ancora non è insediata la nuova commissione contenziosa, chiamata a pronunciarsi sui «ricorsi presentati dai dipendenti del Senato, in servizio o in quiescenza, contro gli atti e i provvedimenti dell'Amministrazione, nonché sui ricorsi contro le procedure di reclutamento del personale».
L’organismo, inoltre, valuta le richieste sui tagli dei vitalizi, avanzata da molti ex parlamentari. Così, allo stato dei fatti, resta in carica la commissione della precedente legislatura che, per regolamento, garantisce la necessaria continuità della tutela giurisdizionale. Il presidente è tuttora Giacomo Caliendo, ex senatore non rieletto di Forza Italia, con Elvira Lucia Evangelista del Movimento 5 stelle e il leghista Simone Pillon come suoi vice.
Consulente e presidente
In attesa di indicazione c’è pure il consiglio di garanzia, organo di appello dei pronunciamenti della commissione contenziosa. Un vuoto significativo nel “nuovo” Senato targato La Russa. Questioni simili si estendono alle commissioni bicamerali, ostaggio di accordi politici che tardano ad arrivare. Singolare la vicenda della commissione di Vigilanza Cassa depositi e prestiti, che non è stata rinnovata e resta formata dai vecchi componenti.
Il presidente in carica è l’ex deputato di Forza Italia, Sestino Giacomoni, attualmente nello staff di palazzo Chigi del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Al momento non è mai stata convocata una seduta dell’organismo, che tuttavia nel caso di urgenza vivrebbe la singolare condizione di un presidente che è anche collaboratore dell’esecutivo. Il tutto, peraltro, contro la stessa volontà di Giacomoni che di fatto è prigioniero di una mancanza altrui. Un cortocircuito.
Bilancio senza trasparenza
Un altro capitolo riguarda il bilancio di previsione del Senato. Mentre la Camera a dicembre esamina il documento e lo invia in ufficio di presidenza per l’approvazione, a palazzo Madama c’è un comportamento diverso, molto meno attento alle scadenze. È sempre accaduto e La Russa non ha imposto un cambiamento a un’abitudine consolidata. Il dossier fa capo al collegio dei questori, oggi costituito da Antonio De Poli (Udc), Marco Meloni (Pd) e Gaetano Nastri (Fdi), che devono elaborare il quadro di entrate e spese per sottoporlo al consiglio di presidenza e quindi all’aula.
Il regolamento di amministrazione e contabilità prevede la scadenza del 28 febbraio per concludere l’iter. Ma c’è un escamotage che viene utilizzato da tutti: il collegio dei questori, a dicembre, predispone un bilancio provvisorio, che viene acquisito tramite un decreto del presidente, in questo caso La Russa, che nei fatti rappresenta una deroga al limite temporale fissato dalle norme interne. Senza che nemmeno gli altri componenti del consiglio possano prendere visione. E senza alcuna considerazione del principio di trasparenza, visto che il documento è top secret, ma pure regola le spese del palazzo.
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