Il procedere della campagna elettorale sta rendendo evidente che le posizioni più distanti sono quelle sui diritti civili. Ecco cosa ne pensano i vari schieramenti
È sui diritti civili che tra le proposte elettorali di centrodestra e centrosinistra il fossato è più ampio. In particolare, le questioni di genere costituiscono il polo cui entrambi gli schieramenti si rivolgono per delineare la propria identità, l’uno, la destra, in senso oppositivo, l’altro, la sinistra, in senso positivo.
Due dei temi sul tavolo sono l’introduzione del matrimonio egualitario e la tutela legale dell’omogenitorialità voluti da Partito democratico (con al fianco Più Europa e Sinistra Italiana), Movimento 5 stelle e Unione popolare, ma avversati da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
In Italia e nel mondo
Il matrimonio egualitario è attualmente sancito dagli ordinamenti di 31 paesi nel mondo su 235, 17 dei quali si trovano in Europa. Allo stato attuale, l’Italia non fa parte di questi paesi: le coppie di persone dello stesso sesso non possono, infatti, sposarsi ma possono accedere alle unioni civili.
Tuttavia, prima che la legge che le regola, la cosiddetta legge Cirinnà, fosse approvata nel 2016, il tema non era entrato nelle aule per lungo tempo.
Di fonte all’inerzia del parlamento, nel 2008 un’iniziativa dal basso ha fatto accendere i riflettori sul tema: numerose coppie, che avevano fatto richiesta di pubblicazioni di matrimonio e che se le erano viste rifiutate, hanno avviato procedimenti giudiziari. L’esito di questi ha permesso di appurare che dal nostro ordinamento derivano due diritti fondamentali garantiti a chi decide di impegnarsi in una relazione stabile: il diritto alla vita familiare e quello al matrimonio.
Vita familiare e matrimonio: le differenze
Il diritto alla vita familiare protegge il singolo dalle eventuali ingerenze statali nella sua vita emozionale e sessuale ma riguarda i legami vissuti al di fuori del matrimonio. Il diritto al matrimonio tutela quanti vogliano accedere a questo istituto, con i relativi diritti e doveri.
La Corte costituzionale, nel 2010, ha invitato il parlamento a intraprendere un percorso che portasse al riconoscimento delle stabili convivenze tra persone dello stesso sesso. La Corte europea dei diritti dell’uomo, poi, nel 2015 e nel 2017, ha condannato l’Italia per non aver provveduto a rendere effettivo il diritto alla vita familiare.
Se, dunque, la legge sulle unioni civili ha colmato tale lacuna, le coppie omosessuali rimangono ancora private del diritto al matrimonio, l’accesso al quale le metterebbe nelle condizioni di essere soggetti agli stessi effetti che esso produce. Tra questi l’accesso all’adozione.
I dubbi sull’articolo 29 della Costituzione
«La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Alcuni dubbi in merito alla possibilità di introdurre in Italia il matrimonio egualitario derivano dalla formulazione dell’articolo 29 della Costituzione, che identifica la famiglia «come società naturale fondata sul matrimonio».
I detrattori del matrimonio egualitario sostengono che il matrimonio tra persone dello stesso sesso costituirebbe una formazione sociale “non naturale”, contraddicendo, quindi, il precetto costituzionale.
Numerosi costituzionalisti, tra cui Roberto Bin, hanno messo in luce come la famiglia, essendo una formazione sociale e culturale, non possa essere definita “naturale” nel comune del termine. Ciò sarebbe un ossimoro: può essere naturale qualcosa che si fonda sul matrimonio che è un artificio giuridico?
Quell’aggettivo sarebbe, dunque, da riferire ai «bisogni umani fondamentali, imprescindibili, legati alla socialità dell’uomo, alla sua riproduzione, alla sua affettività». Sulla stessa linea appare essere anche la Corte costituzionale che in una sentenza del 2010 ha sottolineato che «i concetti di famiglia e di matrimonio non si possono ritenere “cristallizzati” con riferimento all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore».
L’omogenitorialità: le posizioni dei partiti
Come detto in precedenza, c’è una stretta connessione tra matrimonio egualitario e omogenitorialità. Rendere legale per due persone dello stesso sesso sposarsi apre loro la strada anche alle adozioni (anche all’adozione del figlio del partner, la stepchild adoption) e all’accesso alla fecondazione eterologa, stimolando il dibattito sulla capacità di coppie omosessuali di crescere bambini sani.
«La famiglia è quella composta da una mamma e un papà», scrive la Lega nel proprio programma elettorale e dello stesso avviso è Fratelli d’Italia che nel documento programmatico ribadisce la propria posizione a favore del «divieto di adozioni omogenitoriali».
Favorevoli sono, invece i partiti di area progressista. Il tema è stato argomento di dibattito anche durante il confronto tra il segretario del Pd, Enrico Letta, e la la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, avvenuto su Corriere tv.
«Ai bambini bisogna garantire il massimo e il massimo è avere un padre e una madre, stabilità nella coppia», ha sostenuto Giorgia Meloni. Non si è fatta attendere la risposta di Letta che ha sostenuto: «Ai bambini serve amore», subito ripreso da Meloni la quale ha affermato che «lo stato non norma l’amore».
Il «massimo» da offrire ai bambini
La Corte di cassazione ha stabilito che il criterio da rispettare quando si prendono decisioni sui bambini è «il supremo interesse del minore», le scelte compiute devono, dunque, essere fatte sulla base dell’accertamento della capacità dei genitori di garantire ai bambini un sano sviluppo psicofisico.
Le scienze, in particolare quelle sociali, si sono interrogate sull’idoneità delle coppie omosessuali a crescere un bambino. Uno studio del 2015 (Scientific Consensus, the Law, and Same Sex Parenting Outcomes), che ha preso in esame 19.430 studi sul tema, ha concluso che nella comunità scientifica internazionale c’è accordo sul fatto che «non esistono differenze sostanziali tra i bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso e quelli cresciuti in altre configurazioni genitoriali». Tutti gli studi, quattro, che conducono a una conclusione diversa provengono da ricercatori di accademie cristiane e ritenuti inaffidabili per gravi falle metodologiche.
La Corte costituzionale in una sentenza del 2021, relativa ad un caso di doppia paternità, pur ribadendo che la scelta di normare l’omogenitorialità è a discrezione del parlamento, ha definito «ormai indifferibile» l’individuazione di strumenti legali che tutelino situazioni familiari, nello specifico omogenitoriali, di fatto già esistenti. Ne andrebbe, dicono i giudici, del «preminente interesse del minore».
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