All’antivigilia di Ferragosto, è solo un’ipotesi, o poco più: Mondadori, di proprietà della famiglia Berlusconi, si dispone a pubblicare una nuova versione della prima, storica, biografia di Alcide De Gasperi, quella firmata da Igino Giordani nel 1955 per lo stesso editore a sei mesi dalla morte del fondatore della Dc. Una scelta prestigiosa, ma squisitamente editoriale, tanto più che i diritti sono proprietà della casa.

Ma questa del 2024 è un’estate particolare per la famiglia Berlusconi. Gli eredi del Cavaliere, quelli dotati di senno politico, ovvero i maggiori Marina e Pier Silvio, hanno consegnato agli amici più fidati segnali di insofferenza per il governo Meloni. E ultimatum nei confronti dell’attuale governance di Forza Italia: entro un anno Tajani&Co dovranno recuperare un’egemonia (il termine non è democristiano, ci scusiamo) nell’esecutivo, altrimenti.

Altrimenti? C’è chi riferisce di aver sentito dire che altrimenti Tajani dovrà guidare i suoi all’opposizione, per quanto il tragitto sembri contro natura. Ma perché fra un anno, e perché fuori?

Torniamo all’editoria. Il prossimo 19 agosto saranno 70 anni dalla morte di De Gasperi. È curioso che le pubblicazioni siano state così scarse. Lo statista, peraltro, è quello a cui Berlusconi amava paragonarsi, con esiti che ciascuno può valutare. Per questo Beppe Fioroni e Lucio D’Ubaldo, due ex Dc doc, oggi rispettivamente vice presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori e presidente dell’Associazione nazionale dei Democratici Cristiani, hanno scritto a Marina Berlusconi, presidente di Mondadori, spiegando che il «grande democratico», l’«insigne statista», il «coraggioso europeista» merita «di essere ricordato per l’eccezionalità del suo impegno nella stessa formazione di una nuova coscienza nazionale». La biografia scritta per l’allora Arnaldo Mondadori, amico personale di Alcide, da Giordani – fondatore dei Focolarini e giornalista, che ne trasse anche un volumetto divulgativo a sua volta pubblicato dalle Cinque Lune, i tipi della propaganda Dc – rimane «una pietra miliare negli studi che continuano a essere dedicati alla figura dell’uomo e del politico oggi riconosciuto come padre della Repubblica», scrivono Fioroni e D’Ubaldo, dunque «sarebbe interessante» riproporla «in veste rinnovata». E mettono a disposizione l’Istituto Toniolo e l’AnDc: «Sono molti gli amici interessati a coltivare e promuovere la memoria di De Gasperi, punto di riferimento, ancora oggi, di tutti coloro che hanno a cuore il futuro democratico dell’Italia», è il commiato.

La lettera è datata 5 agosto. Da Cologno Monzese non è arrivata ancora una risposta ufficiale. Ma amici degli amici raccontano che Marina l’abbia letta e apprezzata, farà sapere alla ripresa. Sarebbe pronta al beau geste della pubblicazione. Ma se il beau geste fosse anche un “cenno”, rivolto non ai nostalgici Dc, ma agli attuali «molti amici» centristi?

Di “cenni”, dicevamo, del resto Marina e Pier Silvio, anche a mezzo Gianni Letta, ne stanno inviando molti. Se ne misurano gli effetti nell’attivismo impazzito di Antonio Tajani per arginare il duo sovranista Meloni-Salvini. E nelle parole di Giorgio Mulé affidate al Foglio: «Che serve stare al governo se non incidiamo?». Fi deve dunque «incidere». O uscire dal governo? Sembra un’enormità. Eppure l’altra azienda di famiglia, Mediaset, ancora azionista principale di Fi, ha una ragione rafforzare le sue credenziali popolari: aiuterebbe a mandare il porto l’aumento della sua partecipazione alla tv tedesca Prosieben Sat. Scelta strategica, per non far rattrappire l’azienda a una realtà poco più che italiana.

Ma per farlo Mediaset deve ingraziarsi la Cdu. E qui torniamo all’ultimatum di un anno: in Germania a settembre 2025 ci saranno le elezioni. Se i popolari tedeschi vinceranno di nuovo, di nuovo si alleeranno con la Spd, allineandosi con il governo della Commissione europea, che ha tagliato fuori i sovranisti. A quel punto Forza Italia resterebbe l’unico partito Ppe, almeno di un paese fondatore Ue, che regge la coda a un governo sovranista amico di Orbán e Putin. Non si può fare. Tajani è avvertito. E se leggerà la biografia di De Gasperi, potrà trarne un’importante ispirazione: di come fu costruito un «centro che marcia verso sinistra».

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