La compagna di Silvio Berlusconi ha imposto nella sua regione d’origine l’elezione e la nomina a sottosegretatio dell’amico d’infanzia, Tullio Ferrante. Provocando così l’uscita dal partito dei big del consiglio regionale Stefano Caldoro e Massimo Grimaldi, e così facendo sparire il gruppo degli azzurri in Regione
Dentro Forza Italia la tensione è ormai la norma: in parlamento lo scontro è tra fedeli a Licia Ronzulli e “governisti” di Antonio Tajani, nei territori si combatte per spartirsi quel che resta dei pochi posti al sole ancora disponibili. Così è successo in Campania, regione chiave per il partito e da sempre granaio elettorale di Silvio Berlusconi, nonché terra d’origine della sua compagna, la deputata trentaduenne Marta Fascina, che però è stata rieletta in un collegio plurinominale siciliano.
Nella regione già lacerata dalla disputa interna per le candidature, a far esplodere la guerriglia interna è stata la nomina a sottosegretario alle Infrastrutture – il ministero di Matteo Salvini, quindi un posto determinante per i rapporti futuri – di Tullio Ferrante.
Il trentatreenne avvocato campano residente a Roma è alla prima esperienza in parlamento come deputato e alla prima esperienza politica in generale, a parte il vanto della tessera di Forza Italia presa nel 2004. Nel suo curriculum la voce più pesante, da lui rivendicata in alcune interviste, è l’amicizia ventennale con la coetanea Fascina e il rapporto altrettanto stretto tra le loro due madri.
Grazie a Fascina è arrivata per lui la candidatura blindata in due collegi plurinominali in Campania e la sua intercessione sarebbe stata fondamentale anche per la scelta di Ferrante nel ruolo di sottogoverno che faceva gola a tanti.
Gli addii a Forza Italia
Prima della formalizzazione dei nomi dei sottosegretari, il partito campano aveva fatto pressioni con raffiche di comunicati stampa per ottenere un sottosegretario, visto che non aveva centrato un ministero. La nomina di Ferrante, però, è stata vissuta come un affronto e ha portato all’addio al partito di due storici nomi azzurri in Campania: l’ex presidente della regione e capogruppo in consiglio regionale, Stefano Caldoro che ha parlato di «rapporto irreparabile» e soprattutto il consigliere regionale Massimo Grimaldi che, forte delle sue quattro elezioni in regione con oltre 50mila preferenze, puntava proprio al sottosegretariato finito al giovane neoeletto. Di più, Grimaldi ha fatto sapere di aver ricevuto assicurazioni proprio da Berlusconi in persona, che poi si è rimangiato la parola. Esattamente come è successo anche alla pugliese Valentina Aprea, che a sua volta ha lasciato gli azzurri dopo trent’anni di militanza.
Così si azzererà il gruppo di FI in consiglio regionale (l’unico azzurro rimasto dovrà andare nel gruppo misto), certificando la rottura insanabile nonostante il coordinatore campano Fulvio Martusciello abbia accolto come una vittoria la nomina di Ferrante: «Avevamo posto il tema della rappresentanza della Campania e siamo stati ascoltati».
Opposta è la visione di Grimaldi: «Territori come la provincia di Caserta, Avellino e Salerno, dove il partito prende l’11 per cento, non hanno neanche un rappresentante in parlamento», ha spiegato, «Non è stato premiato il merito ed è stato dato un bruttissimo segnale a chi si impegna sul territorio. Sarei ipocrita se non dicessi che l’impegno preso con me non ha avuto un peso, ma è marginale».
Sia per Caldoro che per Grimaldi, una casa di accoglienza politica sarebbe già pronta: Fratelli d’Italia, che in Campania vede la forte influenza del deputato Edmondo Cirielli, punterebbe a valorizzare tra le sue file due big delle preferenze. La sensazione è che altre fughe arriveranno da Calabria e Sicilia, dove i rappresentanti locali sono in subbuglio per la poca considerazione ricevuta. In passato nessuno si sarebbe sognato di mettere in discussione le scelte del Cavaliere, oggi anche questo è un segno del cambio di fase politica.
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