Tra il celebre economista e la co-proprietaria del Twiga c’erano state frecciate pungenti durante la campagna elettorale. Ha vinto lei, ma lui sarà probabilmente riprescato grazie alla quota proporzionale
Daniela Santanchè ha battuto Carlo Cottarelli nella sfida all’uninominale a Mantova e Cremona. L’ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica nel 2013 ha ottenuto 117mila 445 voti (27,3 per cento) contro i 199mila 691 di Santanché (57,17 per cento). Tuttavia, Carlo Cottarelli ha ancora una possibilità, essendo stato candidato anche nelle liste del proporzionale.
Il dialogo “pungente” tra Cottarelli e Santanchè
Quella tra l’economista del Partito democratico e la pasionaria di Fratelli d’Italia era una delle sfide più attese. Competente e misurato, pur con sagacia, lui, aggressiva lei durante la campagna elettorale e dopo il voto non hanno avuto l’uno per l’altro parole di miele.
A Cottarelli che aveva rimproverato all’avversaria di non conoscere nulla di Mantova e Cremona, dove era candidata, e si era proposto di regalarle «una mappa delle due città che dovrà mettere sul comodino, visto che non ci è andata spesso», la co-proprietaria del Twiga insieme a Flavio Briatore aveva risposto: «C'era già un cremonese che mi rivolgeva le stesse critiche sostenendo che la mia storia non è legata a questi territori: si chiamava Toninelli. Cottarelli vada a vedersi i voti delle precedenti politiche», non lasciandosi sfuggire neanche l’occasione di ricordare al candidato dem di essere conosciuto con il soprannome di “uomo col trolley”.
Nei giorni precedenti al voto, poi, Carlo Cottarelli aveva dichiarato che se avesse dovuto perdere avrebbe preferito perdere per bene e sembra proprio sia andata così, almeno per quel che riguarda il collegio uninominale. Poco dopo la chiusura dei seggi e le prime proiezioni Daniela Santanchè, al quartier generale del centrodestra, ha consigliato allo sfidante di «prendere qualche camomilla per dormire».
L’uomo col trolley
Carlo Cottarelli, economista di lunga fama che ha lavorato per molti anni in Banca d’Italia, al Fondo monetario internazionale, in Eni e a Washington Dc dopo l’esperienza come revisore della spesa pubblica, aveva avuto la chance di diventare presidente del consiglio.
Nel 2018, infatti, quando dalle urne non uscì una maggioranza stabile, fu chiamato dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella con l’incarico di formare un nuovo governo. Raccontò successivamente che quando ricevette la telefonata stava finendo di correggere i compiti dei suoi studenti in Bocconi prima di mettersi a vedere una puntata di Breaking Bad. Infilò allora qualche camicia, dei libri e il pc in un trolley e si precipitò a Roma.«Cosa dovevo fare? Se il presidente della Repubblica chiama devi andare», disse poi. Le proteste di Cinque stelle e Lega, però, osteggiarono la nascita del governo e Cottarelli fu costretto a rifiutare l’incarico qualche giorno dopo.
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