I capigruppo di Camera e Senato hanno espulso 36 parlamentari: 15 al Senato e 21 alla Camera, ovvero i 16 che hanno votato no, 4 astenuti e un assente ingiustificato. C’è confusione sul loro destino, di fatto i probiviri prendono tempo prima di escluderli definitivamente dal Movimento. Di Battista farà una diretta su Instagram per esprimere la sua posizione, Crucioli vuole fare un nuovo gruppo
- I capigruppo di Camera e Senato hanno espulso 36 parlamentari: 15 al Senato e 21 alla Camera, ovvero i 16 che hanno votato no, 4 astenuti e un assente ingiustificato. C’è confusione sul loro destino, di fatto i probiviri prendono tempo prima di escluderli definitivamente dal Movimento.
- Fuori dal parlamento Alessandro Di Battista organizza una diretta per organizzare l’opposizione. Al Senato Crucioli parla già di nuovo gruppo, il passato in Italia dei valori di Lannutti potrebbe offrire il simbolo, ma Di Battista prende le distanze.
- Dopo la nomina dei sottosegretari si passerà al rinnovo dei vertici e partono le prime candidature: Morra, Lezzi, forse Castaldo. I primi due hanno votato no a Draghi, il terzo dal parlamento europeo mostra la sua insofferenza al governo.
Il capo politico Vito Crimi fa la voce grossa: questa mattina ha dato mandato di espellere anche i dissidenti della Camera, e i capigruppo di Camera e Senato hanno deciso di adottare la linea dura. Alla Camera sono stati espulsi dal gruppo 21 parlamentari: i 16 parlamentari che hanno votato no a Draghi, più i 4 astenuti – tra cui l’ex sottosegretario Alessio Villarosa - e un assente ingiustificato, che vanno ad aggiungersi ai 15 del Senato. Ma la loro sorte nel Movimento è ancora in discussione.
L’ordine di Crimi
«Serriamo le fila – ha scritto su Facebook il capo politico – chi in questi due giorni non ha votato la fiducia ha contribuito – involontariamente o volontariamente, non importa- al tentativo di frantumare il gruppo, quella forza collettiva che ci ha portati fin qui. Ha deciso di mettere davanti a tutto le proprie posizioni, imponendo la propria coscienza individuale su quella collettiva, in un voto che di coscienza aveva poco e che rappresentava solo l'avvio, o il non avvio, di un governo». Chi ha scelto di votare diversamente, dice «ha scelto di chiamarsi fuori da questo gruppo, lasciando dei vuoti. Ora le fila vanno serrate, affinché l'azione del gruppo, della squadra, sia ancora efficace». Alla fine un totale di 36. Il mandato ai capigruppo di Camera e Senato è stato di metterli alla porta, e questo pomeriggio, dopo quelle del Senato, sono partite le lettere del capogruppo Davide Crippa: «Dal resoconto della seduta dell’assemblea di giovedì 18 febbraio u.s. risulta che tu abbia votato in difformità dal Gruppo in occasione della mozione di fiducia al Governo Draghi», pertanto «su indicazione del Capo Politico dispongo - sentito il Comitato Direttivo - la Tua immediata espulsione dal Gruppo parlamentare “Movimento 5 Stelle” senza ratifica degli iscritti».
Mentre i capigruppo hanno sposato la linea dura, i probiviri prendono tempo e le possibilità, dalla scalata dei dissidenti, al nuovo gruppo con il simbolo di Italia dei valori, sono ancora tutte in discussione.
I probiviri temporeggiano
Il collegio dei probiviri, che di fatto ratifica le espulsioni, non si è ancora riunito «e fino a prova contraria è un organo autonomo e indipendente che opera su segnalazione» ha detto questa mattina all'Adnkronos Raffaella Andreola, componente del collegio dei probiviri M5S, commentando la decisione del capo politico Crimi di espellere i parlamentari che nel voto di fiducia si sono espressi diversamente dal gruppo. «Allo stato attuale, al di là della mia personale opinione che porterò al tavolo di discussione», ha proseguito Andreola, «trovo che le priorità del collegio non siano certo le votazioni di dissenso alla Camera o al Senato. Abbiamo una mole di lavoro arretrato relativo alle rendicontazioni e mancate restituzioni da smaltire».
La lettera per buttarli fuori dal gruppo alla Camera e al Senato è partita, ma per le loro sorti all’interno del Movimento è ancora presto per dire se siano segnate. Uno stand by che tiene aperte tutte le porte, mentre si comincia a pensare al nuovo direttorio, che, fanno sapere a Domani, dovrebbe arrivare dopo la nomina dei sottosegretari.
L’opposizione interna
La sofferenza di Nicola Morra e Barbara Lezzi, i due pentastellati della prima ora che hanno deciso di votare no a Draghi è stata evidente da subito, così come il loro attaccamento al Movimento: nessuno dei due ha intenzione di mollare e sono pronti a fare ricorso. Lezzi sin da ieri ha portato avanti la sua candidatura per il collegio a cinque che dovrà sostituire il capo politico. L’organo fresco di ratifica approvato a larga maggioranza su Rousseau. Oltre a loro anche Fabio Massimo Castaldo, il vicepresidente del parlamento Europeo, ci sta pensando. Sia lui che i senatori, hanno in comune l’antipatia per Mario Draghi, anche se l’esponente in Europa finora si è limitato all’invettiva social dopo aver detto sì sulla piattaforma. Anche Nicola Morra, è pronto, anzi, ha detto che questo influirà sulle loro sorti nel Movimento: «Io ho già proposto da tempo la mia candidatura nell’organo collegiale direttivo, che dovrà esso stesso valutare se passare ai probiviri le espulsioni, per quello che mi risulta questo dovrebbe essere».
Alessandro Di Battista che pochi giorni fa si era fatto da parte, ieri pomeriggio è tornato alla carica: vuole organizzare l’opposizione. Sabato alle 18 ci sarà una diretta su Instagram.
Molti attivisti potrebbero essere pronti ad appoggiarli.
Il nuovo gruppo
Intanto si parla anche di un nuovo gruppo al Senato. I numeri lo permetterebbero, visto che i dissidenti sono stati quindici e il minimo è dieci. Per il simbolo, si sta trattando su quello di Italia dei valori, un contatto che passerebbe direttamente dal dissidente Elio Lannutti, che in passato si è candidato con Idv. In realtà chi sta combattendo perché ciò accada è soprattutto il senatore Mattia Crucioli: «Ci sto lavorando», ha detto già ieri. Il senatore si dimostra distaccato dai Cinque stelle sin dalla fiducia al governo Conte dopo le dimissioni delle ministre di Italia viva. Di Battista però ha preso le distanze da questa iniziativa, escludendo qualunque coinvolgimento: «Invito i miei ex-colleghi che hanno scelto legittimamente di passare dal Sì Conte NO Renzi al NO Conte Sì Renzi Sì Lega Sì Calenda Sì Bonino Sì Berlusconi Sì Draghi, a non passare (oltretutto coprendosi dietro fantomatiche "fonti") stupidaggini del genere sul mio conto ai giornali».
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