Nel giorno delle elezioni negli Stati Uniti che decideranno se a governare l’America sarà di nuovo Donald Trump o l’attuale vicepresidente e potenziale prima presidente donna Kamala Harris, la crisi delle democrazie è un tema centrale. A cosa è dovuta però questa crisi è una domanda che ha numerose risposte. “La crisi delle democrazie in Ue e Usa” è l’argomento del panel nel nostro evento “Il futuro è adesso”, in corso oggi e domani a Roma, con l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani e la storica Michela Ponzani, intervistati da Giulia Merlo.

Secondo Michela Ponzani «della democrazia è rimasto oggi solo il metodo democratico. Possiamo eleggere democraticamente governi xenofobi e razzisti». Per uscire da questa situazione, invece, «ciò che va recuperato è l'ideale democratico, con classi dirigenti che perseguano il bene dei cittadini e si adoperino per questo». 

Ma, appunto, non è soltanto negli Stati Uniti che la democrazia è in crisi. Anche in Europa e in Italia si assiste ogni giorno a una polarizzazione della società e del dibattito pubblico. Le cronache di questi giorni ci raccontano di attacchi del governo alla magistratura per non aver applicato le idee dell’esecutivo, minacce di querela ai giornalisti e non solo. Proprio oggi, Pier Luigi Bersani è stato assolto dalle accuse di diffamazione nei confronti del generale Roberto Vannacci.

Per Bersani, la democrazia di oggi è caratterizzata da una battaglia delle idee, che però ha perso il proprio elemento di «emancipazione». E così il ceto medio si rivolta contro i poveri, e i poveri si rivoltano contro i disperati, e tutti si riducono a far parte di tifoserie, perché vedono messa in pericolo la propria posizione sociale. Oltre a quella delle idee, quindi, serve anche una «battaglia dei risultati». Piuttosto che cercare di correggere gli aspetti formali del nostro sistema, secondo Bersani, è allora importante «concentrarsi sui temi sociali».

In questa situazione di crisi della democrazia entra però a pieno titolo anche il fattore tecnologico e della globalizzazione. Come fa notare Pier Luigi Bersani, siamo dentro a un grande salto tecnologico. La situazione è simile a quella che ha caratterizzato la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, quando per esempio il telegrafo ha portato un balzo nelle capacità di comunicazione tra gli stati. In questo contesto c’è stata «una prima fase molto ottimistica. Poi nel giro di qualche anno è sorto un pensiero irrazionale, aggressivo, fino alla prima guerra mondiale, chiesta anche dall’opinione pubblica – spiega Bersani –. Le nazioni più tecnologicamente avanzate in queste situazioni pensano di usare la fase come una fase di ulteriore dominio». Oggi succede lo stesso, ma i grandi attori tecnologici hanno un potere enorme, anche maggiore di quello degli stati. Per riprendere il proprio ruolo, la politica dovrà «spezzare qualcuno di questi monopoli come fece con telecomunicazioni e traffico aereo negli Stati Uniti». Intanto, serve diffondere consapevolezza. 

Anche perché in questo momento di incertezza si diffonde una forma di antipolitica, come la destra di governo attuale, che arriva anche a negare le verità del novecento, come le responsabilità della destra eversiva negli attentati degli anni ‘70, o il fatto che il gruppo di via Rasella fosse composto da membri delle Ss naziste. Secondo Michela Ponzani, «Si deve avere anche molta responsabilità quando si rappresenta lo stato, un po’ di rispetto da chi incarna le istituzioni di governo». 

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