Il ministro della Difesa lancia l’attacco alla magistratura, parlando di riunioni riservate dei magistrati in cui si cerca di colpire il governo Meloni. Da +Europa la richiesta di riferire in parlamento, lui accetta la proposta. Ma intanto ha messo le mani avanti in pubblico
L’operazione di avvelenamento dei pozzi istituzionali è stata lanciata in grande stile, da uno dei big del governo come Guido Crosetto, attingendo a piene mani dalla strategia che si colloca a metà tra il vittimismo e il complottismo. Fino a sventolare un possibile comportamento eversivo della magistratura. Insomma, sullo sfondo si legge l’insegnamento di Silvio Berlusconi in materia di giustizia, mettendo le mani avanti su eventuali future inchieste. Il ministro della Difesa ha dato così il via all’offensiva contro la giustizia, agitando lo spauracchio di un prossimo attacco giudiziario, parlando di informazioni in suo possesso che vanno in questa direzione. Che siano servizi segreti o fonti del mondo della giustizia, non è dato sapere. Fatto sta che trame oscure si muoverebbero dietro le quinte del potere per abbattere il governo. Nell’intervista al Corriere, il ministro ha infatti lanciato l’allarme verso «l’opposizione giudiziaria» al governo, l’unica che sembra davvero temere, con un riferimento a non meglio precisate «riunioni di una corrente della magistratura», che vorrebbe fermare l’azione di Giorgia Meloni nei prossimi mesi, già prima delle Europee. Crosetto è quindi arrivato a un giudizio netto: «Mi aspetto che si apra questa stagione». Tutto in linea con la sindrome dell’accerchiamento, marchio distintivo del governo Meloni. La presidente del Consiglio è sempre più chiusa nel bunker di pochi rapporti personali e di diffidenza verso chiunque non provenga dalla sua cerchia, dall’eredità della fiamma.
Informazioni non così riservate
Al netto delle ossessioni della destra ex missina, il ministro mette in conto inchieste nelle prossime settimane che potrebbero riguardare da vicino il governo. E con queste parole cerca già di sterilizzarne le conseguenze, lanciando un monito dai toni sinistri per il livello di allusività, tutt’altro che attenti al bon ton istituzionale. Anche perché le informazioni riservate, specie se apprese da un ministro della Difesa, andrebbero girate agli organismi competenti, non annunciate, seppure in maniera sibilinna, in un’intervista. Di sicuro non è un’affermazione dal sen fuggita, come ha confermato Crosetto in una successiva nota sulla questione: «Ho fatto questo passaggio non a cuor leggero».
La risposta dei magistrati è arrivata subito: «Le associazioni dei magistrati non fanno riunioni clandestine, non siamo carbonari. Non tifano per un governo o contro un governo, partecipano semplicemente al dibattito pubblico sui diritti e le garanzie», ha osservato il segretario di Area democratica per la giustizia, Giovanni Zaccaro. Mentre per il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, quella di Crosetto è «una fake news», insomma «una cosa che non ha nessun fondamento e che fa male alle istituzioni».
Il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova, di fronte al polverone sollevato, ha compiuto un gesto di buonsenso, dal sapore – questo sì – istituzionale: ha invitato il ministro a riferire in parlamento per spiegare quali sono le informazioni a sua disposizione. Sul punto ha incontrato la disponibilità di Crosetto: «Sono molto felice di poter condividere con commissione Antimafia o Copasir (per motivi di segretezza) le mie preoccupazioni e le cose che mi sono state riferite, per valutarle», ha replicato alla proposta avanzata dall’esponente delle opposizioni. Il Pd, con il senatore Walter Verini, ha sottolineato: «Venga in commissione antimafia». Anche perché sarebbe più facile avere informazioni pubbliche, dato che in pubblico le ha vagheggiate lo stesso ministro.
Crosetto, comunque, non ha fatto un passo indietro rispetto all’intervista rilasciata al Corriere, usando lo stesso piglio enigmatico: «Mi sono premurato anche di comunicare anche ad altri le notizie che mi erano state riferite (da persone credibili) e che ritenevo gravi, ove e se confermate». Un rilancio in piena regola, dunque, seppure travestito da “ricerca della verità”.
Lessico berlusconiano
Il dizionario di Crosetto non è certo inedito: è tipico del berlusconismo, epoca che ha vissuto in prima persona come molti altri protagonisti dell’esecutivo in carica. Un modello che ottiene il risultato di mettere insieme i partiti del centrodestra. Tutti uniti contro le “toghe rosse”, a cui si attribuiscono disegni semi eversivi. Una tesi che un parlamentare di lungo corso, come Bruno Tabacci, non accredita per niente: «Quello di cui parla il ministro si chiama tecnicamente golpe. E se fosse una cosa seria da un ministro della Difesa ci si attenderebbero misure conseguenti, non chiacchiere. Invece temo proprio che siamo solo alle chiacchiere in libertà».
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