Se nel caso della sezione dell’Msi del quartiere Tuscolano la fondazione Alleanza nazionale ha donato 30mila euro perché l’acquisto venisse fatto dall’associazione neofascista Acca Larenzia, in altri casi invece si è mossa diversamente, ma sempre in una sorta di continuità con le frange più nere. Una fonte interna ha portato ad esempio il caso dell’acquisto della sezione del partito di via Ottaviano 9 a Roma, dove ogni anno si commemora l’omicidio del militante del Fuan, Mikis Mantakas.

La fondazione infatti ha come scopo quello di preservare l’eredità culturale e storica della destra missina e nella lista delle attività appare esserci il recupero delle storiche sedi del partito.

Così effettivamente è andata con la sede dell’Msi nel quartiere Prati, acquistata nel 2018 direttamente dalla fondazione An e da cui, ha spiegato la fonte, «sono stati cacciati gli estremisti che la gestivano» e ora è «sigillata, in attesa di decidere a cosa destinarla».

Dopo lo scioglimento di An, infatti, la storica sede era stata occupata dal Movimento sociale europeo e Forza Nuova e nel 2015 era stato minacciato lo sfratto. A quel punto la questione era stata sollevata da varie anime della destra ex missina e la fondazione si era mossa per l’acquisto. Un acquisto che si è trasformato anche in un ottimo affare per la fondazione.

La sezione, infatti, occupa ben 174 metri quadrati a due passi dalle mura vaticane, è un «appartamento ad uso uffici, posto al piano primo sottostrada, composto di ingresso, sala riunioni, ufficio, due colai deposito e vango» ed è stata ceduta dai precedenti proprietari – i fratelli Pasquale ed Eleonora Romualdi – alla modica cifra di 50mila euro, come risulta dall’atto notarile.

Secondo i valori di agenzia, infatti, in quella zona di Roma il costo al metro quadro è di almeno 5mila euro. Anche abbassandone un poco il valore visto che si tratta di un immobile interrato, con la stessa cifra in quella zona non si acquista nemmeno un box auto.

La compravendita

Il costo così contenuto potrebbe giustificarsi sia con lo stato dell’appartamento che con il fatto che la fondazione abbia dovuto occuparsi di liberarlo degli “inquilini” politici morosi. Nel 2015, infatti, la famiglia Romualdi (senza parentele con il militante missino Pino Romualdi) aveva ottenuto che lo sfratto diventasse esecutivo ma, quando la polizia aveva tentato di sgomberare l’immobile, si era trovata davanti un presidio di circa 200 militanti.

«Tutto tace in via della Scrofa, dove la dirigenza della Fondazione Alleanza nazionale, da Franco Mugnai in giù, è evidentemente troppo impegnata nella spartizione del patrimonio immobiliare ed economico del Movimento Sociale Italiano per poter intervenire a difesa di Via Ottaviano 9», si leggeva nel documento pubblicato dagli occupanti dopo aver respinto lo sfratto.

Il sollecito degli estremisti neofascisti aveva fatto breccia. Da quel momento, infatti, due membri del cda della fondazione hanno iniziato a chiedere formalmente al presidente Mugnai di «intervenire» per «permettere che la sede che da mezzo secolo rappresenta uno dei pilastri della memoria della destra romana e nazionale e che nei duri anni Settanta ha pianto la morte dello studente Miki Mantakas venga tutelata e destinata da oggi all’avvenire alla disponibilità di quanti ne conservano e ne rispettano la memoria».

E così è stato, con anche un ottimo accordo economico. Altrettanto, invece, non si può dire della altrettanto storica sede di via Acca Larentia.

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