La premier ha scelto una strategia a metà tra il popolare e il populista in vista delle prossime europee per centrare l’obiettivo del 30 per cento. Una svolta iniziata in piena estate dopo la rottura con il portavoce Sechi e con il ruolo di suggeritore del compagno Giambruno
La presenza a Monza, al Gran premio di Formula 1, mentre era in corso il Forum Ambrosetti (snobbato orgogliosamente). Il tweet di sostegno a Francesco Bagnaia, campione del mondo in carica di MotoGp protagonista di una terribile caduta nell’ultima gara a Barcellona. E prima ancora la visita a Caivano in risposta all’appello lanciato da don Maurizio Patriciello.
Se due indizi fanno una prova, in questo caso c’è una collezione di prove. La svolta pop, nel senso di popolare ma anche un po’ populista, di Giorgia Meloni è in corso. Ed è iniziata già da agosto con il sapore di un’offensiva elettorale per le Europee del prossimo anno. Il sigillo è stato apposto con l’intervista esclusiva al settimanale Chi. La presidente del Consiglio, in perenne fuga della domande dei cronisti, ha scelto un magazine patinato per raccontare la sua esperienza a palazzo Chigi, definita un «ottovolante 24 ore su 24».
Una copertina che le ha dato la possibilità di abbandonare il lessico istituzionale in favore di una narrazione densa di pathos e di emotività. Una versione riveduta e aggiornata dell’inno «sono Giorgia, sono madre, sono cristiana». Una strategia che, al momento, sembra fruttare in termini elettorali. I sondaggi danno Fratelli d’Italia in ottima salute.
L’effetto collaterale è il mondo produttivo che probabilmente mastica amaro. Che si sente ignorato. Ma la storia insegna che gli appelli e i messaggi delle imprese non possono cadere nel vuoto per molto tempo, specie in previsione di un autunno complicato per l’economia. Insomma, va bene rinunciare alla platea “ingessata” riunita sul lago di Como, ma certe assenze, prima o poi, si pagano.
A tutta velocità
La presidente del Consiglio sembra aver indossato nuovamente gli abiti della leader vicina alla gente, che pensa agli interessi degli italiani e snobba l’establishment. Si procede con più bagni di folla, incontri a elevato impatto mediatico, e meno podi su cui salire per rivolgersi alle platee di imprenditori. In pochi giorni Meloni ha disertato il meeting di Comunione e liberazione a Rimini e il workshop di Cernobbio, i due momenti storicamente più importanti di agosto che offrono segnali importanti per capire cosa succederà nel dibattito politico.
A rappresentare l’esecutivo una lunga lista di ministri, da quello dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al titolare delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, fino al vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Meloni ha preferito farsi fotografare nel paddock del circuito di Monza dove ha trovato il modo di tracciare un parallelo tra il Gp di Formula 1 e la situazione dell’Italia.
«Il tempio della velocità diventa per noi anche fonte di ispirazione, perché abbiamo bisogno di correre di più per far correre di più questa nazione», ha detto. E se qualche imprenditore ha storto il naso al Forum Ambrosetti per l’assenza della premier, pazienza: l’obiettivo è quello di portare i consensi di Fratelli d’Italia oltre il 30 per cento alle prossime Europee, come ha ammesso l’eurodeputato di FdI, Carlo Fidanza.
Caivano è forse il simbolo di questo rilancio comunicativo meloniano. Dopo la visita in compagnia di don Patriciello, che ne aveva richiesto la presenza, Meloni ha celebrato l’operazione condotta ieri mattina al Parco Verde. «È solo l’inizio di quel lungo percorso che il governo si è impegnato a portare avanti per ripristinare legalità e sicurezza e per far sentire forte la presenza dello Stato ai cittadini», ha scritto su X, promettendo che non ci saranno più «zone franche».
Così ha telefonato alla madre di Giovanbattista Cutolo, il 24enne ucciso a Napoli in seguito a una sparatoria causata da un banale litigio, per chiedere «cosa posso fare». Momenti spot, buoni a occupare lo spazio di un titolo. E che trasmettono la sensazione di una Meloni più vicina alla gente.
Comunicazione fatta in casa
Il cambio di passo segna uno spartiacque tra il primo e il secondo anno del governo Meloni. L’esordio un po’ claudicante alla ricerca di una costante istituzionalizzazione sembra acqua passata. Bisogna a tornare a parlare la lingua che ha portato al successo delle elezioni politiche. E in questa direzione va letta anche l’organizzazione della kermesse pensata per celebrare l’anniversario della vittoria elettorale.
Domenica 24 settembre è la data cerchiata in rosso. Sarà una giornata tutta concentrata sull’autocelebrazione della premier da mandare nell’etere agli orari giusti, quelli di massimo ascolto dei telegiornali. Ci saranno interventi, contributi esterni e video agiografici. Tutto nel segno di Meloni, anzi di Giorgia come ama essere chiamata in segno di familiarità.
C’è un aspetto temporale che non passa certo inosservato: il cambio di narrazione coincide con l’annunciato addio di Mario Sechi al ruolo di capo ufficio stampa e relazioni con i media di palazzo Chigi. Un addio che ha riportato la premier sotto il controllo dell’asse formato della segretaria Patrizia Scurti e della storica portavoce Giovanna Ianniello. Un addio che ha coinciso con l’ascesa pubblica della sorella di Meloni, Arianna, e con la nomina del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari a coordinatore della comunicazione.
Sembrano essere loro i consiglieri dietro la svolta (anche se il compito di Fazzolari ha contorni poco definiti, sembra più un argine alla Babele di dichiarazioni dei ministri). In ogni caso è indubbio che sia stata la leader stessa a scegliere di cambiare rotta. Magari confortata dal compagno Andrea Giambruno, che da giornalista conosce bene le regole della comunicazione pop e che nell’ultimo periodo si è messo in evidenza per le sue uscite un po’ sopra le righe. Che anche questo faccia parte della nuova strategia di Meloni? Una strategia fatta in casa.
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