Molti micro partiti potranno accedere alla ripartizione delle risorse pubbliche. Ci sono sigle sconosciute come l’Italia c’è di Librandi e il movimento trentino Campobase. Stop per la Dc di Cuffaro e Rifondazione comunista
C’è la carica dei piccoli partiti, pressoché sconosciuti, che riusciranno a raggranellare un po’ di risorse economiche. E c’è l’immancabile presenza di formazioni territoriali, dal Trentino alla Sicilia, in grado di muoversi nella giusta direzione e rafforzare le proprie casse. La corsa al due per mille, l’ultima forma di finanziamento pubblico ai partiti (attraverso la scelta dei contribuenti nella dichiarazione dei redditi), è fondamentale per la sopravvivenza delle forze politiche.
Nell’elenco, compilato dall’apposita commissione e visionato da Domani, sono presenti soggetti più abili con i regolamenti che con la conquista dei voti, come L’Italia c’è o Italia dei Valori. Per accedere al beneficio bisogna possedere dei requisiti minimi, come l’elezione in parlamento o nell’europarlamento di almeno un rappresentante. Ma basta anche l’apparentamento a una lista (depositando in comune il marchio al Viminale) che ha garantito un eletto alle ultime Politiche o alle Europee.
Ingressi a sorpresa
Tra le new entry spicca il movimento L’Italia c’è, fondato dall’imprenditore ed ex deputato renziano Gianfranco Librandi, che alle politiche del 2022 si è apparentato con +Europa.
Nella galassia moderata, tendenza centrodestra, è garantito il due per mille a Coraggio Italia, movimento del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e a Noi Moderati dell’ex ministro, Maurizio Lupi, e del presidente della regione Liguria, Giovanni Toti. Il catalogo prosegue con all’Italia dei Valori, fondata dall'ex pm Antonio Di Pietro, oggi capitanato da Ignazio Messina e diventata parte integrante del contenitore di Lupi e Toti.
Dormono sonni tranquilli, sul lato centrosinistra, il Centro democratico di Bruno Tabacci, eletto alla Camera nelle liste di Impegno civico - il fallimentare progetto lanciato da Luigi Di Maio - e Demos, che conta sul deputato Paolo Ciani. Ancora più a sinistra nessun problema per Possibile, fondato da Pippo Civati e guidato dall’ex deputata Beatrice Brignone, e per il Partito socialista italiano, che hanno usato al meglio la strategia degli apparentamenti elettorali.
Storia bocciata
Per tante sigle meno note che trovano spazio, sono esclusi altri partiti con una certa tradizione alle spalle. A cominciare da Rifondazione comunista, che ha addirittura rinunciato a presentare la richiesta. Il Prc era stato già escluso lo scorso anno. Così ha avviato una battaglia per modificare la legge. «C’è un progressivo restringimento degli spazi democratici», ha denunciato il segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo.
Nulla è cambiato, però. La commissione ha bocciato poi la richiesta della “vecchia” Democrazia cristiana, finita sotto il controllo dell’ex presidente della regione Sicilia, Totò Cuffaro. Altri due partiti si sono arresi all’assenza dei requisiti, evitando di chiedere il due per mille: è il caso di Alternativa popolare, ex creatura di Angelino Alfano oggi nelle mani del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, e per l’Italia con Paragone, partito iper personale del giornalista ed ex senatore del Movimento 5 stelle (poi fuoriuscito), Gianluigi Paragone. Le prossime Europee saranno decisive per tornare in ballo con il due per mille, altrimenti rischiano di restare senza risorse pubbliche per molti anni ancora.
Successi locali
Alla prossima ripartizione del beneficio, intanto, parteciperà senza dubbio Campobase, movimento trentino, che ha come segretario il sindaco di Folgaria, Michael Rech. Il profilo più noto, almeno sul piano nazionale, è quello di Lorenzo Dellai, storico presidente della provincia di Trento e deputato (eletto con Scelta civica) dal 2013 al 2018: è tra i registi politici dell’operazione. Campobase può garantirsi un gruzzoletto di risorse per il futuro grazie al due per mille.
E se questo movimento rappresenta una novità, viene confermata la presenza tra i beneficiari del finanziamento la Stella Alpina, partito regionale della Valle d’Aosta, guidato da Ronny Borbey, sindaco del comune di Charvensod, e che conta in totale due eletti nel consiglio regionale valdostano.
Dallo stesso territorio provengono gli autonomisti dell’Union valdotaine, che comunque vantano un pedigree più solido, avendo portato qualche eletto nel parlamento italiano. La questione non riguarda solo le regioni del nord. Sud chiama Nord, fondato dal sindaco di Taormina, Cateno De Luca, è presente nell’elenco per il secondo anno consecutivo. Una buona occasione per mettere risorse in cascina in vista delle elezioni di giugno.
Sul fronte dei big, invece, nessuna sorpresa: ci sono tutti da Fratelli d’Italia al Pd. Compreso il Movimento 5 stelle che ha scelto, sotto la leadership di Giuseppe Conte, per il secondo anno consecutivo di partecipare alla ripartizione del due per mille.
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