La politica degli annunci non sta portando bene all’esecutivo: tutti i casi sono state previste norme che poi non sono state approvate o sono cambiate in modo sostanziale strada facendo.
Il governo Meloni balla un valzer sulle leggi: un passo avanti e due indietro. Nei due mesi dall’insediamento del governo, sono stati molti i casi in cui la premier Giorgia Meloni ha anticipato la volontà di approvare una norma che poi è stata cancellata o completamente riscritta.
L’ultimo caso è quello del pos: il governo aveva inserito nella legge di Bilancio che sarebbero sparite le sanzioni per chi non permetteva di pagare con il bancomat sotto i 60 euro. Ieri notte, però, la norma è stata cancellata dalla finanziaria, anche su pressione europea.
Favorire i pagamenti elettronici come mezzo di contrasto all’evasione, infatti, è uno degli obiettivi del Pnrr che il governo Draghi aveva raggiunto e tornare indietro su questo non ha incontrato il favore di Bruxelles, quando ha analizzato il testo della legge di Bilacio.
Risultato, gli esercenti che – subito dopo l’annuncio di Meloni - avevano già affisso i cartelli in cui avvertivano di non accettare pagamenti elettronici sotto una certa soglia, hanno dovuto tornare sui loro passi.
Bonus cultura
Un altro annuncio fatto dal governo e poi ritrattato ha riguardato la cancellazione del bonus Cultura, ovvero una delle previsioni introdotte dal governo Renzi che dava ai diciottenni un bonus di 500 euro da spendere per libri, cinema, teatri e intrattenimenti culturali.
Meloni ne aveva annunciato la cancellazione con l’obiettivo di fare cassa per spostare quei fondi su altre voci.
Ora, invece di una cancellazione, il governo ha previsto che il bonus verrà limitato ai giovani con i redditi più bassi.
Norma anti rave
Un passo indietro è stato fatto anche rispetto agli annunci iniziali della norma cosiddetta anti rave, contenuta nel decreto legge del 31 ottobre e ora in via di conversione alla Camera.
Nella previsione iniziale del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, la norma doveva riguardare sia gli organizzatori che i partecipanti e prevedeva una pena molto alta con la possibilità di uso delle intercettazioni. Inoltre, la norma era molto generica e poteva riguardare anche eventi diversi dai rave.
L’emendamento ministeriale, invece, è tornato indietro su molti punti, anche su spinta di Forza Italia, che ha da subito contestato la formulazione del reato. In particolare, ora è previsto solo per gli organizzatori, i casi sono stati molto circoscritti, prevedendo che si tratti di eventi musicali con pericolo per la salute e l’igiene pubblico o con presenza di spaccio di droga.
Porti chiusi
Il primo vero passo indietro, infine, ha riguardato la gestione degli sbarchi, con l’introduzione dei cosiddetti “sbarchi selettivi”. La misura del ministero dell’Interno doveva prevedere che gli unici migranti a poter sbarcare fossero quelli con effettive urgenze mediche, valutate da medici saliti a bordo delle navi ong.
Il decreto è stato considerato contrario al diritto sia internazionale che interno e, nelle occasioni in cui è stato messo in pratica, alla fine è stato necessario far sbarcare tutte le persone a bordo a fronte del deterioramento delle condizioni sanitarie di chi era stato bloccato. Inoltre, i porti sono stati riaperti agli sbarchi delle navi ong.
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