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Individuati i nomi solo per Torino e Roma, dove entrambi sono candidati civici. Tutto è ancora in alto mare per i capoluoghi chiave.
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A Bologna manca anche il profilo, a Milano i papabili si sono tutti sfilati e addirittura c’è chi ha chiesto direttamente a Salvini di scendere in campo per risolvere la questione.
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A Napoli il candidato in pectore Maresca rischia di saltare perché non vuole i loghi di partito: Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno già detto no e minacciano di trovare un nuovo candidato.
Sono finiti gli anni in cui si doveva sgomitare per contendersi la candidatura a sindaco, soprattutto nelle grandi città. Oggi il centrodestra non è solo a corto di candidati provenienti dall’ortodossia di uno dei partiti che lo compongono, ma è anche senza possibili candidati civici.
Il tutto, mentre si consuma la confusione sul fronte della possibile nascita di un partito unico. Proposta da cui Fratelli d’Italia si è già sfilata, mentre la Lega tentenna e ciò che resta di Forza Italia si spacca ulteriormente.
Una rappresentazione plastica: lo scontro via tweet tra Licia Ronzulli e la ministra Mara Carfagna. La prima esulta per il percorso che «porterà alla formazione del partito unico», la seconda risponde, facendo evidente riferimento alla Lega, «a te l’arduo compito di convincere gli alleati a convertirsi all’atlantismo, all’europeismo e ai valori del popolarismo europeo». Non proprio un incoraggiamento.
Ma è sul fronte delle amministrative che la situazione è, se possibile, ancora più complicata. Ieri era atteso un vertice per decidere le ultime candidature, ma è stato annullato. E dopo la scelta dell’avvocato amministrativista Enrico Michetti per Roma e dell’imprenditore Paolo Damilano per Torino, tutto tace: nessun candidato per Bologna, confusione a Napoli e psicodramma a Milano, dove l’ultimo a essersi ritirato dalla corsa dei papabili in corsa per palazzo Marino è stato il manager Oscar di Montigny.
Con Giorgia Meloni a Bruxelles impegnata a cercare di strappare Viktor Orbán dall’abbraccio leghista, Matteo Salvini ha preferito dedicarsi ai referendum sulla giustizia ed è sceso in piazza a Roma insieme agli avvocati penalisti che manifestavano per la separazione delle carriere dei magistrati. Nei prossimi giorni, invece, sarà a Milano dove lo attende un fitto calendario di incontri già pianificati e dove cercherà di risolvere la vicenda comunali.
Psicodramma Milano
Ma non sarà facile. Beppe Sala è un avversario forte, anche se la sensazione è che il centrodestra non ci stia nemmeno provando a vincere. In pista, mentre si allunga la lista dei rifiuti, resta sempre l’ex ministro Maurizio Lupi. Che però non è un candidato “civico”, unica caratteristica che per Salvini e Meloni appare al momento irrinunciabile.
Chi scegliere allora? Per dare la dimensione del grado di tensione, nelle ultime ore ha iniziato addirittura a girare voce che il candidato potesse essere lo stesso Salvini. A chiederlo apertamente sono stati l’ex parlamentare di Forza Italia e ora manager, Fabio Minoli, la presidente di Federfarma Lombardia Annarosa Racca e il manager del Gruppo Pellegrini, Roberto Rasia Dal Polo.
Una boutade forse, viste le diverse ambizioni del leader leghista. Eppure dagli ambienti della Lega è dovuta trapelare la notizia di un Salvini lusingato dall’offerta, che però viene declinata con l’assicurazione che il segretario si occuperà personalmente della questione per trovare il candidato migliore una volta per tutte. In che tempi? «Tempi rapidi», dicono da via Bellerio. Ma per ora tutto tace e nessun nuovo nome si è affacciato.
Incertezza su Napoli
Se Milano piange, Napoli non sorride. Il capoluogo campano avrebbe un candidato ormai designato che, sulla carta, risponderebbe ai requisiti necessari. Catello Maresca – magistrato noto per indagini contro la criminalità organizzata, napoletano doc e con molti agganci nella città e soprattutto nel mondo cattolico – si è collocato fuori ruolo dalla magistratura da poco più di una settimana, ma la sua campagna silenziosa sarebbe cominciata mesi fa.
Ha incontrato i leader del centrodestra, li ha convinti di essere l’uomo giusto al posto giusto per sottrarre Napoli al centrosinistra dopo i dieci anni del suo collega Luigi De Magistris. Tuttavia c’è un particolare che fino a oggi ha impedito ai leader di Lega, FI e FdI di ufficializzare il sostegno alla sua candidatura. Forte del suo radicamento in città e forse anche in difficoltà visto il suo ruolo professionale, Maresca si è subito descritto come il candidato civico di tutti i napoletani e ha posto il veto sulla presenza dei simboli di partito tra chi lo sosterrà.
Non solo, in questa fase di composizione delle liste, sta vagliando attentamente i candidati per evitare nomi che potrebbero metterlo in imbarazzo. Se l’idea di rinunciare al proprio simbolo non sarebbe troppo indigesta per la Lega, che comunque al sud è ancora su cifre ridotte, la presa di posizione di Maresca non è piaciuta a Forza Italia e soprattutto a Fratelli d’Italia, che un nome alternativo lo avrebbe per le mani: il penalista Sergio Rastrelli.
Nei giorni scorsi avrebbe incontrato di nuovo Meloni, stanca delle bizze di Maresca e determinata nel volere il proprio simbolo sulla scheda. Insomma, il magistrato rischia di rompere ciò che al momento appare indistruttibile: l’alleanza di centrodestra sui territori. «FdI e FI faranno lo stesso percorso, andremo con i simboli e andremo insieme», ha detto il coordinatore cittadino di Forza Italia, Fulvio Martusciello, che ha lanciato una sorta di ultimatum: «Ci auguriamo che la Lega segua la nostra posizione e mantenga questa unità. Sarebbe incredibile che Maresca scelga di andare solo con il Carroccio». Dopo Milano, dunque, Salvini dovrà trovare il tempo di fare un salto anche a Napoli e mettere ordine in queste amministrative che somigliano sempre più a un rebus insolubile.
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