- Oggi alle 16.30 inizierà la discussione in aula, dopo un po’ di mortaretti e forse i primi voti procedurali: potrebbero essere depositate le eccezioni di costituzionalità e forse la richiesta di ritorno in commissione del testo.
- Voti palesi, senza una proposta politica vera non ci saranno comunque sorprese. Prima, alle 15, il presidente della Commissione giustizia, Andrea Ostellari, ha convocato la commissione.
- La legge andrà in aula senza aver completato la sua strada in commissione, quindi senza un relatore. In quella sede non c’è più nessuna possibilità di trovare la mediazione invocata dalla Lega e da Italia viva. Se c’è una possibilità di trovarla altrove, per esempio in aula, per ora resta ben coperta.
«Domani torno a Roma perché c’è questo ddl Zan da bloccare o quanto meno da cambiare in parlamento». Nel pomeriggio di ieri Matteo Salvini dalla Calabria annuncia o meglio minaccia il suo rientro al Senato – effettivamente è una notizia, non è fra i più indefessi di palazzo Madama – per la partenza dell’iter della legge contro l’omofobia.
Oggi alle 16.30 inizierà la discussione in aula, dopo un po’ di mortaretti e forse i primi voti procedurali: potrebbero essere depositate le eccezioni di costituzionalità e forse la richiesta di ritorno in commissione del testo. Voti palesi, senza una proposta politica vera non ci saranno comunque sorprese. Prima, alle 15, il presidente della Commissione giustizia, Andrea Ostellari, ha convocato la commissione. La legge andrà in aula senza aver completato la sua strada in commissione, quindi senza un relatore. In quella sede non c’è più nessuna possibilità di trovare la mediazione invocata dalla Lega e da Italia viva. Se c’è una possibilità di trovarla altrove, per esempio in aula, per ora resta ben coperta.
Da una parte Salvini promette battaglia, dall’altra i renziani disegnano scenari da apocalisse: «Le destre si iscriveranno in massa a parlare», prevede il sottosegretario Ivan Scalfarotto (Iv) alla Stampa, «stiamo cercando di trovare un accordo che permetta di approvare il provvedimento, il rischio è che il testo Zan non diventi mai legge». La frase rivela un pezzo di verità su cui Iv e Lega sorvolano: e cioè che in assenza di un accordo politico, il testo della legge contro l’omofobia, una volta emendato, finirebbe su un binario morto. Ma l’accordo politico con la Lega è una missione impossibile, viste le distanze con il testo già approvato alla Camera.
Secondo Scalfarotto invece è possibile: «La soluzione può essere spostare l’attenzione dalle caratteristiche delle vittime – l’orientamento sessuale e l’identità di genere – al movente del reato, cioè punire i reati fondati su omofobia e transfobia». Se la Lega dice sì «non deve presentare nessun emendamento e non deve chiedere nemmeno un voto segreto». Ipotesi ardita.
«Ma la possibilità di una mediazione con la Lega esiste davvero? Le proposte del presidente Ostellari non sono una mediazione per noi, quelle di Iv la Lega non le voterebbe mai», ripete Franco Mirabelli, che si è visto squadernare in commissione l’idea di cancellare due articoli della legge (l’1 e il 4) e rimaneggiare un terzo (il 7) e cioè stravolgere la legge in un modo che la stragrande maggioranza delle associazioni contesta.
L’asse Salvini-Renzi
In realtà l’ipotesi più pericolosa per il testo Zan è che la Lega accolga qualche emendamento di Italia viva, lo faccia proprio e provi a ribaltare la maggioranza. Ma i senatori del Pd la escludono: «Una cosa è dire, come fanno in molti, di essere disponibili a stare a un tavolo. Un’altra è costruire una maggioranza con le destre, tutte le destre, contro di noi. Non lo farebbero», ragiona un dem di rango. Anche in Italia viva c’è chi difende Matteo Renzi dall’accusa di intelligenza con il nemico leghista. Come Donatella Conzatti, la senatrice di Iv che più si è spesa per il testo Zan: «Io non asseconderò mai le campagne chiaramente strumentali», ma «sono preoccupata per i numeri. Per esempio non ho chiari quelli dei Cinque stelle. Ho chiesto alla capogruppo del Pd Simona Malpezzi di riflettere ancora su una mediazione. Un tentativo va fatto. Prima che il testo naufraghi». Insomma la partenza del testo è fra i tamburi di guerra.
La Lega deve ancora decidere se mettere in moto l’“algoritmo Calderoli”, quello che sputa milioni di emendamenti ostruzionistici; oppure fare la faccia buona e scommettere sull’attivismo di Matteo Renzi: anche lui oggi si annuncia in aula, nel giorno in cui il suo libro esce nelle librerie (e le anticipazioni escono a pioggia quasi su tutti i giornali). Fuori dal Senato si è data appuntamento la rete di associazioni riunita nella campagna “Dà voce al rispetto”. Manifestazioni in molte altre città. «La Lega gioca a far credere che la legge serva a plagiare i bambini, quando invece l’educazione al rispetto e alle differenze sono le vere armi per difenderli da abusi e violenza», secondo Rosario Coco, di Gaynet.
«Renzi inizia a parlare come Salvini, auspicando il compromesso su “gender”. La Zan, oltre a occuparsi di crimini d’odio, non fa altro che introdurre la giornata del 17 maggio in tutte le scuole, nel rispetto dell’autonomia scolastica. Nulla a confronto di tutti i paesi fondatori della Ue che prevedono l’educazione sessuale in tutte le scuole». Davvero si può mediare con chi sottoscrive accordi con Orbán che vieta di parlare di omosessualità a scuola? Renzi è sicuro di sì, e dà per certa una possibilità di mediazione che metta fuori gioco il Pd e il suo segretario Enrico Letta. Dal Pd non ci credono, perché, dice Mirabelli, «quella della mediazione è solo una finta narrativa».
© Riproduzione riservata