Il presidente della Camera ha inserito Roberto De Mattei, teorico dell’ultradestra, nella commissione per selezionare i consiglieri parlamentari. «Il ritorno al patriarcato per evitare i femminicidi», scrive sul suo blog
L’omosessualità come un male che attira la punizione divina, perché «Dio non si disinteressa di quanto accade nella storia» ma «trae il bene da ogni male, ma ogni male deve avere il suo castigo».
La rivendicazione, rilanciata dopo il delitto di Giulia Cecchettin, di un ritorno al patriarcato con lo scopo di arrivare a un modello sociale fondato «sull’autorità del padre, capo della famiglia e sulla santità della madre». E ancora: la legge sul divorzio vista come una «sciagura», le unioni civili etichettate come «uno sfregio» e l’aborto come «delitto».
Sono queste alcune delle tesi oscurantiste, espresse nel corso dei vari anni, da Roberto De Mattei, ex docente associato di Storia moderna e del cristianesimo dell’Università Europea di Roma, che il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha inserito nella commissione esaminatrice per l’assunzione di 25 consiglieri parlamentari da immettere nell’organico di Montecitorio. Si tratta di un concorso bandito da tempo. Nei prossimi mesi arriverà a conclusione: a novembre dovrebbero infatti tenersi le prove scritte. Serviva però completare la commissione: un posto, dunque, è andato a De Mattei.
Commissione integrata
Fontana ha provveduto, firmando l’11 settembre il decreto di integrazione. Tra i nomi aggiuntivi c’è appunto quello di De Mattei, campione del pensiero dell’ultradestra religiosa, che sposta l’asse ideologico verso la cultura di radicalismo cattolico. Un tratto caratterizzante del percorso politico di Fontana. Prima di diventare la terza carica dello stato è stato, infatti, il trait d’union tra il mondo pro-life, gli anti-abortisti e la Lega, nella sua roccaforte di Verona.
Il rapporto tra De Mattei e Fontana è stato sigillato già nella scorsa estate: a luglio il presidente della Camera ha portato il proprio saluto alla fondazione Lepanto, guidata proprio dal professore di storia.
In passato De Mattei aveva difeso a spada tratta le battaglie di Fontana condotte da ministro della Famiglia, definendolo vittima «di un’intolleranza ideologica». Le affinità non mancano. Tanto che l’ex docente è stato reclutato nella commissione.
De Mattei vanta un solido curriculum in ambito accademico, che spiega la convocazione come responsabile alla correzione delle prove di storia. All’inizio degli anni Duemila è stato consigliere di Gianfranco Fini, quando il leader di An era vicepresidente del governo Berlusconi. Nella sua carriera è stato anche vicepresidente (dal 2003 al 2011) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), il massimo organismo scientifico.
Eppure si è contraddistinto per le sue affermazioni che poco hanno a che fare con la scienza. In un suo intervento ha sostenuto che lo tsunami del 2011 in Giappone sia stato «un castigo di Dio», al pari del terremoto che distrusse Messina nel 1908. E ha aggiunto: «Le grandi catastrofi sono una benevola manifestazione della misericordia di Dio».
Il caso ha richiesto l’intervento del Cnr e la precisazione del docente secondo cui aveva parlato da «libero cittadino» e non da numero due dell’istituto di ricerca.
Ma è l’omosessualità una delle ossessioni di De Mattei. «Un'unica prostituta fa fornicare molti uomini e lo stesso succede con l'abominevole presenza di pochi invertiti, infettano un bel po’ di gente», ha detto citando un antico autore, Salviano da Marsiglia, nell’ambito di un ragionamento secondo cui il crollo dell’impero romano era legato alla diffusione dell’omosessualità. Più di recente ha sostenuto: «La famiglia indissolubile composta da un uomo e una donna è l’unica famiglia degna di questo nome, mentre i cosiddetti matrimoni omosessuali rappresentano un capovolgimento dell’ordine naturale e cristiano».
Le battaglie oscurantiste
De Mattei, dopo il delitto Cecchettin, è arrivato a mettere in dubbio la piaga dei femminicidi, etichettandoli come «i cosiddetti femminicidi».
Il problema è che «la famiglia patriarcale non esiste più in Italia, salvo poche isole felici. E in queste poche isole che più che patriarcali dovremmo definire naturali, la moglie rispetta il marito e i figli rispettano i genitori, e la donna non viene uccisa, ma è amata e rispettata». Perciò, prosegue ancora De Mattei, «l’assassino di Giulia Cecchettin non è figlio della cultura del patriarcato, ma della cultura sessantottina, relativista e femminista che oggi permea la società intera e di cui tutti sono responsabili e vittime allo stesso tempo».
Ma Fontana, nonostante tutto, lo ha inserito nella commissione esaminatrice del concorso alla Camera. E del resto a Montecitorio soffia ormai un vento ultraconservatore.
Nelle scorse settimane, è stato nominato come capo servizio per il controllo parlamentare Cristiano Ceresani, già capo di gabinetto di Fontana al ministero della Famiglia, aveva sostenuto che il cambiamento climatico fosse «colpa di Satana». E se Di Mattei poteva sembrare un caso isolato, due indizi potrebbero costituire una prova: l’ultradestra religiosa ha messo radici ai vertici delle istituzioni.
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