- Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sfrutta la presentazione del suo primo libro come occasione per contare le proprie truppe. Si vedono anche anche volti inaspettati, come quello di Virginia Raggi.
- Secondo chi lo sostiene, Di Maio partiva già con una buona base. Le esperienze di governo lo hanno fatto maturare, e insieme a lui la sua furbizia.
- A dare nuovo slancio alle truppe è la notizia che al Senato il candidato di Conte a capogruppo non strappa la riconferma al primo turno: la consapevolezza che Conte perde ulteriore sostegno li manda a casa contenti.
Per Luigi Di Maio si mobilitano tanti parlamentari, incerti sulla guida di Giuseppe Conte. In pochi si fanno sfuggire l’occasione di omaggiare il ministro degli Esteri che presenta il suo primo libro alla Galleria Sordi, a pochi passi dal parlamento. Anche perché quelli che credono ancora nel rilancio contiano sono sempre meno.
Arrivano con qualche minuto di anticipo i parlamentari dimaiani, che si siedono in fondo alla platea tutti insieme. Sergio Battelli, Federica Dieni, Gianluca Vacca e un’altra manciata di deputati, anche qualche senatore.
Di Maio non è poi cambiato tanto da quella volta, nel 2013, quando ha messo la prima volta piede in parlamento. Molti lo conoscono addirittura da prima: «Ha capito da subito che non vale la pena inseguire un consenso immediato, ma quanto bisogna giocare sul lungo periodo», dice un deputato.
Nel pubblico c’è la vecchia guardia che ha affiancato Di Maio nei primi anni, il primo portavoce Augusto Rubei (che l’ha aiutato nella stesura del libro), l’altra colonna portante della comunicazione grillina dei primi tempi Cristina Belotti e il fedelissimo Pietro Dettori.
Ci sono anche gli ex ministri Giulia Grillo e Vincenzo Spadafora e si aggiunge presto l‘ex viceministro Stefano Buffagni, «quello che per primo l’aveva scaricato quando era in difficoltà», sussurra un parlamentare. Si aggiunge anche e il deputato questore Francesco D’Uva, anche lui non annoverato finora in nessuna “squadra” del Movimento.
Un’occasione per contarsi
Non si presenta nessuno della nuova segreteria di Conte, e a una domanda sui rapporti con il presidente Di Maio dice che può contare sulla lealtà di tutto il Movimento. Si aggiungono altri volti inaspettati: la sindaca uscente Virginia Raggi, ma soprattutto Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.
Bonafede è considerato un uomo di fiducia di Giuseppe Conte: si piazza in prima fila, ben visibile. Salendo sul palco, Di Maio controlla con lo sguardo presenti e assenti, fa un saluto anche alla consigliera regionale campana Valeria Ciarambino, che cita nell’intervista un paio di volte.
A Raggi, seduta per tutto l’evento accanto all’altra Virginia, la fidanzata, dedica dal palco un’ampia difesa. I due non sono mai stati davvero uniti, ma ora condividono un nemico comune: l’ex presidente del Consiglio.
La narrazione del personaggio
Molti dicono che nel principio della carriera politica di Di Maio c’era già tutto: «È sempre stato la persona più razionale del Movimento, il percorso di governo l’ha fatto maturare ulteriormente. È l’unico ad avere davvero la stoffa del leader», dice un altro deputato. I parlamentari si fidano, ma sono consapevoli delle doti di furbizia del ministro.
Durante la presentazione si diffonde la notizia che al Senato la votazione per il capogruppo si conclude in parità: l’uscente Ettore Licheri non riesce a battere la sfidante Mariolina Castellone, candidata ostile a Conte e di conseguenza preferita da Di Maio.
L’uomo di Conte che doveva portare il gruppo del Senato all’elezione del presidente della Repubblica non ottiene la riconferma al primo turno e tanto basta per diffondere un clima di gioia tra i dimaiani. La notizia trasforma la presentazione del libro nella prima riunione ufficiosa di chi non sopporta più la gestione dell’avvocato e preferirebbe veder tornare al comando Di Maio.
Ma le truppe di Di Maio non hanno problemi con la nuova versione del loro leader, il sostegno a Mario Draghi non è in discussione: quando Di Maio dice che la sera prima con il ministro Giancarlo Giorgetti hanno soltanto discusso di quanto fosse buona la pizza, scoppia una risata. Nessun problema a riprendere i contatti con i leghisti, basta che siano dell’ala governista.
L’occasione diventa così un momento per contarsi e preparare le prossime mosse. I parlamentari presenti preparano il ritorno del loro leader e vanno a casa soddisfatti del risultato della votazione al Senato. Celebrano, come lo definisce un membro dello staff Cinque stelle, «il ragazzo con un talento spiccato che attraverso esperienze, risultati ed errori è diventato uomo e ha visto maturare anche il suo piglio per il potere e la sua paraculaggine».
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