- La segreteria di Elly Schlein rende più plausibile un’alleanza tra Pd e Cinque stelle, ma non è detto che questa possibilità si trasformi in un binomio vincente.
- Il M5s ha accolto con favore l’elezione di Schlein, ma dai messaggi d’auguri traspare un certo timore che la nuova segretaria faccia concorrenza su quelli che sono diventati i temi identitari del Movimento.
- Schlein metterà alla prova il sodalizio in parlamento, con battaglie comuni, e alle Regionali di Molise e Friuli. In prospettiva, però, dovrà decidere se puntare a drenare i consensi di Conte o continuare a nutrire l’alleanza.
L’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Pd apre a una nuova fase anche in termini di alleanze. Le geometrie variabili che hanno portato i dem a correre soli alle elezioni politiche di settembre – dopo aver tagliato i ponti con i Cinque stelle prima e aver visto saltare gli accordi con il terzo polo poi – sono cosa del passato. Con la vittoria di Schlein, il partito sembra destinato a ricostruire il sodalizio con i Cinque stelle e allontanandosi dalle posizioni del terzo polo.
In effetti le reazioni del Movimento 5 stelle all’esito delle primarie sono state in gran parte positive. Ma, nonostante auguri e incoraggiamenti, tra le righe dei messaggi degli esponenti Cinque stelle si percepisce anche una malcelata preoccupazione. A dettare la linea è il leader Giuseppe Conte, il primo a congratularsi: «Gli elettori Pd hanno chiesto un cambiamento rispetto a chi ha barattato le misure del Conte II su lavoro, ambiente, povertà, sostegno a imprese e ceto medio con la vuota agenda Draghi. Su questi temi noi abbiamo già da tempo progetti chiari».
Tradotto: non abbiamo intenzione di lasciare a un Pd più radicale i temi che abbiamo presidiato finora. Nel corso della giornata lo hanno seguito le voci più importanti del Movimento. Il messaggio è sempre lo stesso: apertura al dialogo ma da una posizione di unici, legittimi difensori delle istanze di sinistra. Se Schlein sosterrà «le battaglie del M5s sul fronte della giustizia sociale, della lotta ai cambiamenti climatici e per la pace, siamo pronti a dialogare con lei» dice la capogruppo al Senato Barbara Floridia, mentre il collega della Camera Francesco Silvestri concede alla neosegretaria di essere «un interlocutore che mostra sensibilità sulle tematiche del Movimento».
Antiche ombre
Dall’approccio dei Cinque stelle traspare il timore di essere scalzati nel favore degli elettori da chi interpreta i loro temi con più credibilità. Su Conte continua ad allungarsi l’ombra della passata alleanza con la Lega mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sta eliminando uno a uno i suoi cavalli di battaglia, dal superbonus al reddito di cittadinanza.
All’ex avvocato del popolo resta solo la posizione sulla guerra in Ucraina per smarcarsi da Schlein che, vista la fermezza mostrata dai dem finora, avrà più difficoltà a cambiare linea. La prova del fatto che il Movimento cercherà di distinguersi proprio in questo ambito si può trovare nella storia Instagram di giornata di Danilo Toninelli, ex senatore e ministro, oggi influencer part time del M5s con quasi 120mila follower: «Se davvero sei il cambiamento per il Pd, al prossimo decreto di invio di nuove armi all’Ucraina, vota contro!»
Verso l’alleanza?
Schlein con molta probabilità, almeno nel primo periodo, aprirà a un’alleanza, per lo meno sulle battaglie parlamentari da condividere e portare avanti in un contesto comunque sfavorevole, considerata la salda presa della destra su Camera e Senato. Il primo appuntamento per mettere alla prova del voto la rinnovata allenaza sono le elezioni regionali di maggio. In Friuli-Venezia Giulia e Molise Schlein può iniziare a contrattare con Conte da una posizione di forza, trovando l’intesa su un candidato d’area. La vera partita, però, si giocherà alle europee: in un anno, la segretaria del Pd può riuscire a drenare i consensi del Movimento, e alla consultazione il sistema proporzionale non premia le coalizioni.
Un contesto che rende appetibile anche l’ipotesi di una lista unica per evitare la dispersione di voti. Ma chi è familiare con i meccanismi del Movimento vede troppi ostacoli alla costruzione di un progetto unitario: la fine dell’identità del M5s in primis, l’ira di chi alle politiche e alle recenti regionali non è stato eletto e di nuovo non troverebbe posto nelle liste, ma anche l’orgoglio personale dell’ex premier.
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