Da Salvini a Meloni, passando per Letta, Renzi, Conte e Berlusconi. I leader dei principali partiti si sono mossi alla ricerca del candidato ideale. Ma in fondo a ognuno, per motivi diversi, è utile che sia eletto il premier
Matteo Salvini è il leader che ha più da guadagnare da una elezione di Mario Draghi al Quirinale. Prima ragione: se un centrodestra a guida leghista vincerà le elezioni, che siano nel 2022 o nel 2023, Salvini deve essere sicuro che questa volta otterrà l’incarico di formare un nuovo governo.
Sergio Mattarella ha pilotato gli eventi in modo che questo non accadesse e, nella stagione sovranista, ha messo il veto sul ministro dell’Economia scelto da Salvini, cioè l’anti euro Paolo Savona. Se Salvini diventasse il grande elettore di Draghi al Colle, chiuderebbe con la stagione anti europeista e filorussa e otterrebbe in un sol colpo la benevolenza del prossimo capo dello stato e un’apertura di credito dai partner europei.
La seconda ragione per cui a Salvini conviene Draghi al Colle riguarda i destini del centrodestra.
Se al leader leghista riesce il colpo di certificare la fine politica di Silvio Berlusconi, spingendolo a ritirare la sua candidatura prima dell’arrivo in aula, mentre Giorgia Meloni ancora non ha le truppe parlamentari per rivendicare la supremazia sulle destre, ecco che da segretario della Lega Salvini si trova a capo di un centrodestra de-berlusconizzato che può allargarsi al centro verso Giovanni Toti e Matteo Renzi. Così da essere maggioritario ma non ostaggio di Fratelli d’Italia.
Terza ragione per mandare Draghi al Quirinale: Salvini potrebbe farsi garante della prosecuzione del governo, rivendicare il suo amato ministero degli Interni nell’ambito della spartizione delle caselle con gli altri leader di partito, avere visibilità in campagna elettorale (per qualche mossa a effetto anti immigrati) ed evitare che una maggioranza senza Lega riformi la legge elettorale per ridurre il peso dei collegi uninominali al solo scopo di ridurre il numero dei seggi leghisti in un parlamento che già offrirà meno poltrone, dopo il taglio del numero dei parlamentari. Nessun altro candidato garantisce a Salvini questi benefici.
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