Dopo aver presentato, ieri, il Pnrr che l’Italia invierà alla Commissione europea entro il 30 aprile, il premier ha fatto stamattina la sua replica a Montecitorio: «Tempi stretti, ma così i fondi arriveranno prima. Gli enti locali sono i veri attuatori del piano. La governance sarà in un provvedimento a parte. Il parlamento sarà pienamente coinvolto». Poi l’ok di Montecitorio al piano. Alle 15 l’intervento in Senato
Via libera della Camera al Recovery Plan con 442 deputati a favore, 19 contrari e 51 astenuti. Il voto è stato espresso a Montecitorio dopo che il premier, Mario Draghi, si era presentato stamattina alle 11 per le repliche in seguito alla presentazione e alla successiva discussione di ieri. Adesso la discussione si è spostata al Senato: dalle 15 è previsto l’intervento del presidente del Consiglio, poi ci saranno le dichiarazioni di voto e le votazioni sulle risoluzioni. Il Pnrr da 248 miliardi verrà poi presentato, entro il 30 aprile, alla Commissione europea.
Il dibattito al Senato
Il dibattito alla Camera
Molinari (Lega): «Governo sta dimostrando serietà»
«Avremmo voluto avere anche più tempo per approfondire, ma va capito anche le esigenze del governo e la serietà del presidente Draghi. Il cambio di passo si denota anche dalla serietà che questo governo sta dimostrando». Così il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, in fase di dichiarazione di voto sulle risoluzioni sul Recovery plan, rivolgendosi anche ai colleghi di FdI. «Voglio ricordare che abbiamo già votato, in quest’aula, il mandato al governo per presentare il piano a Bruxelles. Siamo molto ben pagati per fare lo sforzo di leggere 300 pagine di Piano con slide e tabelle in poche ore, per dibattere del futuro del Paese. Anche perché leggendolo si capirebbe meglio il senso, evitando di dire cose sbagliate e si coglierebbe la differenza tra questo testo e quello che avevamo in mano qualche mese fa».
Meloni: «Il Parlamento è stato ignorato»
«Il Parlamento su questo piano, forse il documento più importante della storia repubblicano, è stato ignorato, permettemi di dire, è stato deriso. Noi – ha detto in aula Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia – siamo stati mesi impegnati sul piano di Giuseppe Conte, poi Conte è andata a casa perché Italia Viva diceva che un piano così importante non può essere gestito da forze oscure ma deve essere valutato dal Parlamento. Dov'è ora Renzi, in Arabia Saudita? Ci sono troppe risposte che restano drammaticamente inevase. La riforma del fisco, per esempio. Anche Conte voleva lo sviluppo del Sud, io sono d'accordo, poi però l'ha risolto con il reddito di cittadinanza e lì non sono più d'accordo».
«Lei – ha continuato – dice che la data del 30 aprile non è mediatica, non è nemmeno perentoria. Poteva dare al Parlamento il tempo di leggere, una settimana, in compenso abbiamo il disco verde di Bruxelles, loro hanno potuto leggerlo e speriamo che non lo abbiano scritto. Avevamo fatto le nostre proposte, come tutti, che sono state ignorate. Come la sicurezza e il piano carcerario. O il piano Roma, lei dice Roma Caput Mundi, mi permetto di dire che con 500 milioni mi pare un po' difficile. Vede, presidente Draghi, lei giustamente ha buttato il piano di Giuseppe Conte, il problema è che con quel piano ha buttato anche le proposte del Parlamento. Non possiamo però in coscienza votare un documento di 330 pagine in 24 ore, forse siamo i meno veloci a leggere, o forse siamo gli unici che non siamo costretti sempre a dire che va tutto bene. Un partito serio non vota a scatola chiusa con un prendere o lasciare, e per questo noi dobbiamo astenerci adesso da ogni giudizio e quando sarà compiuto il nostro giudizio, le garantisco che sarà libero e non viziato da interessi di parte come quello di qualcun altro».
Marattin (Iv): «Accedere al Mes, non cambiamo idea»
«Una volta capito come riformare la sanità, dobbiamo accedere alla linea pandemica del Mes. È trascorso un anno e noi di Italia viva non abbiamo cambiato idea». Così Luigi Marattin di Italia Viva durante le dichiarazioni di voto alla Camera. «Italia Viva – ha proseguito – accoglie il suo appello non solo ora, ma quando si tratterà di passare dalle parole ai fatti se la politica sarà in grado di accogliere questa sfida sarà un successo altrimenti sarà solo l'ultimo dei nostri rimpianti e non in ordine cronologico».
L’intervento di Draghi
«Cercherò di rispondere a tutte le osservazioni fatte ieri, durante la discussione. Mi dispiace per i tempi brevi della discussione: la scadenza del 30 aprile è utile perché se si arriva prima, si accede ai fondi prima. La Commissione inizierà a finanziare il progetto a maggio-giugno, poi la finestra sarà chiusa per l’estate. Se il piano si presenta subito, si arriva ai fondi prima dell’interruzione. Per questo il dibattito non è stato lungo come ci si aspettava, anche se questo parlamento ha portato avanti lunghe interlocuzioni con le parti sociali. Come sapete il dialogo con la Commissione è stato approfondito, in particolare sul tema delle riforme, che abbiamo voluto dettagliare non solo per soddisfare i requisiti del Dispositivo europeo, ma anche per permetterci di offrire agli italiani cronoprogrammi chiari e credibili».
L’importanza degli enti locali
«La vera sfida, dopo la consegna del piano, è trovare un modo di attuazione efficace tra le amministrazioni locali e il governo centrale. Questo è il punto nodale del Pnrr. Sono gli enti locali ad avere la maggiore contezza dei problemi e delle dinamiche del territorio: sono loro i veri attuatori del piano. Per cui non c’è una gara tra loro e lo stato. Agli enti locali andrà circa il 40 per cento delle risorse».
«Per quanto riguarda le modifiche inserite nella versione del 26 aprile, come comunicato dal Ministro D’Incà alle Camere, sono state di carattere formale, di coordinamento tra le diverse parti del Piano e di riallineamento di alcuni tempi di attuazione».
La governance del piano in un provvedimento a sé
«Il governo del piano sarà definito in un provvedimento normativo che sarà adottato a breve. Questo piano permette investimenti che sarebbero stati impensabili fino a pochi giorni fa».
Giovani, donne e Sud
«Passo ora alle critiche che sono arrivate circa le poche risorse ai giovani, le donne lavoratrici, il Sud e le infrastrutture digitali
La mia premessa generale è che questo Piano prevede stanziamenti molto corposi, che permettono investimenti che sarebbero stati impensabili fino a poco fa. L’intero piano è un investimento sul futuro e sulle giovani generazioni. Come ho già detto ieri, dobbiamo garantire ai nostri giovani welfare, sicurezza abitativa e un mercato del lavoro adeguato. Ieri in quest’Aula, ho parlato delle misure del Piano per le famiglie giovani, quelle per le infrastrutture sociali e le case popolari, e gli incentivi fiscali per i mutui».
«Inoltre, il piano interviene per garantire in maniera equa e adeguata il diritto allo studio, e stanzia quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi, 500 milioni per le borse di studio per accedere all’università. Prevede poi l’ampliamento dei dottorati, attraverso un finanziamento cumulativo di circa un miliardo. Ribadisco inoltre l’introduzione di una previsione per condizionare l’esecuzione dei progetti finanziati non solo dal PNRR, ma anche da REACT-EU e dal Piano complementare, alla nuova occupazione giovanile e femminile».
«Il Piano prevede importanti misure a sostegno delle donne lavoratrici. Vi sono interventi a favore dell’imprenditoria femminile, ma soprattutto un corposo pacchetto per aiutare ad alleggerire il carico familiare che spesso grava sulle spalle delle donne. Il Piano asili nido, di cui ha parlato anche l’On. Tripodi del Movimento 5 Stelle, stanzia ben 4,6 miliardi per gli asili nido e le scuole d’infanzia. Questo investimento porta a creare circa 230.000 nuovi posti destinati ai bambini più piccoli, e si tratta di una stima prudenziale. L’ambizione del Governo è raggiungere e superare gli obiettivi europei a riguardo. Si prevede inoltre il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare. Sul Mezzogiorno ci sono stati molti interventi durante il dibattito, che testimoniano l’estrema rilevanza di tale tema. Cito l’On. Prestigiacomo di Forza Italia, l’On. Basso de Caro del Partito Democratico. Il Piano esplicita in maniera chiara come verranno spese le risorse inserite nei piani del Dispositivo europeo e nei fondi aggiuntivi».
«Al Sud andrà circa il 40% delle risorse che possono essere ripartite con il criterio del territorio, ovvero circa 82 miliardi di euro. È una cifra più alta della quota della popolazione residente al Sud (34%), e molto più alta della quota di prodotto interno lordo (22%). Alcune Missioni del Piano prevedono poi investimenti in quote ancora maggiori: Penso ad esempio alla Missione 3, Infrastrutture per la Mobilità Sostenibile, dove arriva al 53%, o alla Missione 4, Istruzione e Ricerca, dove tocca il 46%. Inoltre, oltre il 45% degli investimenti nella connettività a banda ultralarga si svilupperà nelle regioni del Sud».
«Rispondo poi ai commenti che sono arrivati da Forza Italia, e sottolineo che questi interventi per il Sud convergono su quattro priorità: il miglioramento dei servizi, la sostenibilità, le connessioni e i collegamenti e l’attrazione di nuovi investimenti. Sono tutte misure che si inseriscono nella nostra visione complessiva: far ripartire e poi accelerare la convergenza del Mezzogiorno, ferma ormai da mezzo secolo. Per quanto riguarda l’osservazione dell’On. Fassina di Liberi e Uguali relativa ai livelli essenziali delle prestazioni, la loro definizione è molto importante per il Governo e infatti è contenuta nel Piano. Un esempio è quello del programma per la garanzia e occupabilità dei lavoratori, nella riforma sulle politiche attive del lavoro e della riforma della non autosufficienza, che si basano proprio sulla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Il Governo sta lavorando inoltre in particolare sul tema degli asilo nido, in modo da aumentare l’offerta delle prestazioni di educazione e cura della prima infanzia nei territori più lontani dall’obiettivo europeo del 33% di bambini che possono accedere al servizio».
La banda larga e il 5G
«Per quanto riguarda la banda larga, e qui rispondo all’osservazione dell’On. Butti Fratelli d’Italia, il governo intende stanziare 6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G. L’obiettivo del Governo è portare entro il 2026 reti a banda ultralarga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche. A maggio avviamo la mappatura dei piani d’investimento previsti dai privati per identificare le aree del Paese che senza interventi del governo resterebbero sfavorite. Per queste aree è previsto un contributo statale per assicurarci che non si creino nuovi divari digitali da qui al 2026. Vogliamo che si evitino duplicazioni di investimento, che gli operatori di mercato scelgano le tecnologie più adatte ad ogni zona e che comunque la scelta dei cittadini e la concorrenza vengano tutelate. Grazie a questa nuova e completa infrastruttura intendiamo investire per ammodernare la nostra amministrazione, connettere tutte le scuole e gli ospedali, incentivare le imprese a investire e digitalizzarsi».
Il turismo
«Per quanto riguarda le osservazioni di Fratelli d’Italia e della Lega sul turismo, sottolineo come a questi settori siano destinati circa 8 miliardi di euro. Sono previsti interventi per la valorizzazione di siti storici e culturali, volti a migliorare la sicurezza, l’accessibilità e la loro attrattività. Ci sono inoltre investimenti nel digitale, per consentire il collegamento dell’interno ecosistema turistico e per migliorare la competitività delle imprese».
«Su Roma, tema sollevato dall’On. Trancassini di Fratelli d’Italia, il PNRR prevede un’iniziativa specifica “Caput Mundi” da 500 milioni di euro per finanziare progetti che valorizzano il patrimonio storico e culturale della città di Roma; permettono la messa in sicurezza di luoghi pubblici ed edifici storici; digitalizzano i servizi culturali e rinnovano parchi e giardini storici. Nel complesso, intendiamo avviare un progetto che muovendo dalla Capitale porti il turismo lungo i percorsi nazionali spesso meno noti ma non meno unici».
Il superbonus
«Sul tema del Made in Italy, citato dall’On. Bianchi della Lega, uno degli obiettivi principali della Missione 1 è favorire l’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese, soprattutto nei settori più innovative e strategici. In questo senso vanno gli interventi nell’ambito del Fondo per l’internazionalizzazione la cui dotazione è di circa 1,2 miliardi di euro, e quelli specifici sui settori ad alta tecnologia come l’aerospazio. In generale, gli investimenti su ricerca e sviluppo contribuiranno a un Made in Italy improntato sempre di più alla capacità innovativa».
«Molti di voi hanno chiesto garanzie relativamente al superbonus. Ribadisco che per questa misura, tra PNRR e Fondo complementare, sono previsti oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 per le case popolari (Iacp). Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021. Inoltre, già con un decreto legge a maggio, interveniamo con delle importanti semplificazioni per agevolare la sua effettiva fruizione».
La transizione ecologica
«Rispondo ora ai rilievi sull’agricoltura presentati da Fratelli d’Italia. Diversi progetti riguardano la sua digitalizzazione: stanziamo 500 milioni per l’innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo ed alimentare. Il progetto sostiene l’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l’ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni».
«Sono arrivate poi sollecitazioni sul tema dell’idrogeno, in particolare dall’On. Chiazzese del Movimento 5 Stelle.
Prima di tutto voglio sottolineare come il PNRR italiano stanzi complessivamente 3,6 miliardi sullo sviluppo dell’idrogeno, dato significativamente superiore ai 2 miliardi della Francia e all’1,6 miliardi della Spagna. È evidente che la transizione debba tendere all’utilizzo di idrogeno verde. Questo richiederà una efficacia senza precedenti nel raggiungimento dei target di generazione di elettricità da sorgenti rinnovabili, in assenza delle quali si dovranno considerare tecniche alternative per la generazione del vettore idrogeno».
«Il target previsto è il 72% dell’elettricità globale da fonte rinnovabile nel 2030. Vuol dire installare circa 70 GigaWatt di potenza rinnovabile nei prossimi 10 anni. Il ritmo attuale è 0,8. Dunque tutto dipenderà da quanto saremo in grado di rispettare la tabella di marcia del piano, riducendo al minimo i ritardi nell’implementazione delle infrastrutture energetiche. O attuiamo le riforme o la transizione energetica richiederà 88 anni. In tema di punti di ricarica dei veicoli elettrici – un altro tema sollevato dal Movimento 5 Stelle – nel piano abbiamo obiettivi puntuali ed ambiziosi. Intendiamo sviluppare 7.500 punti di ricarica nelle superstrade e circa 13.755 punti di ricarica in centri urbani».
«Più in generale, noto che sono arrivate osservazioni apparentemente opposte circa la transizione ambientale. Alcuni temono che possa far danno al nostro sistema industriale esistente. Altri chiedono che essa permei ogni ambito di intervento. Personalmente, credo sia una contraddizione facile da sciogliere.
Il Governo è convinto che la transizione ecologica debba riguardare tutti i settori produttivi. Infatti essa è una priorità trasversale del nostro Piano. Il PNRR alloca circa il 40% delle risorse ad obiettivi climatici. Oltre agli interventi previsti nella Missione 2, ci sono quelli sui trasporti, e sull’efficienza energetica. Siamo quindi ben oltre l’obiettivo europeo del 37%. Allo stesso tempo, siamo convinti che la transizione ambientale sia un motore di sviluppo e di occupazione, soprattutto per i giovani. Un esempio è la filiera dell’automotive, e i cambiamenti che vengono ad essa apportati dalla mobilità elettrica. Per questo sono presenti specifici investimenti sulle batterie».
«Per quanto riguarda il tema della commissione sulla Valutazione d’Impatto Ambientale, la durata media della conclusione dei procedimenti è di oltre due anni. Non sono tempi compatibili con le infrastrutture di cui abbiamo bisogno, e che, ricordo, mettiamo in campo anche per andare incontro agli obiettivi ambientali. Le riforme che proponiamo portano a una riduzione dei tempi, anche con il rafforzamento della capacità del nuovo Ministero della transizione ecologica. L’On. Cenni del Partito Democratico ha sollevato il tema del consumo di suolo, che ha particolare rilievo nel Piano e su cui il Governo si impegna a presentare una legge. Come esempio di questa attenzione, voglio citare l’investimento “parco agrisolare”, che sarà realizzato senza consumo di suolo».
L’alta velocità
«Passo ora al tema dell’alta velocità. Il Piano e il Fondo Complementare prevedono investimenti per oltre 15 miliardi. Un esempio, è la linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, dove i treni potranno viaggiare a 300 Km all’ora. Con questi investimenti, ci si metterà lo stesso tempo da Roma a Torino e da Roma a Reggio Calabria. Tutte le linee ad alta velocità non sono progetti vecchi, ma estremamente innovativi. La Roma-Pescara è una novità assoluta. Il raddoppio del binario sulla linea esistente della Palermo-Catania-Messina va incontro ad un’esigenza avanzata dalla regione Sicilia.
Per gli interventi ferroviari al Nord sono destinati 8,6 miliardi. Gli interventi consentono di potenziare i servizi di trasporto su ferro, e stabiliscono per le merci connessioni efficaci con il sistema dei porti esistenti. In particolare grazie ai lavori sul tratto Liguria-Alpi i tempi di percorrenza sono dimezzati sia sulla tratta Genova-Milano che sulla quella Genova-Torino. La capacità sarà aumentata da 10 a 24 treni/ora».
La riforma del fisco
«Vi sono state numerose sollecitazioni sulla tassazione, in particolare dall’On. Bitonci della Lega. La riforma del fisco fa parte di quell’insieme di riforme che, sebbene non ricomprese nel perimetro delle azioni previste dal Piano, devono accompagnarne l’attuazione. La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee».
«Per riformare il sistema fiscale è auspicabile una ampia condivisione politica. Il Governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto e svolgerà un ruolo di primo piano attraverso l’“indagine conoscitiva sulla riforma dell’IRPEF e altri aspetti del sistema tributario” avviata dalla Commissioni parlamentari e tuttora in corso di svolgimento. Le indicazioni che proverranno dal lavoro delle Commissioni saranno adeguatamente riflesse nel testo del disegno di legge delega. È presto, pertanto, per dare risposte su quale sarà la riforma del fisco. È essenziale che il lavoro del Parlamento giunga a compimento e che vengano fornite indicazioni politiche quanto più condivise e puntuali possibili. Per realizzare in tempi certi la riforma definendone i decreti attuativi il Governo, dopo l’approvazione della legge di delega, istituirà una Commissione di esperti».
Il debito
«Quanto al debito, riteniamo che sia essenziale in questo momento concentrarci sulla crescita economica. Il governo vuole rilanciare gli investimenti e la produttività, per permetterci di raggiungere tassi di crescita molto più alti che nel recente passato. Se siamo in grado di rilanciare il potenziale di crescita della nostra economia, riusciremo anche a ridurre rapidamente il rapporto tra debito pubblico e PIL».
Lo sport
«Concludo infine con un riferimento allo sport, sottolineato dall’Onorevole Bella del Movimento 5 Stelle. L’Italia da anni reclamava un piano sulle politiche sportive. Con un miliardo di investimenti nel PNRR da oggi lo sport ha piena dignità nelle politiche pubbliche del nostro Paese, anche per lo stretto legame che c’è tra l’attività sportiva, il benessere e la coesione sociale. Intendiamo potenziare le infrastrutture per lo sport e favorire le attività sportive a cominciare dalle prime classi delle scuole primarie. Delle infrastrutture sportive scolastiche beneficerà inoltre l’intera comunità territoriale, al di fuori dell’orario scolastico attraverso convenzioni e accordi con le stesse scuole, gli enti locali e le associazioni sportive e dilettantistiche locali».
L’appuntamento al Senato
Dalle 16 ci si sposta al Senato: non è ancora chiaro se Draghi presenterà lo stesso discorso di ieri a Montecitorio. Anche lì, si passerà poi all’esame, alle dichiarazioni di voto e al voto finale. Mercoledì o più probabilmente giovedì ci sarà l'approvazione finale in Consiglio dei ministri e il 30 aprile il Pnrr sarà inviato a Bruxelles
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