Ora che la legge sulla gestazione per altri (gpa) effettuata all’estero è stata approvata, occorre tornare a parlarne. La disciplina, infatti, rischia di essere smontata dai giudici, e non perché essi siano “politicizzati”, come dice il governo, ma per le criticità che potrebbero inficiarne la tenuta.

Il reato universale

Definire la gestazione per altri “reato universale” – come ha fatto Giorgia Meloni – è giuridicamente errato.

Innanzitutto, per la gpa praticata all’estero possono essere perseguiti solo i cittadini italiani. Invece, nei casi di giurisdizione universale, relativa a illeciti ovunque commessi, può essere punito chiunque. Ciò accade, tra l’altro, nei casi di reati di riconosciuto disvalore sociale, come ad esempio i crimini di guerra, o sanzionati con una pena detentiva elevata, superiore ai tre anni. La gestazione per altri non rientra né nell’uno né nell’altro caso: tale pratica non è universalmente censurata, anzi è legale in molti stati, ed è punita con la reclusione fino a due anni.

Profili di incostituzionalità

Nella fattispecie sanzionata rientrano pratiche e situazioni molto diverse tra loro. La gestazione per altri può avvenire non solo a fini commerciali, in taluni casi con forme di sfruttamento, ma anche per altruismo e solidarietà, specie quando intercorra uno stretto rapporto di parentela o amicizia tra la madre intenzionale e la donna che porta avanti la gravidanza. Trattare giuridicamente allo stesso modo ipotesi così differenti rischia di violare i principi di proporzionalità e ragionevolezza, con conseguenti dubbi di costituzionalità.

Potrebbe minare la nuova normativa, per lesione del principio di legalità, altresì la mancanza del requisito della doppia incriminazione, secondo cui un reato può essere punito in Italia anche se commesso in un altro paese solo quando costituisca reato pure in quest’ultimo.

La mancanza della doppia incriminazione, inoltre, rischia di rendere di fatto non perseguibile l’illecito, con buona pace della sua dichiarata “universalità”. Saranno difficili accordi di collaborazione giudiziaria tra lo stato che persegue la condotta e quello in cui essa è legittimamente tenuta, in assenza dei quali risulterà arduo per il primo ottenere le prove necessarie a sostenere l’incriminazione.

Le discriminazioni

La nuova disciplina potrebbe determinare discriminazioni tra chi ricorre alla gestazione per altri. L’ufficiale di stato civile probabilmente non porrà alcun problema a una coppia etero che chiede di trascrivere un certificato di nascita estero. Non così, invece, se si trattasse di una coppia dello stesso sesso, specie se di uomini: il funzionario del Comune sarà indotto ad attivarsi presso l’autorità giudiziaria. Sorge il sospetto che il governo abbia inteso penalizzare le famiglie arcobaleno, salvaguardando nei fatti le altre.

Una discriminazione vi sarebbe anche qualora la gpa fosse realizzata da una coppia composta da un cittadino italiano e da uno straniero: solo il primo sarebbe perseguibile.

Di certo, a essere discriminati con la nuova legge saranno i bambini. Esiste l’adozione in casi particolari, cui dovrebbe ricorrere il genitore intenzionale, ma non c’è una legge che tuteli il minore durante il tempo che serve per tale adozione. E, soprattutto, l’istanza per l’adozione speciale potrebbe far scattare le indagini sull’eventuale reato di gpa. Si tratta di un cortocircuito normativo, il cui effetto principale è quello di porre il minore in una situazione di fragilità. L’interesse superiore del bambino, sancito dalla Convenzione Onu sull’infanzia, non è stato considerato dal legislatore, ma sarà elemento rilevante quando la legge arriverà nei tribunali.

Il nodo dei medici

La ministra per la famiglia, Eugenia Roccella, ha affermato che non solo l’addetto all’anagrafe, in qualità di pubblico ufficiale, sarà tenuto a denunciare i genitori di un bambino nato da gpa, ma anche il pediatra, ad esempio, che pure riveste tale qualifica. Su quest’ultimo punto si nutrono dubbi. È vero che il medico ha l’obbligo di denunciare gravi reati perseguibili d’ufficio di cui abbia notizia nell’esercizio delle sue funzioni. Ma considerare il minore nato da gestazione per altri alla stregua, ad esempio, di una lesione personale derivante da illecito che il medico curante abbia l’obbligo di denunciare pare un’aberrazione. Anche perché ciò potrebbe indurre i genitori a non rivolgersi ai sanitari o a farlo “clandestinamente”.

Roccella non sembra aver valutato il corretto bilanciamento tra l’obbligo di denuncia e il dovere di riservatezza, oltre che di segreto professionale. Ma sarà facile dare la colpa ai giudici, quando il problema si porrà nei tribunali.

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