L’Agcom aveva detto che il confronto poteva andare in onda ma solo se la maggioranza degli altri partiti era d’accordo Tutto annullato, resta l’incognita Mentana
L’atteso confronto televisivo fra Elly Schlein e Giorgia Meloni, a Porta a Porta, non si farà. L’annuncio della Rai è arrivato dopo la decisione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), del 15 maggio.
Secondo l’autorità, il confronto si sarebbe potuto svolgere nel rispetto della par condicio solo se il relativo format fosse stato accettato «da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in parlamento». L’emittente televisiva pubblica ha reso noto che, in assenza della maggioranza richiesta dall’Agcom, «ritiene di non poter programmare alcun confronto nei termini precedentemente proposti».
La par condicio trascurata
Eravamo stati i primi a sollevare un problema di par condicio, già nel gennaio scorso. Qualche giorno fa avevamo scritto che il confronto fra le due segretarie rischiava di essere un film già visto, anzi, non visto, così come non si era visto il dibattito fra Giorgia Meloni ed Enrico Letta in occasione delle elezioni politiche del settembre 2022.
All’epoca, l’Agcom aveva chiaramente affermato che «un unico confronto televisivo tra due soli soggetti politici» non sarebbe stato «conforme ai principi di parità di trattamento», determinando per loro «un indebito vantaggio elettorale rispetto agli altri». Dunque, era facile immaginare che così sarebbe andata anche questa volta.
Del resto, è molto chiara anche la disciplina della par condicio per le elezioni europee 2024, elaborata sia dall’Agcom (delibera n. 90/24/CONS) sia dalla commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai (provvedimento del 9 aprile 2024).
Le trasmissioni dedicate al confronto tra gli esponenti di vertice dei partiti «devono assicurare una effettiva parità di trattamento oltre che nell’ambito della medesima trasmissione, anche nell’ambito di un ciclo di più trasmissioni dello stesso programma, organizzate secondo le stesse modalità e con le stesse opportunità di ascolto».
Dunque, prima di annunciare il confronto tra Meloni e Schlein, sarebbe stato necessario che la Rai valutasse il rispetto di queste regole, creando le condizioni per la parità rispetto a tutti gli altri leader. Ma in Italia ormai gli annunci pare valgano più delle regole, ed evidentemente non solo in politica.
I dubbi
La decisione dell’autorità solleva alcuni dubbi. Innanzitutto, sembra quasi che l’Agcom abbia deciso di non decidere, rimettendo sostanzialmente la possibilità dello svolgimento del confronto fra le due leader agli esponenti degli altri partiti. Il duello tv si sarebbe potuto fare solo se la maggioranza di questi ultimi avesse accettato il relativo format.
E qui viene il secondo dubbio. Gli altri esponenti politici avrebbero dovuto eventualmente concordare su quanto già messo a punto da Bruno Vespa e dagli staff di Meloni e Schlein, senza poter concorrere a definire modalità, termini, composizioni dei confronti fra leader. Insomma, prendere o lasciare.
In terzo luogo, «accettare il format», espressione utilizzata nel comunicato stampa dell’autorità, e partecipare al format sono intese come espressioni equivalenti?
Infine, l’Agcom fa riferimento all’accettazione «da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale», senza ancorare il concetto a un criterio numerico, «e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in parlamento», senza chiarire come quest’ultimo parametro operi rispetto a quello precedente.
C’è poi un dubbio ulteriore, di tipo “politico”. Il 14 maggio scorso, in un’intervista, Meloni aveva detto che qualcuno stava «brigando» al fine di impedirle di confrontarsi con Schlein. Ora che la maggioranza degli altri esponenti politici ha deciso di non accettare il format, Meloni avrà gioco facile nel dire che è colpa loro se le è stato tolto il palcoscenico di Porta a Porta. Una decisione più netta da parte dell’autorità avrebbe scongiurato l’eventualità di certe interpretazioni.
L’offerta di Mentana
Adesso, però, si pone un’altra questione. Qualche giorno fa, Enrico Mentana, direttore del Tg La7, ha ufficializzato «la proposta di due confronti televisivi tra i leader delle liste in lizza per le elezioni europee», nelle serate del 5 e del 6 giugno. «Prendendo l’ultimo sondaggio Swg divulgabile, quello del 23 maggio» – ha detto il direttore – la serata del 6 giugno sarà riservata «ai rappresentanti delle liste maggiori».
Il format sembra rispettare le regole in tema di par condicio e le condizioni indicate dall’Agcom. Meloni accetterà di dibattere in questa nuova sede, che forse reputa meno “amica” rispetto a quella di Vespa, e non solo con l’avversaria che si era scelta, ma anche con i leader di partiti diversi?
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