Tre temi nel dibattito sulla corsa al Quirinale in un fine settimana particolarmente ricco di indiscrezioni, sussurri e grida (quelle di Sergio Mattarella). Prima questione. Il presidente uscente si è irritato molto per i giochi attorno al Disegno di legge costituzionale, presentato da Luigi Zanda, Dario Parrini, Gianclaudio Bressa e altri senatori del Pd, che vieta la rieleggibilità al Quirinale dello stesso Presidente dopo il primo mandato. Dal Nazareno hanno chiarito informalmente che lo “stupore” di Mattarella era ben compreso e che non c’era relazione tra la proposta di riforma e il prossimo rinnovo del Quirinale.

Il Manifesto ha scritto ieri che a questo punto “Letta ha scelto Draghi”, ma stamattina sul Corriere Enrico Letta è tornato a precisare che ci penserà solo a gennaio: “Non c’è nulla di vero” in quello che scrivono i giornali, sostiene. E noi gli crediamo. È certo però che l’opzione, più o meno sbandierata fino ad oggi dalla dirigenza del Pd del “congelamento” delle due poltrone (copyright Stefano Folli), è tramontata. Spiace dirlo, ma il Mattarella bis va proprio messo in archivio. Si apre una nuova partita.

Da qui le ambizioni risorgenti in campo dem, comprese quelle del ministro della Cultura Dario Franceschini, come ben sottolineato stamattina su queste colonne.

L’INGORGO FRA MONTECITORIO E QUIRINALE

Secondo tema che ha catalizzato l’attenzione dei commentatori è l’ingorgo istituzionale, che sarebbe senza precedenti nel caso in cui Mario Draghi fosse eletto al Quirinale.

Non è mai accaduto nella storia della Repubblica che un presidente del Consiglio in carica fosse potenziale candidato (secondo il Corriere peraltro quello con la massima probabilità di riuscita) alla presidenza della Repubblica.

Ilario Lombardo sulla Stampa si è chiesto: "Chi farà le consultazioni? Chi tra Draghi e Mattarella, nel passaggio di testimone tra i due, avrà il compito di convocare i partiti per formare il nuovo governo? Il premier uscente o il Capo dello Stato agli sgoccioli del suo mandato? È un rebus che va sciolto per gestire ogni conseguenza”.

Rebus che sarebbe già al vaglio di “uffici” di Montecitorio e Quirinale. Aggiungiamo sommessamente: Mattarella toccherà l’argomento scottante nel suo ultimo discorso di Capodanno da capo dello Stato? Come diceva Willie Peyote a Sanremo: «Mai dire mai»…

CONTE ARRIVA DI CORSA FRA I GRANDI ELETTORI?

Non sembra direttamente una notizia che riguarda il voto per il Colle, ma in realtà c’entra molto. Stiamo parlando della candidatura di Giuseppe Conte alle elezioni suppletive nel seggio Roma 1, lasciato libero dal neo sindaco Roberto Gualtieri. Elezioni fissate il 16 e 17 gennaio, giusto poco prima della convocazione dei 1.007 elettori per il rinnovo del presidente (18 gennaio).

Conte verrebbe presentato dai 5 stelle e sostenuto dal Pd. Letta sarebbe d’accordo, anzi entusiasta. Lui stesso è rientrato in Parlamento con le suppletive di Siena. Il capo del Movimento confluirebbe così anche fisicamente nel gruppo parlamentare grillino, per tanti sembrato un po’ “allo sbando”, guidandolo nell’ultimo decisivo periodo della legislatura.

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Allo stesso tempo il Pd prenderebbe due piccioni con una fava: si assicurerebbe la fedeltà di un alleato importante nella prospettiva delle prossime elezioni politiche. E darebbe contemporaneamente l’idea che le stesse non saranno affatto anticipate. E si sa che quando si fa capire la cosa, i peones, soprattutto fra i 5 stelle, in questi casi respirano a pieni polmoni.

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