- Alle prime elezioni del dopo Berlusconi, il candidato della destra Roberti diventa presidente della Regione. L’asse tra Schlein e Conte non va. Iv di Renzi si propone come erede di Forza Italia, e alla premier fa gioco.
- Spoglio lento. Fino a tardi si aspetta una parola di Conte, che aveva puntato almeno al M5s primo partito. Ma non gli riesce.
- Arriva invece l’analisi del responsabile enti locali del Pd Baruffi: «Il Pd ha corso per provare a vincere: con generosità sostenendo la candidatura di Gravina», cosa che «ha pagato per il Pd» ma non «per il resto delle liste al nostro fianco». Insomma anche stavolta il Pd tiene, gli alleati no.
Per tutto il pomeriggio sulle agenzie resta solitaria una dichiarazione attonita di un consigliere grillino: «L’astensionismo ha già penalizzato il movimento alle politiche. Alle regionali ci auguravamo almeno il 50 per cento, mentre la percentuale dei votanti è calata di 4 punti rispetto a cinque anni fa». È andata così: alle elezioni regionali del Molise, che si sono svolte domenica e lunedì, l’affluenza è calata sotto la soglia psicologica del 50 per cento, giù fino al 47,94 rispetto al 52 del 2018.
E soprattutto è andata male, malissimo per l’alleanza giallorossa. Lo spoglio è lento, ma assegna da subito una vittoria inequivocabile a Francesco Roberti, candidato della destra più Italia viva. Alla fine chiude con il 62,3 per cento.
Finisce dunque male anche questo esperimento di alleanza fra Pd e Cinque stelle, con il candidato Roberto Gravina che non entra in partita e si ferma al 36,2 per cento. Sfuma per l’avvocato Giuseppe Conte, che aveva battuto in lungo e in largo la piccola regione, il sogno di avere un «governatore».
E anche quello (più realistico, confessato a mezza bocca prima del voto) di essere il primo partito dello schieramento di sinistra: la palma è al Pd, che pure bordeggia il 15 per cento. Poco intellegibile il fatto che il Pd avesse scelto come candidato l’uomo di Conte, sindaco di Campobasso, a cui lo stesso Pd in città ha sempre fatto un’opposizione senza sconti. Il candidato civico, Emilio Izzo, si ferma all’1,4 per cento.
La limonata strozza
Del resto «il patto della limonata» (copy Matteo Renzi, che si è alleato con la destra), quell’incontro da quattro amici al bar, nel capoluogo di regione, fra Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e il candidato Gravina era un patto a perdere. «Non si capisce perché Elly sia andata a mettere la faccia in una sicura sconfitta», si chiedeva già alla vigilia del voto un deputato suo sostenitore.
La destra festeggia senza aspettare: «Si profila un trionfo del centrodestra a guida Meloni e un buon esordio della Dc tornata sulla scheda elettorale assieme all’Udc», esulta Gianfranco Rotondi. «Il giorno prima che morisse, Silvio Berlusconi mi ha chiamato per sapere come stessero andando le cose in Molise. L’ho tranquillizzato dicendo che avremmo preso la doppia cifra», dice il senatore Claudio Lotito, eletto da lì, indimenticabile la sua gaffe in campagna elettorale: «È vero, non conosco questo territorio. ma conosco l’Abruzzo perché mio nonno era di Amatrice». I molisani evidentemente non si sono offesi, anzi hanno confermato la previsione.
Fino a tardi si aspetta una parola di Conte. Al Nazareno tutti consideravano probabile la sconfitta tutti a lungo taciturni. La sconfitta era più che probabile: ma allora è possibile che la segretaria non si sia preparata una risposta all’interrogativo che increspa la fronte di tutti, amici e nemici, e cioè se la seconda sconfitta del fronte giallorosso alle amministrative, dopo quella già pesante al comune di Brindisi, e con candidato grillino, non ponga qualche dubbio sull’utilità di perseguire come prima opzione lo schema dell’ex «campo largo», detto «campo santo» dagli avversari ma evidentemente quantomeno un po’ moribondo?
In serata Davide Baruffi, responsabile enti locali, abbozza un’analisi: Roberti ha vinto, «a lui il va il nostro augurio di buon lavoro», quanto al candidato Gravina, «lo ringraziamo per la bella corsa: lo abbiamo sostenuto con convinzione perché, in un quadro piuttosto in bianco e nero, ha rappresentato l’unico elemento di innovazione», innovazione «di cui restiamo convinti il Molise abbia bisogno: il rispetto per la scelta compiuta dagli elettori non cancella il fatto che siamo nella totale continuità con la cattiva gestione che ha portato questa regione alla sostanziale bancarotta».
Per questo, è la conclusione, il Pd sarà in campo come prima forza di opposizione e secondo partito in regione». Baruffi nega che il Pd fosse rassegnato alla sconfitta: «Il Pd ha corso per provare a vincere: lo ha fatto con generosità non solo sostenendo la candidatura di Gravina in quanto ritenuta la più competitiva tra quelle possibili, ma anche ricercando il massimo allargamento della coalizione». Cosa che «ha pagato per il Pd» ma non «per il resto delle liste al nostro fianco». Insomma, anche stavolta il Pd tiene, gli alleati no.
La sconfitta è ammessa, ma lo spoglio procede lentissimo. Nelle prime quattro ore si chiude in sole 26 sezioni. Quando le sezioni sono il doppio, Roberti veleggia oltre il 60 per cento, Gravina al 34.
Nell’attesa del risultato, nel gruppo dirigente tiene banco, off the record s’intende, la nuova campagna per il 2 per mille del Pd, codice M20. «Scegli chi sceglie te» è il claim. Nei manifesti campeggia in quattro espressioni diverse il volto della segretaria. Una scelta comunicativa inequivocabile: puntare sul traino della segretaria, con buona pace di tutte le rassicurazioni di non essere «una donna sola al comando».
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