Oltre 300 mila euro delle donazioni del 2 per mille sono stati dati a un imprenditore che lavora per il partito. Li ha usati per comprare un immobile, una parte è finita anche ai commercialisti sotto inchiesta a Milano
- Il 31 agosto 2018 Francesco Barachetti ha riceveto un bonifico dalla Lega di Matteo Salvini. La somma, secondo l’antiriciclaggio, è una frazione del contributo pubblico che ogni cittadino può versare ai partiti con il 2 per mille, in questo caso alla Lega
- Qualche mese dopo Barachetti ha acquistato una villa in Sardegna per una cifra quasi identica. Dopo l’operazione, però, una parte è stata utilizzata per pagare i commercialisti del partito
- I soldi dei contribuenti leghisti sono passati dai conti degli imprenditori che lavorano per il partito e tornati alle società di proprietà dei contabili indagati a Milano
C’è una villa in Sardegna dietro la quale si cela l’ultimo enigma delle finanze della Lega di Matteo Salvini. Si trova a Olbia, località Cugnana, cuore della Costa Smeralda, in una strada immersa nella macchia mediterranea. È di proprietà di Francesco Barachetti, titolare della Barachetti Service di Casnigo, paese della Val Seriana, in provincia di Bergamo, e fornitore del partito dal 2016. Fin qui nulla di strano, se non fosse che è stata acquistata anche con i soldi del 2 per mille della Lega di Salvini, il contributo pubblico che ogni cittadino può donare ai partiti con la dichiarazione dei redditi. Soldi pubblici dei militanti e simpatizzanti della Lega usati per comprare la villa e di cui hanno beneficiato anche i commercialisti del partito arrestati nella recente inchiesta della procura di Milano sull’immobile venduto alla fondazione Lombardia film commission, controllata dalla regione, al doppio del valore reale. Anche Barachetti è sotto indagine nella medesima vicenda giudiziaria.
La trama seguita dai flussi del denaro leghista è una matassa difficile da sbrogliare. Ha provato a farlo Presadiretta, il programma condotto da Riccardo Iacona il lunedì su Rai 3. Nel servizio giornalistico l’inviato Danilo Procaccianti ricostruisce l’emorragia di denaro dalle casse del partito. E svela fatti inediti. Tra questi l’intrigo della villa e dei contributi pubblici del 2 per mille, che dopo un lungo giro ritorna ai professionisti del partito.
I soldi pubblici dei militanti
Da Casnigo, Val Seriana, paese che accomuna Barachetti e i commercialisti del partito, si arriva così in Sardegna, a Olbia. È qui che il giallo delle finanze leghiste si arricchisce di un nuovo capitolo.
Il 31 agosto i conti dell’azienda Barachetti diventano più ricchi di 311mila euro, provenienti dalla Lega per Salvini premier. Sono parte, è il sospetto dell’autorità antiriciclaggio, della prima tranche di 2 per mille, quasi un milione e mezzo, accreditata sui conti del partito appena quarantotto ore prima. I detective dell’antiriciclaggio dell’Unità informazione finanziaria segnalano l’anomalia, perché temono che i 311mila euro dati dalla Lega a Barachetti siano direttamente riconducibile al 2 per mille dei contribuenti.
Di certo è interessante seguire il flusso di questa somma di cui beneficia l’imprenditore di Casnigo. Perché pochi mesi più tardi, a dicembre, userà una cifra pressoché identica, 338mila euro, per acquistare le quote e tutto il patrimonio immobiliare di una società: l’immobiliare Mediterranea, proprietaria della villa in Sardegna, a Olbia.
Operazione da 338mila euro, appena 20 mila euro in più di quanto aveva ricevuto poco tempo prima dalla Lega. L’immobiliare da cui Barachetti compra la villa coi soldi della Lega era di proprietà di un altro imprenditore, Marzio Carrara (non indagato), anche lui fornitore della Lega che con la sua stamperia ha incassato dal partito di Salvini oltre 1,5 milioni nel giro di due anni. Carrara non è solo amico ma è anche ex socio di Alberto Di Rubba, uno dei commercialisti del partito arrestati a Milano. Affari tra intimi, con denaro però che arriva al partito dalla generosità dei simpatizzanti che versano quello che è ormai l’unica forma di sostengo pubblico alla politica.
Il denaro incassato da Carrara per la vendita della casa di Olbia sosta però poco sul conto delle sue aziende: da una di queste partono alcuni bonifici destinati a società della galassia dei commercialisti della Lega. Quasi un terzo della somma incassata dalla vendita della casa in Sardegna, 134.200 euro con casuale saldo fattura, sono state pagate allo studio Dea, di proprietà della coppia Di Rubba – Manzoni. Quest’ultimo peraltro aveva la delega, insieme al tesoriere, a operare sul conto della Lega dal quale è partito il bonifico da 311mila euro usato poi da Barachetti per acquistare la villa.
C’è però un’altra anomalia. Tra maggio e luglio 2019, cinque mesi dopo il passaggio della villa da Carrara a Barachetti, sui conti della Barachetti service sono stati versati 178mila euro, da tre società di Carrara: più della metà di quanto l’imprenditore di Casnigo aveva versato a Carrara per acquistare la villa a Olbia.
Insomma, non proprio un grande affare, visto che Carrara, alla fine dei conti, non ha guadagnato nulla dalla vendita dell’immobile. Tra i bonifici alle società dei commercialisti leghisti e quelli a Barachetti, in tasca non gli è rimasto praticamente niente.
Barachetti chi?
La storia di Barachetti si intreccia agli scandali giudiziari più recenti che coinvolgono la Lega dell’èra Salvini. L’ultimo in ordine di tempo è l’inchiesta della procura di Milano sui commercialisti del partito, indagati per aver distratto fondi della regione Lombardia attraverso un’operazione immobiliare che ha portato nelle casse di una società immobiliare 800mila euro, soldi pagati dalla fondazione Lombardia film commission per un fabbricato che valeva la metà pochi mesi prima della compravendita. Gli indagati sono i due professionisti scelti da Salvini e dal tesoriere, Giulio Centemero, per amministrare i conti della Lega e dei gruppi parlamentari oltre a quelli delle società controllate dal partito. Si chiamano Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Insieme a loro nella stessa inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza, sono coinvolti un terzo commercialista, Michele Scillieri, e l’imprenditore Barachetti. E proprio su quest’ultimo gli investigatori della finanza si sono concentrati andando ben oltre la vicenda dell’immobile da 800mila euro piazzato alla fondazione pubblica. Nuovi indizi e suggestioni che aprono altre piste investigative.
In due anni la ditta Barachetti Service ha incassato dalla Lega quasi 2 milioni di euro. Per «ristrutturazione degli immobili di proprietà di Pontida fin (la cassaforte immobiliare del partito ndr)», è sempre stata la versione ufficiale. Ma da quanto risulta a Domani, la Guardia di finanza ritiene la giustificazione non supportata da documenti. In pratica i finanzieri smentiscono la versione ufficiale. «Tali affermazioni sono risultate in contrasto con le informazioni tratte dalla banca dati Anagrafe tributaria», scrivono gli investigatori nelle informative ora agli atti dell’inchiesta di Milano. «In particolare, risultano associate a Barachetti 18 comunicazione negli anni 2015, 2016 e 2017, ma in base alle informazioni disponibili, nessuna di queste comunicazioni ha riguardato lavori edili eseguiti su complessi immobiliari di proprietà di Pontida fin». Insomma, o la Finanza ha preso un abbaglio, oppure il tesoriere e i commercialisti della Lega hanno mentito. L’ennesima stranezza. L’ultima eclatante, invece, conduce alla villa in Sardegna e ai soldi dei contribuenti leghisti.
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