In mattinata messaggi tra il candidato sindaco e il leader di Azione e il tweet ti approvazione dopo che Gualtieri ha detto no al M5s in giunta: «Bene». Se vincesse Gualtieri, Calenda perderebbe un consigliere. Conte continua con l’appoggio soft di fronte al Movimento spaccato
Carlo Calenda è pronto a votare per Roberto Gualtieri al ballottaggio: «Io non farò né alleanze né apparentamenti. Ma faremo un’opposizione costruttiva. Penso sia giusto andare a votare al ballottaggio e come tale sicuramente non voterò Michetti ma voterò Gualtieri, perché mi corrisponde di più». Lo ha detto nel corso della puntata di Otto e mezzo che andrà in onda il 6 ottobre. Non solo, è andato anche all’attacco dello sfidante del centrodestra Enrico Michetti: «Non ha uno straccio di programma, uno straccio di classe dirigente».
Il candidato sindaco arrivato terzo dice che non si tratta di un messaggio per la sua base elettorale: «Ma non è un’indicazione di voto urbi et orbi. La stragrande maggioranza dei miei voti venivano da sinistra o non collocati. E avendoli presi con una lista civica, voglio essere chiaro: questa è la scelta di Carlo Calenda, che non mette in discussione i tanti dubbi che ho sulla classe dirigente e sul programma di Gualtieri»
La mattina
Il leader di Azione, forte dei suoi 220 mila consensi a Roma questa mattina aveva posto una condizione in vista del ballottaggio: «A Gualtieri chiedo una garanzia precisa, cioè che nella sua eventuale giunta non ci siano esponenti 5 Stelle: il Movimento è stato nettamente bocciato dai romani e non può tornare a governare la città. Punto». La garanzia è arrivata e il Tweet ha sancito l’avvicinamento.
In un video ha assicurato che non ci saranno accordi e apparentamenti. La vittoria di Gualtieri costerebbe a Calenda un consigliere, infatti se al ballottaggio vincesse Enrico Michetti secondo i calcoli di Azione porterebbero al comune 6 eletti, incluso Calenda, con Gualtieri sindaco si fermerebbero a 5.
Fino a oggi pomeriggio nessuna telefonata, ma stamattina ci sono stati dei messaggi tra i due, e Gualtieri, tornato in visita al Ponte di Ferro andato in fiamme domenica notte, ha assicurato di nuovo che nella sua giunta non entreranno pentastellati: «L'ho detto, sono abituato a dire le stesse cose prima del primo e del secondo turno. Lo confermo. Noi siamo abituati a fare ciò che diciamo».
Conte e Raggi
Dall’altra parte ci sono Giuseppe Conte e Virginia Raggi. Sin da subito, l’ex premier, presidente del Movimento 5 stelle, di fronte al crollo dei consensi della sindaca aveva detto che il suo elettorato «non può avere affinità con il centrodestra».
Ieri mattina, a Carbonia, in Sardegna ha ribadito che «è finita la stagione storica in cui si andava da soli a tutti i costi, il Movimento 5Stelle non disdegna un percorso comune come nella fase più antica della sua storia» e su Gualtieri «ci lavoreremo e ragioneremo, è un ministro che ha lavorato con me nel Conte due, c'è da tenere in conto un'esperienza di governo passata assieme in modo positivo, sicuramente è una persona di valore ma in questo momento è prematuro». I contatti telefonici tra i due non si sono mai arrestati.
Anche Enrico Letta, il segretario del Pd, ha lanciato il suo messaggio positivo in un’intervista al Corriere «ma le elezioni politiche si terranno nel 2023 e se pure la convergenza è naturale, serve il tempo per fare le scelte giuste». E sulla possibilità di chiedere agli elettori del M5s di scegliere Gualtieri a Roma per il ballottaggio, Letta ha detto che «i voti li stiamo chiedendo».
Gli elettori, ha ricordato Conte, non sono pacchi. L’ex premier sa benissimo che il Movimento è spaccato al suo interno. Una parte di big Cinquestelle ha un buon rapporto anche personale con Gualtieri (a partire dallo stesso Conte), ma Raggi continua a essere la grande sconfitta e non è detto che i suoi sostenitori siano pronti ad appoggiare il candidato di centrosinistra. Raggi, ha raccontato Gualtieri a Repubblica, lo ha chiamato per complimentarsi. Da adesso in poi, raccontano dal Pd, non è più lei la sua avversaria. Ma il primo sponsor di Raggi, l’ex pentastellato Alessandro Di Battista, ha scritto su Facebook che «un'alleanza strutturale con il Pd è nefasta».
Intanto il Pd, dopo che Enrico Letta si è vantato di avere ripreso il contatto con il suo popolo, di fronte all’astensionismo in crescita organizza la chiusura della campagna pre-ballottaggio a piazza San Giovanni: la piazza della sinistra, la piazza dei sindacati. Gli assessori, se vincerà, arriveranno dalle liste che hanno sostenuto Gualtieri.
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