- Enrico Letta non ha vinto soltanto le elezioni suppletive a Siena alle quali, con un po’ di sprezzo del pericolo, aveva legato addirittura la sua segreteria. In queste amministrative ha incassato i risultati di una strategia forse poco ambiziosa, ma efficace.
- Letta ha spostato tutta la vis polemica contro Matteo Salvini sul terreno delle battaglie identitarie, dalla difesa dei migranti, allo ius soli, ai diritti civili. Anche qui, pochi risultati concreti ma missione compiuta: Letta ha dato al Pd quel po’ di connotazione di sinistra necessaria a renderlo attrattivo per mondi, liste e potenziali alleati che altrimenti sarebbero andati dispersi.
- Ora che Salvini deve affrontare la crisi forse irreversibile della sua leadership, Letta emerge come il vincitore anche se a mettere in crisi il capo leghista non sono state certo le felpe delle ong indossate da Letta o le battaglie sulla legge Zan.
Enrico Letta non ha vinto soltanto le elezioni suppletive a Siena alle quali, con un po’ di sprezzo del pericolo, aveva legato addirittura la sua segreteria. In queste amministrative ha incassato i risultati di una strategia forse poco ambiziosa, ma efficace.
Da quando è diventato segretario del Pd, a marzo, Letta si è speso nel difficile tentativo di ridare un’identità a un partito che l’aveva persa senza però creare problemi al governo Draghi, del quale è convinto e obbligato sostenitore. In questi mesi il Pd ha quindi evitato di avanzare rivendicazioni e imporre punti fermi all’azione di governo, l’unica proposta di rottura (tasse di successione per finanziare bonus ai giovani) è durata un giorno.
Letta ha spostato tutta la vis polemica contro Matteo Salvini sul terreno delle battaglie identitarie, dalla difesa dei migranti, allo ius soli, ai diritti civili. Anche qui, pochi risultati concreti ma missione compiuta: Letta ha dato al Pd quel po’ di connotazione di sinistra necessaria a renderlo attrattivo per mondi, liste e potenziali alleati che altrimenti sarebbero andati dispersi. Ora che Salvini deve affrontare la crisi forse irreversibile della sua leadership, Letta emerge come il vincitore anche se a mettere in crisi il capo leghista non sono state certo le felpe delle ong indossate da Letta o le battaglie sulla legge Zan.
Mentre faceva battaglie contemporanee, garanzia di clic su Instagram più che di voti, Letta ha impostato una campagna elettorale da “partito pesante” da prima Repubblica, pur senza averne risorse e mezzi. Ha scelto candidati - non solo per le cariche apicali - con una lunga esperienza politica, ha neutralizzato il dissenso interno e spuntato le armi dei renziani e degli altri avversari (vedi Bologna), non ha esitato ad allargare la coalizione ai Cinque stelle quando la scelta era innocua e utile (Bologna, Napoli). Roma, con la sconfitta di Virginia Raggi, e Torino con la scomparsa del Movimento, segnano la fine delle ambizioni dei Cinque stelle di governare senza il Pd. Letta vince soprattutto per demeriti altrui, ma di sicuro vince.
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