Nessun under 25 è stato eletto al comune di Roma e i giovani candidati adesso accusano il partito di non averli supportati a sufficienza. Dopo lo spoglio dei voti per determinare i candidati vincitori e quello dei voti di lista per determinare la composizione del consiglio comunale, adesso è il turno del terzo voto più importante in ogni elezione comunale: il conto delle preferenze espresse per i singoli candidati, che determina chi sarà eletto consigliere.

Debacle giovani a Roma

Su questo fronte, una delle notizie principali, almeno a Roma, è che tutti i candidati under 25, compresi molti nomi noti e promettenti, non entreranno in comune. Quella che doveva essere l’elezione più giovane di sempre, almeno per il numero di candidati, si è rivelata una debacle generazionale.

Giovanni Crisanti, candidato con il Pd, ha preso più preferenze rispetto a tutti i suoi coetanei, quasi 1.200. «Il risultato è buono e verrà riconosciuto. Mi hanno penalizzato la candidatura di Calenda e il fatto che il Pd ha registrato il suo minimo storico come lista». Crisanti aggiunge che il partito avrebbe potuto fare di più. «Se investi davvero su un giovane una volta che lo hai candidato lo aiuti, non basta mettere il suo nome in una lista». Il suo giudizio su come è andata è netto: «Così mandi i giovani al macello».

Della stessa idea è Federico Lobuono, candidato di 21 anni al consiglio comunale con la lista civica Gualtieri sindaco, coordinata dall’imprenditore ed ex consigliere comunale Alessandro Onorato. «Ci ha penalizzato il fatto di non avere una struttura di partito dietro – dice –  Tutti quelli che sono entrati in consiglio fanno parte di un’area o di una corrente, noi giovani ci siamo presentati come indipendenti. Il voto di preferenza è un voto di corrente e credo che anche per questo nessuno di noi è entrato».

Non sono riusciti a entrare neanche i candidati under 25 di Virginia Raggi, Jacopo Colalongo e Marco Colarossi, che non ce l’ha fatta per poco. «Sono terzo nella civica, dietro alla candidata Gabriella Raggi e all’assessore De Santis – dice Colarossi – Purtroppo entrerà solo un candidato, ma sono molto soddisfatto. Il dramma però è che non è entrato neanche un under 25. Forse il problema è stato il fatto che la campagna elettorale è stata breve ed è iniziata ad agosto».

Successo a Milano

A Milano, invece, c’è stato un trionfo giovanile nell’area di centrosinistra. I Giovani democratici, la giovanile del Pd, sono riusciti a far eleggere diciannove under 25 su ventidue candidati al comune e nei municipi. Eletta anche Martina Riva, 28enne coordinatrice della lista civica del sindaco Beppe Sala.

Gaia Romani e Federico Bottelli, entrambi venticinquenni, sono stati eletti in consiglio comunale nelle liste del Pd. «È un risultato che non ci aspettavamo – dice Romani – Sapevamo di essere apprezzati come consiglieri municipali, ma non pensavamo di arrivare così in alto nelle liste delle preferenze».

Romani è arrivata quarta, mentre Bottelli settimo. Entrambi correvano per la prima volta al consiglio comunale e sono iscritti ai Giovani democratici. «Come Giovani democratici abbiamo raccolto in tutto 11mila preferenze», continua Romani, che in questi giorni dice di star ricevendo molti messaggi di congratulazioni, tra cui anche quelli di alcuni e meno fortunati candidati under 25 a Roma.

Secondo Romani, il successo di Milano rispetto a Roma si spiega con una campagna elettorale più lunga e meglio organizzata. «A settembre scorso abbiamo iniziato a lavorare sul territorio e a febbraio sapevamo già chi si sarebbe candidato». Anche per Flavia Restivo, 25 anni e candidata a Roma, il problema è proprio questo. «I giovani sono stati penalizzati dal fatto che le candidature ci sono state confermate ad agosto, mentre molto dei "grandi" sapevano da un anno che sarebbero stati candidati».

Pd, sinistra, destra e Calenda

L’esame delle preferenze rivela anche qualcosa sullo stato di liste e partiti. Per spingere gli elettori a scrivere uno o addirittura due nomi sulla scheda serve un impegno politico alla vecchia maniera: volantinaggio, manifesti, conoscenze personali. In poche parole: presenza sul territorio. 

Tra i grandi partiti, il Pd è ancora quello più abile in questa sfida e sia a Milano che a Roma ottiene la percentuale più alta di preferenze sul totale dei voti. A Milano, il record di preferenze, oltre 9mila, appartiene all’assessore uscente Pd Pierfrancesco Maran. A Roma, il Pd conquista il secondo posto, con le oltre 7mila preferenze della presidente uscente del I municipio Sabrina Alfonsi.

A Roma il Pd è inseguito da vicino da Fratelli d’Italia, che in città ha una storica presenza sul campo. La candidata più votata a Roma fa parte del partito guidato da Giorgia Meloni. Si tratta di Rachele Mussolini, sorellastra della più nota Alessandra, che ha raccolto oltre 8mila preferenze.

Deludente invece la destra a Milano, dove sia Lega che Fratelli d’Italia restano parecchio dietro il Pd. Buon risultato invece per la sinistra. A Roma, la lista Roma futura fa quasi un record: ventimila voti, di cui ben 14mila esprimono preferenza. Da questo punto di vista va invece meno bene la lista di Calenda: record assoluto di voti, quasi 200mila, ma meno di 30mila preferenze.

 

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