- Il centrodestra chiude il secondo turno delle elezioni amministrative con una serie di successi che forse nemmeno si aspettava.
- C’è però anche nella celebrazione della vittoria, nei suoi rituali e nelle parole dei leader, qualcosa che vale la pena di essere sottolineato.
- È come se la maggioranza avesse messo in evidenza quella contrapposizione, tante volte evocata, tra Meloni e gli alleati. Con l’aggravante che la premier ha dato anche l’impressione di essere sola al comando, chiusa tra le mura del suo palazzo dorato.
Quando la vittoria è così netta e inequivocabile non c’è mai molto da commentare. Il centrodestra chiude il secondo turno delle elezioni amministrative con una serie di successi che forse nemmeno si aspettava. I ballottaggi sono sempre rischiosi, l’elettorato di FdI, Lega e FI spesso preferisce starsene a casa, e probabilmente in questo sperava Elly Schlein quando venerdì, chiudendo la campagna elettorale a Massa, si dichiarava «fiduciosa» per l’esito delle sfide toscane.
Così non è stato. E ora è tutto un profluvio di dichiarazioni che vedono nell’esito delle comunali il “premio” per ciò che il centrodestra sta facendo al governo. Avessero perso, si sa, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ci avrebbero spiegato che si trattava di un dato locale da non drammatizzare. Ma Ancona, Brindisi, Pisa, Massa e Siena – che si aggiungono a Sondrio, Treviso, Latina e Imperia conquistate al primo turno – non ammettono altri tipi di analisi.
Disuniti
C’è però anche nella celebrazione della vittoria, nei suoi rituali e nelle parole dei leader, qualcosa che vale la pena di essere sottolineato. Lunedì la premier Meloni, memore del successo del format utilizzato il primo maggio in occasione del Consiglio dei ministri dedicato al tema del lavoro, ha commentato l’esito delle amministrative con un filmato postato sui social e girato tra gli stucchi di palazzo Chigi.
Salvini, che si trovava a Milano per il Consiglio federale della Lega (che ha annunciato il raduno di Pontida per il 16 e 17 settembre), ha colto l’occasione per andare a trovare il convalescente Berlusconi. Con il quale si è intrattenuto per analizzare i risultati.
La contrapposizione
Così, plasticamente, è come se la maggioranza avesse messo in evidenza quella contrapposizione, tante volte evocata, tra Meloni e gli alleati. Con l’aggravante che la premier ha dato anche l’impressione di essere sola al comando, chiusa tra le mura del suo palazzo dorato.
Anche il messaggio lanciato ha avuto sfumature diverse. La premier si è concentrata sul centrodestra che «conferma il suo consenso tra gli italiani, il suo radicamento e la sua forza». E ancora, «voglio ringraziare tutti i cittadini che hanno scelto di accordare la loro fiducia al centrodestra, che hanno premiato il nostro buon governo, le nostre proposte, la nostra concretezza».
Citando ad esempio la vittoria di Ancona «a conferma del fatto che non esistono più le roccaforti».
Salvini, invece, ha sottolineato che il risultato è «il frutto del mix tra gradimento dei candidati e apprezzamento per l’azione di governo a livello nazionale».
E non poteva non farlo visto che, delle città in cui l’alleanza ha vinto, solo a Latina lo ha fatto con un candidato di FdI. Certo, il partito della premier è ovunque primo, ma i sindaci sono o leghisti (Sondrio, Treviso, Pisa, Massa) o di area Forza Italia (Ancona, Brindisi, Claudio Scajola a Imperia).
Quello di Massa è un piccolo caso di scuola visto che FdI, che sosteneva Marco Guidi, non è arrivato al ballottaggio e alla fine è dovuto convergere su Francesco Persiani. Piccolezze. Che non cancellano l’ottimo stato di salute del centrodestra in questo momento. Ma il diavolo, si sa, è nei dettagli.
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